Tortuosa carriera di un sindacalista

Tortuosa carriera di un sindacalista Tortuosa carriera di un sindacalista Carlo Cartiglia: « Rinaldo Rigola e il sindacalismo riformista in Italia », ed. Feltrinelli, pag. 211, L. 3300. A sedici anni, Rinaldo Rigola cominciava a guadagnarsi la vita come ebanista: di proposito i suoi gli avevano evitato la condizione di operaio tessile, che a Biella (dov'era nato nel 1868) sarebbe risultata a quel tempo irreversibile. Aveva inoltre la licenza elementare; la condizione di artigiano semindipendente lo collocava di pieno diritto (secondo i criteri associazionisti di stampo mazziniano, ancora prevalenti) nella classe operaia; ma, come oggi si direbbe, in una specie di « aristocrazia operaia ». Nel 1886 aderì a quella tipica formazione paleosocialista che fu il Partito Operaio Italiano; nel '92, nel congresso che a Genova fondò il moderno socialismo italiano, la rappresentanza bakuniniana biellese, cui aderiva, rimase nella Sala Sivori con gli altri anarchici; ma l'anno dopo, al congresso di Reggio Emilii., Rigola aderì al nuovo partito. Fu l'inizio di una carriera politica presto assai vivace: eletto nel '95 al comune di Biella, nel '97, come direttore del giornale socialista locale, evitò il carcere espatriando; ma nel '900 l'elezione alla Camera gli garantiva l'immunità e nello stesso anno era eletto nella direzione socialista. Nel frattempo si era manifestata la sua vocazione autentica, quella di organizzatore sindacale: fondata nel 1906 la Confederazione generale del lavoro, ne rimase per dodici anni il massimo esponente. Dimessosi nel 1918 dalla carica di segretario generale (oltre alle difficoltà politiche, pesava su di lui, in un momento drammatico, la cecità che lo aveva colpito da vari anni) restò ugualmente esponente autorevole nel movimento sindacale e socialista. Dopo le scissioni socialiste e l'avvento del fascismo fu nel psu di Turati, sostenne l'Aventino, parve disporsi nel '26 a una silenziosa resistenza. Ma ecco che il 3 febbraio 1927 l'Agenzia Stefani dirama un documento a firma sua, di D'Aragona e altri sindacalisti, in cui, premessa la sostanziale accettazione del regime fascista, si delinea un programma di collaborazione « tecnica ». Questa si attuerà su base essenzialmente pubblicistica, con la rivista mensile / problemi del lavoro. Condannato moralmente e politicamente dagli ex compagni, Rigola avrà talora posizioni di « fronda » nei confronti del regime; al suo funerale, nel 1954, saranno presenti, nel ricordo di comuni lotte del passato, Di Vittorio e Santi. C'è in questa carriera di uomo e di politico una problematica assai specifica e importante, con notevoli risvolti d'attualità, ed è quella del sindacalismo riformista. Nel bel libro di Cartiglia i numerosi lettori che oggi si trovano coinvolti da tale problematica troveranno, oltre a una limpida e agile narrazione storica, una serie di riflessioni da approfondire. Sarà da portare avanti un dibattito sulla sostanziale continuità che Cartiglia sostiene, sia pure con argomentazioni che fanno pensare e con una serie di sfumature, fra l'attività di Rigola come esponente di un sindacalismo « tecnico » e di un socialismo « economico », e le successive evoluzioni dell'uomo. Certo, compito dello storico è di vagliare documenti, di proporre spiegazioni; non di ipotizzare accadimenti segreti, inespressi, come può essere il crollo di una coscienza morale. Ma d'altra parte, per quanti di noi nacquero e crebbero negli anni del fascismo, l'esigenza del giudizio morale è incoercibile; e colpisce specialmente coloro che, stimati come esponenti democratici, lo accreditarono più insidiosamente. Augusto Comba

Luoghi citati: Biella, Genova, Italia, Reggio Emilii