I lettori discutono

I lettori discutono I lettori discutono Fare la guerrìglia con scope e bastoni Nell'annunciata «Marcia Europea Antimilitarista» (La Stampa n. 159 del 27 em.) organizzata dal partito radicale, l'on. Pannella parla di «un disarmo unilaterale». Tale argomento fa il paio con l'articolo di Carlo Cassola (Stampa Scc n. 133 del 14 giugno) dove egli riporta dal suo libro Ultima frontiera che la prima misura che un governo di sinistra dovrebbe prendere è l'abolizione delle forze armate; che senza la politica militare saremmo oggi il popolo più ricco e più civile del mondo. Sarebbe bello che tutte le nazioni del mondo abolissero contemporaneamente le forze armate o addirittura la fabbricazione di qualsiasi arma. E' poi del tutto ridicola la considerazione che per difenderci da un'eventuale aggressione (allora vuol dire che gli aggressori sono armati), la risposta efficace e la guerriglia. E questa si farebbe forse con scope e bastoni? Cesare Noli, Strambino ITo) Gli scrittori senza editore Questa nostra lettera intende rispondere all'articolo di Lorenzo Mondo «Roma-Milano a piedi pei diventare scrittori». Se di Alberto Moravia sappiamo tutto, non è perché lui vuole farci sapere tutto, ma perché gli editori stessi lo spingono a scrivere anche cose che a nessuno interessano. Moravia firma tutto, scrive tutto, è sempre dappertutto ovunque ci sia carta da stampare, per forza un autore alla fine si esaurisce e non sa più cosa dice. L'indigestione per Moravia e per quei tre o quattro perennemente sulla scena è venuta esclusivamente per mancanza di fantasia e di volontà da parte degli editori. Noi non abbiamo nulla contro Moravia, egli è solo divenuto il capro espiatorio di questa contestazione più che per colpa sua per colpa di questa nostra editoria infeudata e feudataria (...). La nostra polemica contro i vecchi autori salva solo quelli che non hanno mai smesso di avere qualcosa da dire come Pier Paolo Pasolini. Perché Pasolini e non Moravia? Perché Pasolini era uno scrittore, forse l'unico, che si esponeva di persona e che viveva tra la gente con quella gente con la quale salotto non si può fare. E l'assassinio di P. P. Pasolini ha confermato la sua capacità di essere poeta, proprio perché «un poeta non muore mai nel proprio letto», perché il compito del poeta è quello di mettere continuamente la propria vita nelle mani degli altri. E quando questo non avviene il suo ruolo cessa di avere un significato e ulturalc-soci ale-politico. E anche se è vero come dice il Giornale d'Italia, a proposito della marcia su Mondadori, che in un paese come il nostro in cui si bandisce un concorso letterario al giorno, sapere quale sia l'autore giusto diventa sempre più complicato, ci permettiamo di dire che «l'esodo biblico» non ci sarà, proprio perché tutti quei poeti dei concorsi giornalieri non parteciperanno a questa marcia, perché la loro vita di piccoli borghesi con il posto in banca, è paragonabile alla vita che conduce «il patriarca della letteratura» nell'autunno della sua esistenza. Nora Aron, Enzo Gianneili, Arduino Sacco - Roma La " contingenza " non è giusta per tutti Codesto giornale, nell'edizione di martedì ha aperto un dibattito sull'indennità di contingen- za o scala mobile. Ritenendo molto buona l'iniziativa, desidero brevemente esprimere sull'argomento la mia opinione. Anzitutto non sono d'accordo che « questa » indennità oggi come oggi così com'è congeniata, non soddisfi nessuno; non soddisfa certamente quel nucleo familiare medio (capo famiglia, moglie e due figli) avente un unico reddito, può soddisfare, anzi certamente soddisfa quell'altro nucleo avente più redditi. Nel primo caso quel lavoratore dovrà ingcniarsi non poco per quadrare il bilancio familiare mentre, nel secondo caso, oltre ad un secondo o terzo stipendio si avrà un surplus di altra o altre indennità di contingenza. II che non è poca cosa: un esempio: nucleo familiare con moglie, marito c figlio occupati in lavoro dipendente da industria privata, percepiscono in atto, solo di indennità di contingenza, molto di più di quanto percepisca di stipendio (comprensivo dell'i.c.) il capo famiglia di quel primo nucleo familiare con unico reddito. Ciò non è giusto ed anche illogico in quanto nell'un ca so si costringe quella famiglia a notevoli sacrifici ed anche a privazioni, mentre nell'altro caso si fornisce la possibilità di avere tutto e, a volte, anche il superfluo. Da qui la necessità di modificarne profondamente il meccanismo c la distribuzione. L'indennità uguale per tutti (siano essi alti funzionari, impiegati, operai, operanti nel settore pubblico o privato) deve essere unica per nucleo familiare, perequata sollecitamente al costo della vita e altrettanto sollecitamente corrisposta in ogni settore lavorativo (ogni tre mesi). AI limite, poi, si potrebbe anche mantenere parzialmente lo statu quo, operando riduzioni, anche sensibili, quando l'indennità viene percepita da più componenti una famiglia, oppure congelare l'indennità in atto percepita. Sinceramente, però, non vedo al momento quale governo e quale organizzazione sindacale avrà il coraggio di affrontare una simile riforma. Argo Lucio Anfossi Capo stazione F.S. - Torino

Luoghi citati: Milano, Roma, Torino