Colloquio con Hanoi di Fabrizio Carbone

Colloquio con Hanoi Colloquio con Hanoi Roma, 31 luglio. «Seveso come il Vietnam», aveva scritto qualcuno sui muri della cittadina lombarda poco dopo che dalla fabbrica Icmesa erano fuoriusciti 300 chili di triclorof enolo, contenenti un chilo e mezzo di «Tcdd», il veleno micidiale che ha ucciso animali, contaminato uomini e donne, inquinato acqua, piante, terreni. Il Vietnam appunto: nessun Paese come questo lembo del Sud-Est asiatico può conoscere meglio i danni della Diossina, del «Tcdd», dei micidiali defoliantì che hanno spazzato via foreste intere. Perché non informarsi laggiù, all'ospedale di Hanoi dove soprattutto migliaia di bambini hanno sofferto e patito i dolori di questa molecola costruita in laboratorio? Non ci aveva pensato nessuno. L'idea è venuta al giornalista scientifico di Tempo settimanale, Eugenio De Rosa: inteì-pelliamo il professor Ton That Thut, aveva detto. Me per parlare col Vietnam bisogna passare per la Cina e per parlare con Pechino bisogna conoscere il cinese. Il settimanale romano mobilita Renata Pisu, collaboratrice, che ha studiato in Cina. Ecco Pechino in linea: la telefonista delle linee internazionali fa presente che il Paese si trova in un momento difficile e deve combattere le conseguenze di un disastroso terremoto. La «compagna» telefonista è paziente, cortese e fissa con Roma un appuntamento telefonico con il professor Thut alle 4 di mattina del 30 luglio. Il medico vietnamita non ha dubbi: «Il rimedio è il sapone». La notizia la spara in prima pagina il manifesto di stamane; subito fa il giro delle redazioni; diventa di dominio pubblico. Sapone? Sì quello «di Marsiglia». Sapone bianco, roba comunissima, materiale povero. La storia del sapone di Marsiglia arriva a Seveso e la gente si interroga. Ma sarà, vero, hanno capito bene? I dubbi sul sapone miracoloso scompaiono quando, in serata, una nota di agenzia rende noto che agli «ambienti» dell'Istituto superiore di sanità i suggerimenti del medico di Hanoi «sono noti e ne è in programma l'applicazione». Come dire lo sapevamo anche noi. Quindi il professore vietnamita ha ragione. Ma allora, si domanda la gente, perché se lo sapevamo anche noi non si è cominciato subito a lavare Seveso? Come sarebbe a dire che campioni del terreno inquinato «verranno» mescolati al sapone? C'è forse altro tempo da perdere dopo giorni di angoscia, di terrore, di incertezza e disorganizzazione? L'Istituto superiore di sanità rende noto che il centro della Brianza è stato colpito da una nube super concentrata di veleno mentre in Vietnam cittadini, animali e piante veniva no irrorati da miscele più diluite. Ci pare importante che si faccia qualcosa, visto che il «sapone» è la chiave di volta per rimediare alla nuvola inquinante fuoriuscita da una fabbrica svizzera che opera sul territorio italiano. Le iniziative a difesa dei cittadini dovrebbe essere lo Stato a prenderle, con immediatezza. Non è possibile pensare che la burocrazia prenda il sopravvento anche in questo caso. Fabrizio Carbone

Persone citate: Eugenio De Rosa, Renata Pisu