Lagomarsino (forse fuggito all'estero} "tagliava,, la droga usando stricnina di Gino Mazzoldi

Lagomarsino (forse fuggito all'estero} "tagliava,, la droga usando stricnina Il colossale traffico di eroina scoperto dalla polizia Lagomarsino (forse fuggito all'estero} "tagliava,, la droga usando stricnina Gli inquirenti sospettano che lo stupefacente abbia provocato la morte di parecchi tossicomani - E' risultato che il "boss" era riuscito a creare una rete di locali che vendevano droga (Dal nostro corrispondente) Milano, 7 agosto. Enrico j-,agomarsino, detto «giuggiolone» ritenuto uno dei boss del traffico di droga in tutta Italia, non è solo inseguito dalla polizia e dall'Interpol, ma anche da molti spacciatori che sarebbero stati da lui raggirati con partite di merce scadente: inoltro si sospetta che la sua «eroina» tagliata con forti dosi di stricnina, abbia fatto morire parecchi tossicomani. Ma c'è di più: i carabinieri sospettano che qualcuno lo abbia informato in tempo che nei suoi confronti sarebbe stato spiccato mandato di cattura. Il ricercato, che a quanto pare avrebbe già trovato asilo ali estero presso amici, era riuscito a creare in bar e loca- li notturni di tutta Italia una rete capillare di distribuzione della droga che gli avrebbe permesso di intascare cifre enormi: gli era così facile «comprare» silenzi e favori. Enrico Lagomarsino da parecchi anni è entrato nel giro dei grossi trafficanti internazionali anche se era sempre riuscito a stare nell'ombra. Ha avuto finora un'unica disavventura che gli è costata un anno di reclusione preventiva nelle carceri di Torino. Il 24 ottobre del 1972, infatti, al casello di Brandizzo, sull'autostrada Milano-Torino, venne bloccato dalla guardia di finanza il rappresentante Giovanni Bonfine, 41 anni, abitante nel capoluogo piemontese, corso San Maurizio 51, che fu trovato in possesso di un etto e mezzo di cocaina che allora costava 30.000 lire il grammo. Durante l'inchiesta, era saltato fuori il nome di Enrico Onori, abitante a Milano, via Romolo 6. In quel periodo Enrico Lagomarsino portava ancora il cognome della madre Evelina Onori. La donna lo aveva avuto da una relazione con l'industriale Luigi Lagomarsino, fondatore della omonima ditta di macchine elettroniche passata poi ai fratelli. Enrico Onori soltanto il 10 marzo dello scorso anno, tramite il notaio Moretti di Milano, è riuscito a farsi riconoscere come figlio naturale dell'industriale e quindi acquisire il cognome Lagomarsino. L'inchiesta seguita all'arresto del Bonfine, non è ancora definitivamente conclusa, anche se è subito emerso che il rappresentante forniva di droga a Torino non solo locali notturni, ma anche persone del «mondo bene» per conto di Enrico Onori. Le affermazioni del trafficante avevano indotto il giudice istruttore del tribunale di Torino a spiccare, il 5 novembre del 1973, un mandato di cattura per detenzione e traffico di stupefacenti nei confronti di Enrico Onori che venne arrestato il giorno successivo nella sua abitazione milanese. Ottenuta dopo un anno la libertà provvisoria, Enrico Lagomarsino aveva ripreso la sua attività, anche se ufficialmente affermava di commerciare in automobili. I carabinieri del nucleo antidroga però lo tenevano d'occhio e controllavano tutte le sue mosse. «Giuggiolone» conduceva la sua solita vita: belle donne, auto di lusso, soggiorni più o meno lunghi in località di villeggiatura. E'~apparso subito evidente che l'attività di commerciante d'auto era solo una copertura: discreti controlli bancari avevano permesso di accertare che «Giuggiolone» aveva un vasto giro d'affari e che gli assegni da lui incassati, o girati, provenivano da tutta Italia e dai conti più impensati. Questa constatazione non era tuttavia sufficiente per inchiodarlo alle sue responsabilità e smascherare la sua vera attività: era necessario trovare prove schiaccianti. I carabinieri avevano potuto accertare che il boss si serviva di due uomini di fiducia, Roberto Settomini, 21 anni, via Girola 2 e Mario Corti, di 25 anni, via Gali 11. Quest'ultimo era in contatto con una giovane tossicomane, vecchia conoscenza della polizia: Erminia Gobbi, 21 anni, residente a Remedello di Sopra (Brescia), a Milano senza fissa dimora. E' stata lei a tradire la banda. Un carabiniere è infatti riuscito a mettersi in contatto con lei e a ricevere le sue confidenze. E' così saltato fuori che il Corti, per darle la possibilità di continuare a drogarsi, la riforniva di eroina per fargliela collocare nella zona di Breda e del castello sforzesco: sembra che gli stupefacenti spacciati e le lamentele dei tossicomani erano all'ordine del giorno, tanto che qualcuno si è messo alla ricerca dei veri fornitori per un regolamento di conti che in questo ambiente può anche costare la vita. Gino Mazzoldi I ' Milano. Roberto Settomini Milano. Giovanni Bonfine