Uccide le sue bestie e scompare l'eremita che viveva in miniera

Uccide le sue bestie e scompare l'eremita che viveva in miniera Cagliari: era stato abbandonato da moglie e nove figli Uccide le sue bestie e scompare l'eremita che viveva in miniera Gli era morto un bimbo e il giudice gli aveva tolto la patria potestà Cagliari, 2 agosto. Abbandonato dai familiari, che dopo anni di vita solitaria fra i monti sono tornati in paese, forse ancora sconvolto per la morte del figlio Giovanni, di 10 anni, caduto da un dirupo, Salvatore Cossu, il cinquantasettenne pastore sardo che da più di dieci anni viveva con la moglie e i dieci figli nei locali di una miniera abbandonata tra i monti, è scomparso. Prima di andarsene, ha dato fuoco alla sua rudimentale abitazione e ucciso i suoi animali: alcuni maiali, galline e capre. Da ieri, i carabinieri della stazione di Villaputzu salgono gli impervi sentieri che conducono a « Baccu Locci », dov'è la miniera, e perlustrano anfratti, canali e corsi di acqua. L'ultima volta che è sceso in paese, Salvatore Cossu era apparso prostrato: potrebbe essersi allontanato dalla zona o aver compiuto un gesto disperato. La vicenda di Salvatore Cossu venne alla ribalta all'inizio dell'anno, quando un agente della Forestale, mentre passava nella vallata di «Baccu Locci», scoprì che nei locali abbandonati di una vecchia miniera abitava la famiglia del pastore. L'uomo vi si era installato intorno al 1963, dopo una triste esperienza di emigrato in Piemonte, dov'era stato tra l'altro rinchiuso per un certo periodo in un ospedale psichiatrico. «Resto qui nella miniera — disse ai giornalisti — perché ho un tetto sicuro e perché la pastorizia deve andare avanti. Qui abbiamo tutto ciò che ci occorre per condurre una vita serena, mentre se tornassi in paese non potrei trovare un lavoro ai miei figli: oggi sono disoccupati anche i dottori». L'unico inconveniente di questo «esilio volontario», di cui si rammaricava, era il problema dell'istruzione. «Lo dice la legge — affermò il pastore — che quando i bambini, per la distanza, non possono raggiungere la scuola, è la scuola che deve andare dai bambini». Per un certo periodo, un maestro volontario si recò nella vecchia miniera abbandonata e tenne regolari corsi scolastici. In seguito, però, si rifiutò di tornare per le continue lamentele di Cossu sui suoi ritardi. «Gli operai che lavorano in miniera — diceva il pastore — dovevano fare la stessa strada ed essere puntuali al lavoro. Non vedo, quindi, perché non debba essere lo stesso per un maestro». Per raggiungere la miniera, bisogna percorrere 30 chilometri di strada a mezza costa, impervia e spesso impraticabile, attraversata da una serie di ruscelli che quando piove si gonfiano e impediscono il transito. Il pastore organizzò, perciò, da solo una scuola per i figli. Comprò libri (molti dizionari italiani e di lingue straniere, dispense di storia e di geografia e persino manuali di arte culinaria), riusci a procurarsi una lavagna e ogni giorno teneva lezioni sugli argomenti più disparati. Negli ultimi tempi e, in modo particolare, dopo la morte del figlio Giovanni, i rapporti tra Salvatore Cossu ed i suoi familiari si erano incrinati. I figli più grandi (uno è stato chiamato da poco a prestare servizio di leva) e la moglie si dimostravano sempre meno disposti a «subire» le sue volontà. Ultimamente i congiunti del pastore hanno cominciato a «ribellarsi», chiedendo di poter tornare a vivere nel «mondo civile» (per alcuni dei figli si è trattato del primo contatto col mondo esterno). Visto venir meno il suo ascendente, e dopo aver tentato invano — il giudice gli aveva tolto la patria potestà — di convincere i congiunti a rimanere ancora con lui nella vecchia miniera, Salvatore Cossu è tornato da solo a «Baccu Locci», ha dato fuoco alla «casa», ha ucciso gli animali ed è scomparso. (Ansa) |

Persone citate: Cossu, Locci, Salvatore Cossu

Luoghi citati: Cagliari, Piemonte, Villaputzu