Cinque giorni di ferie buttati per il ritorno in Sardegna di Fabrizio Carbone

Cinque giorni di ferie buttati per il ritorno in Sardegna Civitavecchia: sempre sacrifici per gli emigrati Cinque giorni di ferie buttati per il ritorno in Sardegna Da anni in agosto si ripete la stessa scena - Ma nessuno fa niente per migliorare l'attesa di questa gente che è costretta a tornare solo quando gli stabilimenti chiudono (Dal nostro inviato speciale) Civitavecchia, 4 agosto. «Campeggio speranza»: il cartello, a penna, è piazzato tra un gruppo di auto che formano quasi un fortino. Teli colorati sono stesi e legati per fare ombra. Ci sono due tende, una cucina da campo. Quattro famiglie di emigranti sardi sono arrivati al porto di Civitavecchia domenica 1° agosto. Aspettano d'imbarcarsi. «Forse domani - dice Antonio Deriu — e poi avremo lo stesso problema al ritorno»». Li hanno chiamati forzati del mare: oggi ancora cinquemila persone stanno trascorrendo i primi giorni di vacanza sul molo che li porterà in Sardegna. Da sabato 31 luglio, Civitavecchia ha assunto l'aspetto di un campo profughi. Ad arrivarci di colpo senza sapere nulla uno penserebbe che ci sia stato un cataclisma. E invece la scena si ripete ogni anno e questa volta peggio di sempre. Appelli della Regione, interrogazioni parlamentari, denunce. Questa mattina, dopo tanti giorni, è stato installato un servizio igienico d'emergenza perché gli impianti del porto erano saltati e si rischiava un'epidemia. «La situazione resta grave», dicono dispacci radio che la gente ascolta sotto un sole a piombo. Lo sanno bene e l'hanno detto alle autorità. «Abbiamo spiegato che non è possibile — dice un gruppo che viene da Hannover — che le cose in Italia i-estino sempre uguali. Noi non scegliamo le vacanze. Ce le impongono. Le fabbriche del Nord Europa chiudono e torniamo a casa Siamo sardi. Andiamo a rivedere la famiglia, a risparmiare. Vorremmo anche riposarci. Ma siamo gli emigranti: quelli che tornano con i pacchi e le valigie di cartone qualche volta per votare, spesso per le "vacanze". Contiamo solo perché mandiamo soldi in Italia e le nostre rimesse sono zina voce importante nel bilancio dello Stato». Sono parole dure, ma non ci sono gesti di insofferenza. Questa mattina sono arrivate due navi di rincalzo e il lavoro al porto è sfiancante. C'è spirito di collaborazione, tolleranza, dignità. In fila coi secchi si va a prendere l'acqua a una fontana, l'unica nel piazzale di cemento e di asfalto. Nessuno ha pensato alle autobotti. Nessuno ha pensato a fornire a questa gente che ha il biglietto in tasca assistenza e organizzazione. Prima di arrivare a Civitavecchia, la domanda che volevamo fare ai passeggeri era questa: perché andate in Sardegna? Dopo pochi minuti passati sul posto lo si capisce. La percentuale di chi va al mare è, tra coloro che aspettano, bassa. Certo ci sono giovani coppie, studenti, stranieri capitati all'insaputa. Ma la grande massa torna ai paesi dell'interno, nel Nuorese, nella pianura del Campidano. Il mare lo vedranno dalla nave e ai porti d'arrivo, Ieri pomeriggio, davanti al porto di Civitavecchia, una motovedetta della guardia di Finanza era partita per soc correre uno yacht panamense, incagliato in una secca. C'è stato il sequestro dell'imbarcazione e l'ing. Giacomo Arcaini, di Lodi, in vacanza con la famiglia, dopo aver dichiarato che il cabinato di lusso (costa 150 milioni) gli era stato prestato, è ripartito (in treno) per Milano. E' stato il primo sequestro per «contrabbando doganale» avvenuto lungo le coste del Lazio. La combinazione ha voluto che avvenisse proprio a Civitavecchia, assediata dai forzati delle vacanze. Si sono sprecati i commenti. All'ingresso in porto dello yacht sono volati fischi prolungati. L'episodio è al margine di un problema che appare irri¬ solvibile. Ferrovie dello Stato e «Tirrenia» non sono in gra- do di fornire in agosto un servizio speciale per affrontare una emergenza che si ripete da molti anni. Questa volta però l'ondata del primo fine settimana non è stata smaltita. Per l'agosto del '76 c'è stato un aumento di richieste del 15 per cento in più dell'anno scorso. E' bastato questo imprevisto a far saltare i programmi che le Ferrovie dello Stato avevano preparato. Si discute sul da fare. Primo punto è la decisione, sempre rimandata, di scaglionare le ferie di operai e impiegati tra il 15 giugno e il 15 settembre. Secondo fatto: perché le Fer¬ rovie dello Stato e la «Tirrenia», entrambe a capitale pubblico, si devono far concorrenza tra loro con prezzi diversi e creare quindi sproporzioni a vantaggio di chi attua tariffe minori? Intanto lo Stato continua a sovvenzionare i trasporti per la Sardegna, nell'intervento previsto per il «piano di rinascita» dell'isola. La «Tirrenia» ha in programma la costruzione di 11 nuovi traghetti. Le Ferrovie dello Stato uno soltanto. Le Ferrovie dello Stato fanno sapere che l'emergenza di agosto crea disagi enormi; che è impossibile trovare traghetti per un solo mese; che non si può assumere personale per farlo lavorare appena trenta-quaranta giorni. I dirigenti dicono che il superlavoro di agosto provoca malumori fra coloro che d'estate non possono andare in vacanza e lavorano a ritmi impossibiliProposte e intenzioni che vengono riproposte ad ogni scadenza. Negli occhi restano le immagini dei cinquemila che, mercoledì 4 agosto, sono ancora accampati nel porto di Civitavecchia. Fra loro, in maggioranza, c'è la gente che deve fare sempre sacrifici, anche quando va in ferie. Fabrizio Carbone Civitavecchia. Lo spiazzo della stazione dei traghetti per la Sardegna invaso da centinaia di auto (telefoto Ansa)

Persone citate: Antonio Deriu, Giacomo Arcaini