Radunata ribelle di Gianfranco Piazzesi

Radunata ribelle Il "pamphlet,, di Piazzesi Radunata ribelle Gianfranco Piazzesi: « La radunata sediziosa », Ed. Rizzoli, pag. 166, L. 3.500. Da un'amara vicenda familiare, l'arresto e il processo del figlio Andrea identificato per equivoco in un « gruppettaro bombarolo », I Gianfranco Piazzesi ha scritto questo lungo « pezzo » giornalistico sull'intero arco della vicenda, durata una settimana tra arresto e processo per direttissima. Il racconto dice assai più di qualsiasi dotta disquisizione giuridica quanto fragile possa essere l'attendibilità della giustizia umana; e sottolinea quanta fragilità aggiungano tempi confusi e nevrotici come quelli in cui viviamo. Nel suo libro Piazzesi, < giornalista a riposo » come egli stesso si definisce a cinquant'anni dopo aver lasciato (o soltanto sospeso?) la professione attiva, è cronista « di nera », cronista giudiziario, acuto e disincantato commentatore, emerge insomma, fin dalle prime pagine, quel protagonista del giornalismo che i lettori hanno conosciuto in quasi trent'anni di professione. La sua non è, e non vuol essere una denuncia, l'autore non conclude con facili giudizi o con suggerimenti moralistici. Si accontenta di fare bene il mestiere che ha accantonato da qualche tempo, cioè d'informare e di chiarire per il lettore lo svolgersi d'un fat¬ to di cronaca, di dire senza enfasi le reazioni d'un padre di fronte alla disavventura del figlio, erroneamente accusato di aver buttato «molotov» contro la polizia (e poi condannato, sia pure con i «benefici della legge»). E non c'è neppure astio nei confronti di questo Paese del quale, una volta ancora, sarebbe troppo facile mettere in luce gli aspetti per definizione « borbonici ». Tranne alcuni risvolti della procedura inquisitoria, il canonico ritardo con cui s'inizia il processo, la volontà del tribunale espressa a cenni quasi impercettibili di concludere la vicenda con un compromesso che salvi capra e cavoli, tutto fila con un certo ordine: le testimonianze a carico degli agenti che credono di aver riconosciuto l'Andrea e i suoi amici (ma in realtà soltanto uno dei poliziotti s'impunta) sono contraddittorie; quelle a discolpa — alibi di ferro per cui gli accusati erano in altra parte della città — hanno il torto di essere sostenute da persone che non sono «pubblici ufficiali». Tirar le somme è arduo per il presidente del tribunale: il risultato è la condanna quasi sospesa a mezz'aria che lascia tutti insoddisfatti, che salva per il rotto della cuffia la buona fede di tutti, non l'immagine di questo «ordine» spesso non più in grado di tutelare il cittadino. Gianfranco Romanello

Persone citate: Gianfranco Piazzesi, Gianfranco Romanello, Piazzesi