L'Urss voleva ritirarsi di Giovanni Arpino

L'Urss voleva ritirarsi L'Urss voleva ritirarsi (Segue dalla r pagina) implacabili assalti in acqua dei nuotatori americani e tedeschi hanno fornito nutrimenti alla storia dello sport, dell'umanità, hanno esaltato sia chi sa interpretare il gesto atletico sia chi si accontenta di ammirarlo con pigri occhi tifosi. Il terzo mondo, con Cuba soprattutto, ha dimostrato di poter competere tra i colossi americano e russo. La buona prestazione di alcuni europei — dal tufjat e Dibiasi che è riuscito a redigere nella piscina di Montreal un suo autentico «testamento sportivo» al finlandese Viren, una renna che sa rigenerarsi attraverso laboriosissime metamorfosi mediche — ha detto che anche il vecchio continente non è caduto nel sonno. La stessa «débàcle» statunitense ha una precisa chiave interpretativa: gli americani si scannano tra di loro, nelle deleterie gare di selezione preolimpica, e piangono dopo, incuranti di cambiar metodo (ma stavolta sembrano disposti a una rude autocritica). Non c'è stata festa, dobbiamo ammetterlo. La tensione risultava ogni giorno eccessiva, lo spiegamento di forze degli atleti costringeva battaglioni di poliziotti e soldati a sorvegliare col dito sul grilletto infiniti cantoni della città. Ma questo prezzo lo si sapeva dal principio di doverlo pagare. Perché pretendere «anche» una festa in un mondo così tormentato? La realizzazione pulita di un'Olimpiade non basta? Il Canada, soprattutto il Quebec, hanno fatto molto per questi Giochi, indebitandosi fino agli occhi, speculando ora bene ora male, rintuzzando giorno dopo giorno le eccessive critiche di tanti osservatori per la verità banali (si tratti di « ParisMatch» o dell'italiana «Unità»), Con un ultimo gesto gentile, privo di superbia, la città di Montreal e il comitato olimpico canadese hanno voluto dirci addio: non offrendo medaglie, inutili papiri, «coktails» o «souvenirs» d'accatto, bensì donando a ciascuno un esilissimo albe¬ rello, appena due spanne verdi che potrebbero diventare un futuro, ombroso acero rosso, simbolo di questo immenso paese. L'idea pare modesta, agli avidi. Va invece interpretata con sentimenti dì purezza, da parte di chi sa. L'appena nato acero chissà se potremo trapiantarlo, dopo un viaggio transoceanico, in qualche zolla non inquinata di casa nostra. Diciamo addio ai Giochi. Si sono consumati tra tensioni ed improvvisazioni, hanno dovuto digerire critiche e insulti pesanti, la rabbia africana e infine il «caso Nemtsanov». Senza un sorriso, si «chiude». Forse dovremmo ricordare quanto la povera Olimpia ha donato in gesti, volti, imprese e sfide straordinarie. Ma dovremmo anche possedere una dose ben alta di innocenza: pur sapendo che, tra le immagini di tanti simulacri odiosi e minacciosi che travagliano la nostra vita, questa derelitta e livida Olimpia non merita condanne eccessive. Chi è meno peccatore di lei? Giovanni Arpino

Persone citate: Dibiasi, Viren

Luoghi citati: Canada, Urss