La corona ritorna negli Usa

La corona ritorna negli Usa Il basket americano ha ottenuto la sua rivincita cancellando il ricordo della discussa vittoria sovietica a Monaco La corona ritorna negli Usa Sconfitti in finale (95-74) i jugoslavi che hanno cercato invano di rallentare il ritmo - Per il terzo posto Urss-Canada (100-72) - Quinti gli azzurri, i quali rimpiangono la grande occasione perduta contro gli slavi (Dal nostro Inviato speciale) Montreal, 29 luglio. Lord Killanin si aggiustava gli occhialettl sul faccione «rosé», guardava I balzi e gli scatti di quelle -frecce nere» che offrivano Insieme basket atletico e basket danzato. Il presidente del Ciò ha preso posto in tribuna per II gran finale del torneo di canestri, ha consegnato di persona le medaglie a tutti quei giganti in fila sul podio che dovevano piegarsi non poco per offrire il collo: certo Killanin deve essere rimasto ammirato assai dallo spettacolo di tipo pirotecnico che gli americani hanno offerto in fasi abbastanza frequenti della finalissima con la Jugoslavia, realizzando alla grande quella «operazione vendetta» decisa nei confronti dell'Europa dopo le Olimpiadi di Monaco. GII Usa si sono ripresi la medaglia d'oro, si sono sistemati di nuovo in testa la corona «scippata» dai sovietici quattro anni fa: e magari avrebbero preferito prendersi la rivincita diretta sull'Urss, anziché trovarsi di fronte gli slavi che in semifinale avevano eliminato i campioni olimpici in carica. Anche a noi dispiace non aver visto il duello diretto Usa-Urss e non solo per il suo contenuto emotivo-agonistico, legato al ricordo di Monaco e a tanti altri fattori: avremmo voluto vedere questa partita proprio come esame tecnico, nocvintl che la solida armata del canestro in maglia rossa avrebbe offerto le difficoltà più sostanziose al giovanotti americani e avrebbe consentito comunque, anche in caso di vittoria degli Usa, un giudizio più approfondito sul loro conto, Invece Sergei Belov stava In poltrona, a ricordare la partita persa contro la Jugoslavia malgrado Il suo super-apporto: Sergei ha fatto come sempre la parte del violinista, dimostrando una volta di più la sua classe, ma nel concerto del sovietici sono mancati I tromboni, cioè i giganti some Alexander Belov e Tkacenko. Ouestl due avrebbero dovuto portare canestri e rimbalzi, Invece II primo si è distinto con un Inizio da protagonista alla rovescia, regalando sei o sette palloni agli avversari (che hanno conquistato anche 15 punti di vantaggio); Il secondo è stato messo in condizioni di non offendere dal gran ritmo degli Jugoslavi e ha potuto giocare poco e segnare pochissimo (un solo canestro, a 1'22" dal termine) facendo risultare Inutili alla squadra I suoi 220 centimetri di statura. Peccato che gli slavi non abbiano potuto ripetere nella finalissi¬ ma una cosi scintillante prestazione. Ma li si trattava di suonare un'altra musica e gli americani non hanno proprio consentito a Novosel di far tirar fuori dai suoi lo spartito prescelto: Novosel. l'allenatore-giornalista, nveva impostato una partita a ritmo di slow, per ridurre gli errori ed evitare di far corsa veloce 3ul passo (proibitivo) degli agilissimi May, Ford, Dantley. Il «piano» jugoslavo è saltato subito, sia per l'Infortunio di Slavnlc (una caviglia pe¬ sta, e subito fuori) sia per la partenza-sprint degli Usa portatisi su II '8-0 in due minuti e dunque gettando gelatissimi getti d'acqua sul fuoco delle ambizioni jugoslave. Alla fine gli americani hanno ottenuto 21 punti di vantaggio (95 a 74) e nessuna mossa tattica di riserva da parte di Novosel li ha messi in crisi: da sottolineare, comunque, la presenza contemporanea in campo di tre gigantissimi jugoslavi (Coslc, Zizic e Jerkov, tutti sui 2 metri e 10, con Dalipa- glc e Klcanovic a formare un quintetto davvero raro e pure capace per un lungo tratto (con la difesa a zona a garantire rimbalzi) di evitare almeno II crollo totale della squadra. Cosi all'Urss è rimasta la medaglia di bronzo, agevolmente conquistata (100-72) contro un Canada già più che soddisfatto di aver messo piede fra I grandi di Olimpia e dispostissimo ad accettare col sorriso II quarto posto. Subito dopo II «poker» delle prime ha trovato sistemazione in classifica l'Italia, quinta con una serie di contrastanti indicazioni: perché gli azzurri possono sostenere di aver perso solo con Usa e Jugoslavia, cioè la prima e la seconda, dopo aver quasi regalato il successo agli slavi; perché il nostro girone era sicuramente più difficile dell'altro (che ha offerto in pasto alle ambizioni del Canada la squadra di Cuba in fase calante); perché, d'altra parte, i nostri hanno giocato quasi sempre piuttosto male e hanno tradito nella partita più Importante con la Jugoslavia proprio le loro caratteristiche di temperamento e di esperienza dilapidando In venti minuti un maxi-vantaggio di 16 punti. Uno dei nostri «pezzi grossi», Meneghin, non è mai stato protagonista e tra gli altri solo Marzorati ha avuto un rendimento costante a buon livello. Vendemmi si è confermato titolare sicuro, Bariviera è stato II solito cavallo capace di galoppate irresistibili ma non prolungate, Bisson il tenace lottatore di sempre, Bertolotti il miglior tiratore della squadra con un 72 per cento di media che nessun giocatore tra quelli Impiegati abbastanza a lungo ha ottenuto. Scontatissimo il primo posto del torneo femminile, stravinto dalle maxi-donne dell 'Urss. Ma interessante il secondo posto dell'Usa che ha finito di guardare con sufficienza e derisione le ragazze cestiste (come si faceva per le calciatrici In Italia) e ora ha preceduto all'Olimpiade nazionali grande tradizione come Bulgaria e Cecoslovacchia e Giappone. Se il duello Usa-Urss è mancato tra l cestisti, si va ora delineando come costante ad alto livello anche tra le donne. Ed è un nuovo segno di vitalità per II basket, uscito stavolta un po' malconcio sulla scena di Olimpia, sovrastato da nuoto e atletica e forse pure masochistlcamente danneggiato da certe formule di selezione e di gara che impediscono di vedere ai Giochi il meglio dei canestri mondiali. Antonio Tavarozzi

Persone citate: Alexander Belov, Antonio Tavarozzi, Bariviera, Bertolotti, Bisson, Marzorati, Meneghin, Sergei Belov, Zizic