I terroristi tedeschi di Tito Sansa

I terroristi tedeschi A COLLOQUIO COL CAPO DELL'UFFICIO CRIMINALE I terroristi tedeschi Da Vienna a Entebbe sono presenti in tutti i colpi, hanno rapporti con i brigatisti italiani e con gli arabi; tuttavia non esiste una vera "internazionale" del terrorismo - Ridotti a poche decine ma ancora pericolosi (Dal nostro corrispondente) Bonn, agosto. Il prestigioso marchio made in Germany contrassegna da poco più di un anno un nuovo articolo di esportazione tedesco: il terrorismo. Non c'è più azione di pirateria aerea, occupazione armata di ambasciata, attentato politico internazionale al quale, insieme con palestinesi e con il ricercatissimo Carlos, non abbiano partecipato anche tedeschi. A Parigi, allAia, a Ostia, a Stoccolma, a Vienna, a Entebbe (per ricordare le azioni più spettacolari) erano sempre presenti terroristi tedeschi, o sono stati impiegati mezzi e armi forniti dai tedeschi o provenienti dall'arsenale accumulato all'inìzio degli Anni Settanta dagli anarchici del gruppo Baader-Meinhof. Il merito (o demerito, secondo i punti di vista) di questa « esportazione » del terrorismo tedesco e della internazionalizzazione della delinquenza politica è dell'Ufficio criminale federale della Germania (Bka), corrispondente all'Fbi americano. Gerhard Boeden, capo della divisione « Te » (terrorismo) della polizia criminale, lo ammette, un po' dispiaciuto un po' lusingato. E' infatti in gran parte merito suo e dei suoi uomini se i terroristi tedeschi (Frazione Armata Rossa, Movimento 2 Giugno o come si chiamano i nuovi gruppi nati negli ultimi anni) sono in disfatta sul territorio patrio, braccati giorno e notte, costretti a vivere come talpe, e hanno pertanto preferito rifugiarsi all'estero, dove si sentono più sicuri. Boeden è tuttavia dispiaciuto di non essere riuscito a mettere le mani su alcuni dei caporioni del terrore prima che riuscissero a rifugiarsi oltre confine. Gerhard Boeden non è solito concedere interviste. Un po' perché non ha tempo, un po' perché ovviamente non può spiattellare tutto ciò che sa (« moltissimo » dicono i suoi collaboratori) Forti difese Ci pensano — a quanto pare — alcuni dipendenti un po' troppo loquaci, che di tanto in tanto forniscono informazioni riservate a un paio di giornalisti i quali pubblicano tutto sui giornali, mettendo in guardia i criminali ricercati. E' accaduto ancora la settimana scorsa, i giornali hanno scritto che Gabriele Kroecher-Tìedemann, l'anarchica che il 21 dicembre avrebbe uccìso due persone durante l'assalto alla sede dell'Opec a Vienna, veniva ricercata nell'isola greca di Corfù, permettendole di fuggire. Pertanto il capo della divisione « Te » è abbottonato quando mi riceve nel suo ufficio, in una moderna palazzina nel centro di Bad Godesberg, presso Bonn, circondata da un muro di cemento e da cavalli di Frisia. « Le precauzioni non sono mai troppe — dice Boeden —. I terroristi sono im- prevedibili, c'è da aspettarsi di tutto, sequestri di persone, attentati, anche omicidi ». Giustifica in tal modo la sgradevole presenza dì decine di vetture della polizia che girano in permanenza per le strade della capitale, quella delle pattuglie armate a piedi e i caroselli dei carri blindati che ormai fanno parte del traffico, come gli autobus urbani. Secondo Boeden, l'attuale quiete sul fronte del terrorismo è apparente, non bisogna lasciarsi ingannare. « Non vedo segni di rinuncia alla lotta — dice —. Anzi abbiamo informazioni che i terroristi si stanno riorganizzando e hanno fretta. Vi sono per loro scadenze fìsse, le elezioni politiche del 3 ottobre e la fine, prevista per l'autunno, dei processi di Stoccarda (.banda Baader-Meinhof) e di Dusseldorf (attentatori dell'ambasciata di Germania a Stoccolma). Sappiamo che essi vogliono creare insicurezza e panico, obbligare i politici a emanare leggi più severe, disorientare la polizia prima delle elezioni, e liberare i loro complici e caporioni prima che vengano condannati. Pertanto ogni giorno che passa il pericolo aumenta ». « Non sappiamo veramen¬ g iristi dei vari gruppi — continua Boeden —. Essi stessi hanno riconosciuto che i loro obiettivi politici — riformare la società con la violenza, mobilitare le masse — sono falliti, ormai hanno soltanto un obiettivo " immediato ", che è quello di ottenere la liberazione dei reclusi. E' un carosello senza fine ». Senza commenti, ma con un lampo di rabbia negli occhi azzurrissimi. Boeden accenna ai cedimenti dei politici di Bonn di fronte ai terroristi e alla fuga di quattro anarchiche dal carcere femminile di Berlino. « Nostro compito è ora quello di stroncare sul nascere i nuovi piani di liberazione dei detenuti che quasi certamente verranno preparati all'estero, perché qui da noi il terreno è diventato troppo caldo ». Il funzionario non esclude tuttavia che colpi a sorpresa, pianificati all'estero (dove i terroristi tedeschi hanno curato l'organizzazione logistica anche | per i palestinesi) vengano ! attuati sul territorio della | Germania federale. « Una cosa è sicura, checj che scrivano i giornali — ! dice Boeden — non esiste ! una centrale internazionale I del terrorismo e tanto me- no esiste un comando tedesco o un cervello organizzativo tedesco delle azioni. Vi sono soltanto contatti, anche con le "Brigate rosse " italiane. Avvengono in Francia, in Svizzera, in Austria, in Italia e soprattutto nel Medio Oriente, da dove (non sappiamo da parte di chi, abbiamo soltanto sospetti) i criminali politici ottengono ingenti sovvenzioni. Non possiamo accusare la Libia, del resto Gheddafi ha smentito seccamente. Possiamo solo dire che lo Yemen meridionale offre ospi- < talità ai terroristi tedeschi ». , Senza speranza Domando al capo dell'antiterrorismo tedesco quale ideologia muova ì giovani intellettuali (avvocati, insegnanti, studenti) alla lotta armata contro le istituzioni, la quale anche ai più sprovveduti appare come insensata e fallimentare, soprattutto in un Paese rispettoso dell'ordine com'è la Germania federale. « Nessuna — dice Boeden —. Dapprima hanno preso alla lettera le istruzioni del teorico brasiliano della rivoluzione, Marighela, ritenendo di potere attuare in Germania la guerriglia di città, ora non hanno più nulla, soltanto la voglia di sopravvivere ». La mancanza di un'ideologia spiega anche il fenomeno, tipico dei terroristi te- j deschi, che essi si arrendono quasi senza resistenza. Un paio di colpi di pistola, talvolta solo un tentativo di impugnare l'arma, e aia levano le mani in segno di resa. In diverse analisi delle motivazioni dei terroristi tedeschi è stato constatato che essi sono — tutto sommato — dei grandi teorici, meticolosi preparatori di operazioni, ma incapaci di improvvisare. Ancor oggi, nel 1976, fanno affidamento su Marighela, applicando pedissequamente le regole sudamericane del cosiddetto « adame » (automobili, denaro, armi, munizioni, esplosivo) che considerano basilari, senza tener conto dei dettami di Mao Tse-tung, secondo il quale « se la coscienza delle masse non è stata risvegliata e si passa all'attacco, allora è soltanto avventura: l'ideologia deve comandare il fucile, non il contrario ». Ma su quali masse fare affidamento in un Paese nel quale — come diceva Lenin — i rivoluzionari comperano il biglietto prima di occupare una stazione ferroviaria? E' curioso che la tesi della banda Baader-Meinhof, cento volte ripetuta, « chi ignora gli insegnamenti della storia, è condannato a ripetere gli errori di essa », si ritorce contro i suoi propagatori. Tutto sommato, il capo dell'antiterrorismo sembra condividere l'opinione di Engels, che scriveva a Marx: « Il terrore è in gran parte inutile crudeltà commessa da gente che ha paura e che ha bisogno di tranquillizzarsi ». Falliti sul piano politico, isolati dalla popolazione, cacciati come topi di fogna, gli anarchici tedeschi sono tanto più pericolosi quanto più sono disperati, Bonnie e Clyde edizione 1976. Soprattutto le donne, che sono « superrappresentate », si dimostrano particolarmente nervose e spietate, molto più decise dei loro colleghi maschi. Una conseguenza dell'emancipazione, secondo Boeden. Hanno constatato che i « metodi umani » adottati da Baader e compagni « non portavano a nulla »; ora si servono anche della collaborazione di delinquenti comuni, assolutamente sconosciuti come attivisti politici. Lunga è la lista dei successi della divisione « Te » della polizia criminale: 173 arresti dal 1° gennaio 1975 fino al 22 luglio di quest'anno. Tuttora sono ricercati 33 criminali politici; per la cattura di dodici di essi tra cui il venezuelano Carlos, è stata offerta la taglia di circa 16 milioni di lire a persona. La settimana scorsa i latitanti, le cui fotografie tappezzano gli edifici pubblici di tutta la Germania, erano ancora quattordici; nel frattempo Monika Berberich e Rolf Pohl sono stati catturati, la donna a Berlino e l'uomo ad Atene. I terroristi che si stanno riorganizzando sono circa una sessantina; sono appoggiati da alcune migliaia di simpatizzanti, hanno a disposizione un migliaio di vetPossono entrare in azione in qualsiasi momento, in qualsiasi posto. Secondo Boeden, i terroristi tedeschi mirano « esclusivamente » a ottenere la liberazione dei loro compagni incarcerati con l'aiuto dei loro soci stranieri. La presenza di estremisti tedeschi in ogni azione di « commando » internazionale sarebbe una sorta di « favore anticipato » che i tedeschi fanno agli altri, soprattutto ai palestinesi. « No, non esiste un'internazionale del terrore. I palestinesi sì che hanno un obiettivo, la lotta contro Israele e la liberazione del loro popolo (e per questo sono pronti a morire); i tedeschi no, sperano soltanto di ottenere la riconoscenza degli stranieri per i loro obiettivi in Germania ». Boeden esprime una sola critica. E' rivolta alle autorità aeroportuali in genere, le quali controllano spesso troppo alla leggera i bagagli dei passeggeri. In quanto ai politici, che non riescono a mettersi d'accordo su un'efficace lotta internazionale contro « questa piaga dei giorni nostri », il funzionario non si esprime. Dice soltanto che la democrazia non è una forma di Stato per gente paurosa. « Essa è vulnerabile. Deve difendersi con mezzi legali, ma deve rimanere vulnerabile». Parole sorprendenti da parte del « nemico numero uno » degli estremisti, dalla cui bocca ci si aspetterebbe piuttosto la richiesta di leggi più severe, come vuole gran parte della popolazione tedesca. Tito Sansa Vienna, 22 dicembre 1975. Il rapimento dei ministri dell'Opec (telefoto Ansa) dibili 'è d ttt h li i t it d t