Con l'eredità dell'Oriente di Carlo Falconi

Con l'eredità dell'Oriente Con l'eredità dell'Oriente Il cristianesimo primitivo ha raccolto, e poi respinto, il misticismo gnostico di ebrei e pagani Robert M. Grant: « Gnosticismo e cristianesimo primitivo », Ed. Il Mulino, pag. 230, lire 5000. Il problema non ancora definitivamente risolto della gnosi è quello delle sue origini. Sulla sua definizione invece la concordia non è stata difficile a trovarsi. Assunta in ambito religioso, infatti, la gnosi è una conoscenza di sé, ossia dell'elemento divino presente nell'uomo, non di carattere gnoseologico, bensì di esperimentata rivelazione, che porta alla salvezza liberando dalla schiavitù dell'esistenza materiale. Una religione quindi prevalentemente antropocentrica, che si muove in una cosmologia mitologica asserente un principio monistico che degenera in un processo di degradazione e frantumazione progressiva, e perciò caratterizzata da un profondo pessimismo che tuttavia attinge l'uomo soltanto in parte, nel suo processo genetico; mentre riconosce alla sua anima una facoltà di reintegrazione e di sublimazione capace di restituirla alla sua essenza originaria grazie a un impulso salvifico che ne attua la liberazione, tra l'altro, attraverso la rinunzia alla mondanità e cioè attraverso l'ascetismo. Gnosticismo invece è il termine con cui si designa l'insieme dei sistemi e delle sètte gnostiche che, incominciate ad affermarsi, verso la fine del I secolo della nostra èra. nell'area del cristianesimo primitivo, raggiunsero la massima espansione tra la metà del II e del III. Ma è esistita una gnosi precristiana, quindi pagana, o lo gnosticismo è esclusivamente un fenomeno di deviazione dal cristianesimo ortodosso, ufficiale? La risposta a questo interrogativo, a partire dal '700, si è fatta sempre più convintamente positiva, man mano che si venivano scoprendo dei prototipi gnostici in più d'una filosofia antica, specie ellenistica, e in varie religioni e teologie, iranico-babilonesi, egiziane, siriache, ecc. Ma appunto la scoperta di una così vasta geografia di gnosi pagane finì per imporre il problema delle origini dello gnosticismo, e cioè dell'infiltrazione e dell'invasione della gnosi nel cristianesimo dei primi tre secoli. Gli studiosi ora hanno sostenuto delle tesi unilaterali (la derivazione da sole filosofie ellenistiche; da sole religioni, per lo più orientali; dalle sole sètte giudaiche precristiane come gli Ofiti, i Cainiti, i Sethiani, ecc.; e infine dallo stesso cristianesimo), ora delle tesi sincretistiche, essendo impossibile non constatare nello gnosti¬ cismo una compresenza, sia pur variamente dosata, di tutte le influenze accennate. Negli ultimi decenni, un'ipotesi molto seguita è stata quella (di Jean Daniélou) che ha individuato l'anello ultimo delle gnosi precristiane nel giudeo-cristianesimo eterodosso (composto dagli E-1 bioniti, di derivazione esseni- j ca, e da vari gruppi sorti nelle chiese paoline di Corinto, Colossi, ecc.). Robert M. Grant, ministro della chiesa episcopale e docente alla facoltà di Teologia dell'università di Chicago, studioso, fra l'altro, della formazione del Nuovo Testamento e degli sviluppi del cristianesimo tra Augusto e Costantino, nel suo volume Gnosticismo e cristianesimo primitivo, apparso in prima edizione a New York nel 1959 e in una seconda rinnovata e aumentata nel '66 (l'attuale edizione italiana che presentiamo è stata ulteriormente revisionata), sostiene la derivazione dello gnosticismo dalla crisi del pensiero apocalittico giudaico seguita al crollo delle speranze escatologiche da esso fino allora nutrite, in conseguenza della caduta di Gerusalemme. Egli è giustamente convinto, infatti, che solo « gli specifici fattori storici fin particolare politici e sociali...) spiegano perché lo gnosticismo fiorì in quel modo e non in altri sul finire del I secolo e agli inizi del II ». E nel sostenere la sua tesi si avvale, naturalmente, delle recenti scoperte (o delle recenti valorizzazioni di scoperte risalenti a qualche decennio fa, come i ritrovamenti del 1896 e 1907 rivelati soltanto nel '55), specialmente dei numerosi trattati gnostici rinvenuti intorno al 1945 da alcuni contadini arabi in una giara nei pressi di Nag Hammàdi, a un centinaio di chilometri a sud di Luxor: 51 manoscritti, di cui 44 nuovi, pubblicati per un terzo al momento della sua ricerca. Molto giustamente, tuttavia egli tiene a ribadire che, nonostante l'eccezionalità del contributo portato dalle nuove fonti, l'importanza della testimonianza dei Padri della Chiesa, contemporanei o di poco posteriori all'esplosione gnostica, non cessa di essere fondamentale. Esposta la sua tesi, passa poi a provarla, in successivi capitoli, illustrando via via l'origine della visione gnostica del mondo celeste, presentando Simon Mago ed Elena, la gnosi siriaca, quella di Marcione, Valentino e Basilide, mostrando infine l'influenza delle idee gnostiche sugli autori del Nuovo Testamento e sui vari scrittori del cristianesimo primitivo. Sono capitoli di un'erudizione indubbiamente specialistica, ma resi accessibili anche al non addetto ai lavori da una scrittura chia.-a e qua e là anche abbastanza avvincente. Tra le pagine più felici quelle su Simon Mago, anzi sui tre Simoni, e su Marcione nella Chiesa di Roma. L'attualità del libro infine è data dall'interesse che non possono non suscitare, in un'epoca di neognosticismo teologico come l'attuale, le figure e le opere di quelli che Harnack ha definito i primi teologi cristiani. Non ultimo merito di Grant infatti è quello di dimostrare la verità di questa definizione. Forse pecca di parzialità e di anacronismo affermare, com'egli fa, che gli gnostici furono sconfitti dall'ortodossia. Nel I e nel II secolo tutto era più o meno ortodosso ed eterodosso nel cristianesimo. La parte vincente si attribuì naturalmente la rappresentanza della verità e la sua preservazione contro i tentativi tentacolari dell'eresia. Tuttavia è sostanzialmente esatto il bilancio ch'egli traccia alla fine del suo notevole saggio scrivendo ad esempio: « Il trionfo dell'ortodossia significò il trionfo del mondo creato sugli eoni, dell'esperienza collettiva sulla libertà individuale, della storia sulla libera immaginazione creatrice, dell'obiettività sulla soggettività. Ma qualcosa andò perduto. La libertà creatrice dell'immaginazione religiosa fu costretta, in modo più completo, al servizio di una istituzione... ». Carlo Falconi

Persone citate: Jean Daniélou, Robert M. Grant, Simon Mago, Simoni

Luoghi citati: Chicago, Gerusalemme, New York