La politica agricola è cosa "inesistente,, di Manlio Rossi Doria

La politica agricola è cosa "inesistente,, Da trentanni a questa parte La politica agricola è cosa "inesistente,, Cosa fare per ridurre il disavanzo agricolo-alimentare - Il problema, sempre grave, delle importazioni jjTfc l'estrema modestia e lativa staticità delle Pubblichiamo oggi il terzo e ultimo articolo di Manlio Rossi Doria sui problemi dell'agricoltura italiana. I precedenti sono apparsi su « La Stampa » del 17 e 21 luglio scorso. La sommaria analisi delle vicende, dei dati c delle cause del pauroso attuale disavanzo agricolo-alimentare ha portato a concludere, nel precedente articolo, che non c'è per esso un rimedio miracoloso e istantaneo. II solo rimedio sbandierato, infatti, — quello che F. S. Nitti, in simili condizioni, additava nel 1920: « Produrre di più; consumare di meno » — è tanto generico da non servire certo a definire una politica. Una politica per ridurre il disavanzo agricolo-alimentarc può essere formulata solo scomponendo quegli ingannevoli aggregati che vanno sotto i nomi di « consumi alimentari », « produzione agricola nazionale », « industrie alimentari », « importazioni ed esportazioni agricolo-alimentari ». Solo se essi sono, infatti, scomposti nei loro elementi costitutivi, diventa possibile valutare le interrelazioni esistenti per ogni prodotto o gruppo di prodotti; individuare i nodi strategici dei singoli settori; definire per ognuno di essi gli interventi atti a correggere le specifiche debolezze emerse dall'esame. Quando si tratta di risanare la gestione delle imprese si procede a questo modo e non si vede il motivo per il quale non si debba usare analogo procedimento nella gestione di quella cosa che non esiste e che presuntuosamente chiamiamo la politica agricolo-alimentare del Paese. Non è certo in un articolo che un tale esame può essere condotto. Alcune considerazioni possono, tuttavia, servire a meglio indicare i possibili orientamenti al riguardo. Un esame analitico della bilancia agricolo-alimentare, limitato ai soli prodotti ottenibili anche nel nostro Paese (escludendo cioè i prodotti tropicali e le fibre tessili con in testa il cotone), mostra: la renostre esportazioni agricolo-alimentari, cresciute in 10 anni, a prezzi costanti, solo del 60 per cento: di contro ad un incerto e contrastato aumento di due dei tre settori delle nostre esportazioni agricole — il vino e il riso, che rappresentano appena il 20 per cento del totale — sta infatti la sostanziale staticità del terzo e più importante, ossia delle esportazioni ortc-frutticolo-agrumarie, praticamente ferme da 10 anni e più; £\ lo svantaggioso andamento dei prezzi dei prodotti esportati rispetto a quello dei prodotti importati (i rispettivi indici — 1963 = 100 — sono infatti saliti nella seguente misura per i primi e per i secondi: 1970: 104 e 114; 1971: 103 e 123; 1972: 107 e 133; 1973: 138 e 173; 1974: 168 e 221); ffk il vistoso aumento delle importazioni nei tre settori che già 10 anni orsono costituivano il 70 per cento delle importazioni nette dei prodotti agricoli ollenibili nel nostro Paese: quadruplicate quelle di animali e carni (do 300 ad oltre 1300 miliardi di lire) e di semi oleosi e oli, compreso quello d'oliva (da 130 nel 1966 a 380 miliardi di lire nel 1974); più che raddoppiate quelle dei cereali foraggeri e dei mangimi (da 300 nel 1966 a 660 miliardi di lire nel 1974); £fc la comparsa di vistose importazioni in settori nei quali eravamo più che autosufficienti 10 anni orsono e per i quali non mancano certo nel nostro Paese notevoli possibilità di espansione: frumento, zucchero, tabacco, olio d'oliva, prodotti lattierocaseari. La loro importazione netta è stata nel 1974 pari rispettivamente a 350, 170, 70, 180 e 400 miliardi di lire, per un totale cioè di 1170 miliardi di lire, ossia per il 40 per cento di quello che abbiamo chiamato il deficit dei prodotti agricolo-alimentari ottenibili nel nostro Paese; A 11 pauroso aumento delle importazioni nette dei prodotti della selvicoltura e delle industrie connesse, passate da 190 miliardi di lire nel 1966 a 860 nel 1974. Basta — ci sembra — questa elementare scomposizione dei dati per comprendere i termini nei quali il problema si articola e le possibili linee non di « una » politica che non esiste ma delle molteplici specifiche politiche che occorrono a fronteggiarlo. Risultati, se non immediati, rapidi si possono ottenere, infatti, nei settori indicati al punto quattro, concordando con le Regioni un programma di azione che consenta di ritornare per essi — come è possibile — a una situazione di autosufficienza, eliminando una prima grossa fetta del disavanzo. Più complessa indubbiamente appare la situazione per le esportazioni (salvo il riso) ricordata ai punti uno e due. Una chiara reimpostazione della trattativa a Bruxelles ed una energica azione per l'organizzazione e regolazione dei mercati ortofrutticoli e dei connessi rapporti agricoltura-industria nonché una rigorosa politica di promozione e di controllo della qualità in questo e nel settore viticolo possono portare a buoni risultati anche nel difficile quadro della politica mediterranea. e Più gravi di tutti e di più lenta soluzione sono indubbiamente i problemi ricordati al punto tre e al punto cinque. La loro complessità richiede analisi molto chiare e la messa al bando dei fumosi progetti coi quali si è fatto finta di affrontare quei problemi negli anni passati, a cominciare da quello della carne e del legno. Concludendo, l'analisi seria dei fatti conferma che c'è molto da fare, anche se le difficoltà obiettive sono grosse. Essa, tuttavia, conferma principalmente due giudizi sul passato, sui quali occorre molto meditare. Primo, non c'è stata nel passato trentennio una politica agricolo-alimentare degna di questo nome. Secondo, l'imponente aumento delle importazioni agricolo-alimentari è stato sì un fenomeno connesso alla nostra crescita economica, ma è stato anche promosso da gruppi economici ben delimitabili, che ne hanno tratto e ne traggono colossali profitti ordinari e di speculazione. L'avvio di una scria politica impone, quindi, di smascherarli c di metterli sotto controllo. Data la loro forza economica e politica ciò non sarà facile. Manlio Rossi-Doria

Persone citate: F. S. Nitti, Manlio Rossi-doria

Luoghi citati: Bruxelles