Equitazione: disastro per i cavalieri italiani di Cristiano Chiavegato

Equitazione: disastro per i cavalieri italiani Si cercano i motivi d'un bilancio negativo Equitazione: disastro per i cavalieri italiani Per la seconda volta gli azzurri senza una medaglia ai Giochi - Le difficoltà del terreno - Mancinelli: "Gli altri hanno portato cavalli migliori" (Dal nostro inviato speciale) Montreal, 2 agosto. L'Olimpiade si è conclusa con il risultato più disastroso di lutti i tempi per l'equitazione italiana. Per la seconda volta dall'Inizio della disputa dei Giochi i cavalieri azzurri non sono arrivati ad una medaglia. Il miglior piazzamento è stato ottenuto dalla squadra del concorso completo, che ha ottenuto un quarto posto con Federico Roman, Mario Turner, Alessandro Argsnton e Giovanni Bossi. Il resto del bilancio è negativo nella maniera più assoluta, un'autentica battuta d'arresto per il settore che aveva dato sempre grosse soddisfazioni. Il tondo si è toccato ieri nel Gran Premio delle nazioni del salto ad ostacoli dove II 'quartetto- Italiano, composto dai veterani Piero e Raimondo D'Inzeo. Graziano Mancinelli e dal giovanissimo Giorgio Nuti, ha fatto l'ingresso al barrage finale classificandosi al nono posto, alla pari con l'Australia «La gara — dice Graziano Mancinelli — è sta- ta completamente sconvolta dalle condizioni del terreno, pesantissimo e appiccicoso. Per i nostri cavalli ci voleva esattamente l'opposto. Se avessimo partecipato alla prova con I soggetti di riserva, più freschi ma meno bravi, avremmo senz'altro avuto un risultato migliore. Le iscrizioni, tuttavia, ormai erano fatte e non è stato possibile cambiarle. In genere avevamo abituato gli sportivi al miracolo dell'ultima giornata, alla medaglia che portava, proprio perché giungeva in extremis, un ritocco positivo nei conti della squadra italiana alle Olimpiadi. Questa volta non ci siamo riusciti, ma posso assicurare che la classifica del Gran Premio non rispetta assolutamente i valori attuali In campo mondiale». Mancinelli contesta la classifica e soprattutto la vittoria del Iranossi Hubert Parot, Marcel Rozler, Michel Roche e Marc Roquet, che hanno preceduto ì più quotati cavalieri tedeschi, e I belgi, che hanno ottenuto il più bel piazzamento della loro storia togliendo la medaglia di bronzo agli americani, dotati di cavalli stupendi. «E' gen te — continua il cavaliere milanese — che abbiamo sempre battuto. In fondo noi, con gli stessi cavalli che abbiamo usato a Montreal, abbiamo vinto i concorsi di Roma, Madrid e Aqulsgrana. Purtroppo, l'Olimpiade è stata un'altra cosa. Tutti hanno portato cavalli migliori e noi siamo rimasti indietro. Il Gran premio a squadre, comunque, è stato come un gioco al lotto e noi abbiamo puntato sui .numeri sbagliati». // discorso è quello di sempre. E' Raimondo D'Inzeo, il decano (assieme al fratello Piero) degli atleti azzurri con la sua partecipazione a otto Olimpiadi a spiegare la situazione: «E' anche una questione di soldi — afferma D'Inzeo —, il bilancio della Fise, la federazione degli sport equestri, si aggira più o meno sui 300 milioni all'anno, forse meno ancora. Ebbene, per comperare un buon cavallo ci vuole parecchio denaro. Un elemento Interessante, come ad esempio Jet-Run del messicano Fernando Senderos, è messo in vendita per 300 mila dollari, pari all'incirca al totale delle disponibilità federali che con questi soldi non deve solo comperare cavalli, ma seguire l'attività e fare propaganda. Gli americani, ad esempio, dopo aver pagato cifre folli per I loro campioni, hanno visto che i soggetti portati a Montreal dagli australiani erano promettenti ed hanno acquistato II gruppo com¬ pleto. Insomma non si possono fare gare a questo livello con cavalli vecchi o comunque non all'altezza della situazione. Noi, dagli elementi che abbiamo a disposizione, abbiamo sempre tirato fuori il massimo con ottimi esultati. Ieri, con quel terreno, non era possibile». In verità, all'inizio del quadriennio olimpico, I cavalieri azzurri bussarono alla cassa del Coni per avere I fondi da impiegare nell'acquisto dei cavalli. Ci fu una spedizione in Irlanda, ma I risultati, con pochi soldi, non sono stati concreti. Gli azzurri hanno gareggiato con quattro cavalli che nelle altre squadre non sarebbero probabilmente finiti neppure tra le riserve. Piero D'Inzeo aveva Easterllght (che è stato il migliore con 8 penalità, mentre gli altri ne hanno totalizzate tutti venti), Mancinelli montava eBloiseau, Raimondo D'Inzeo ha gareggiato con Bellevue e Giorgio Nuti ha optato per Sprlngtlme. Di questi elementi, più noto è Bellevue, un autentico 'nonno- dei concorsi equestri con I suoi 17 anni. E' pur vero che nei salti i cavalli in età rendono bene, ma Bellevue, un castrone morsilo nato in Irlanda e di proprietà del quarto reggimento carabinieri a cavallo, è ormal superslruttato: ha ottenuto, infatti, 52 vittorie e oltre 150 piazzamenti ai primi tre posti nei vari concorsi ippici internazionali da una dozzina d'anni a questa parte. Gli altri sono più giovani, ma non sono di gran classe. Quando si acquista un cavallo da concorso si gioca sempre alla roulette della fortuna. Può andare bene, può andare male con estrema facilità. L'addestramento è difficile e si rischia, con un semplice infortunio, di rovinare il lavoro di anni. In Italia esistono un paio di allevamenti di cavalli per il salto ad ostacoli (in Sardegna, a Sacrucca e a Nora), ma la produzione è limitatissima Bisogna rivolgersi all'estero, in Irlanda, in Gran Bretagna, negli Usa per avere dei cavalli buoni, ma — come si è detto — / prezzi sono esorbitanti e non sempre quello che può sembrare Inizialmente un affare vantaggioso sì risolve nel migliore del modi I cavalieri italiani, dunque, erano senza cavalli. O se li avevano (come pare sia il caso di Mancinelli che possiede un buon saltatore) hanno preferito lasciarli a casa per non sfruttarli. Non ci si poteva attender che risultati negativi. Ed è appunto ciò che è successo. Cristiano Chiavegato