Concerto per la morte d'un muratore

Concerto per la morte d'un muratore In margine a un festival Concerto per la morte d'un muratore (Dal nostro inviato speciale) Montepescali, 6 agosto. Le note dell'Ouverture del «Tamerlano» di Handel, eseguita da sedici, impeccabili signorine del «Royal Northern College of music baroque players of Manchester», si rincorrevano per i viottoli selciati del paese e dopo una carezza alle querce e agli uliveti si perdevano nella grande pianura, verso il mare. C'era un che di magico, quella seta d'agosto, a Montepescali. L'idea del concerto nella piazzetta del Trecento, davanti alla chiesa ricca di affreschi di scuola senese, era stata di Adam Pollok, uno scenografo inglese, che si è stabilito da queste parti, a Batignano, dove ha restaurato un convento in rovina e ne ha fatto un centro per artisti. Pollok, portando a Montepescali le ragazze del Collegio reale di Manchester, aveva voluto rendere omaggio alla tradizione di un paese di gente semplice, quattrocento anime, perché proprio qui, fino a non molti anni or sono, aveva prosperato un «Circolo dei mandolini» fra i più celebrati in Toscana. E la gente, quella sera, era commos sa. Gli uomini erano arrivati prima e si erano seduti sulla scalinata della chiesa, mettendo sulla pietra il fazzoletto, per non sporcare l'abito buono, della domenica; le donne, dopo, un po' per volta, portando le sedie da casa, s'erano allineate lungo il muro, in silenzio. C'erano quasi tutti, come per assistere a un rito, come in chiesa a Natale. Arrivò gente anche da fuori: villeggianti che trascorrono le vacanze sulla costa. Signori in giacca bianca, donne bellissime e abbronzate, con gli abiti lunghi con tanti «luccichini». Vennero anche Giuliana d'Olanda e la figlia Beatrice, da Monte Argentario, scortate da sette giganti in doppiopetto. Adam Pollok, aiutato da uno dei paesani, Giotto Minucci, faceva gli onori di casa e sprizzava orgoglio perché c'era anche Italo Calvino. I paesani attorno, con attenzione orgogliosa, gli ospiti nei posti d'onore, davanti al palco delle signorine di Manchester, dirette da Jane Glover. Dopo il «Tamerlano», un brano di Vivaldi e la gente assentiva in si lenzio perché conosceva quelle note Neppure lo schiocco d'uno scapaccione a un ragazzino, che non voleva star fermo, ruppe l'incanto del rito. Poi Jane Glover annunciò un pezzo di Slamitz La signorina della viola «pizzicò» con allegria. Passò una donna e andò a sbattere su un gradino. Rumore d'una sedia mossa. Fecero «psi, psi, psi», da più parti della piazza e uno disse: «Ma che fai, che è successo?» «E' morto il Cocchi», rispose la donna. Adesso si sentiva bisbigliare, oltre le note allegre di Stamitz. I signori dei posti distinti, disturbati, si voltavano a guardare. Voci nel buio: «Ma come?... Se stava benissimo», «Ma dove?», «Povero figliolo, aveva appena quarant'anni». Le donne e gli uomini, in punta di piedi, rasentando il muro, guardando fissi verso il palco, presero ad andare Ma erano tutti dispiaciuti. Non volevano fare un «torto» a quelle care signorine ed al signor Pollok: allora mandarono Giotto Minucci a scusarsi. Che glielo dicesse lui, che un lutto in una famiglia del paese era il lutto di tutti. Eppoi «Cocchi», il cui vero nome era Lodovico Larini, «era un ragazzo d'oro, gli volevamo bene tutti». Lo chiamavano così, «Cocchi», come facevano il babbo e la mamma, perché era l'ultimo di sette fratelli. Era divenuto un uomo, ma il soprannome gli era rimasto, anche ora che aveva preso moglie e faceva il muratore. «Cocchi era buono, dicevano le donne, e ha fatto la fine del giusto: è morto d'un colpo, sulla soglia di casa, così, senza neppure accorgersene. Andate a dirglielo a quelle ragazze. Se vedono andar via la gente non è per mancanza di rispetto, era un po' come loro, suonava i piatti nella banda». Il signor Minucci, in una pausa, fece l'ambasciata. Jane Glover e le sedici ragazze del «Royal Northern College of music baroques players of Manchester» si guardarono intorno e capirono. «One moment, please», disse Jane Glover. Parlò un momento con le sue ragazze; Adam Pollok disse che avrebbero suonato per «Cocchi», poi avrebbero chiuso il concerto. E le donne, lungo il muro, dissero «grazie» e si rimisero a sedere. L'orchestra reale attaccò la Serenadc di Elgar, con un tempo più lento, dolcissimo, per la morte, dolce, di un muratore suonatore di piatti. Omero Marraccìni

Luoghi citati: Manchester, Monte Argentario, Toscana