Assolti i 2 capi mafia per il sequestro Getty di Silvana Mazzocchi

Assolti i 2 capi mafia per il sequestro Getty La sentenza emessa dai giudici di Lagonegro Assolti i 2 capi mafia per il sequestro Getty Condannati gli altri sette imputati, cinque dei quali soltanto per il traffico della droga scoperto a Roma - La somma delle pene inflitte è superiore per l'imputazione sul traffico di stupefacenti che per il sequestro - Il verdetto dopo trentun udienze (Dal nostro inviato speciale) Lagonegro, 29 luglio. La mafia è innocente. Ieri sera, dopo dieci ore di camera di consiglio, il tribunale ha assolto il braccio e la mente del sequestro di Paul Getty III, nipote del re del petrolio, rapito a Roma il 10 luglio del 1973.1 giudici hanno prosciolto Gerolamo Piromalli, detto «don Mommo», capofamiglia indiscusso della piana di Gioia Tauro e Saverio Mammoliti, alias «Saro», latitante. I due rappresentanti delle due principali famiglie calabresi erano stati ritenuti, dopo un'inchiesta durata due anni, rispettivamente «l'organizzatore e l'ideatore» il primo e «l'esecutore materiale» il secondo del sequestro di Paul Getty. Ad ambedue era stata attribuita, nella sentenza di rinvio a giudizio, l'aggravante di aver diretto «l'associamone per delinquere» cioè il clan dei calabresi che, già formato per dar vita ad un lucroso traffico di stupefacenti, aveva poi, secondo l'accusa, rapito Paul Getty. II tribunale, presieduto da Enrico Raffaele, ha dato torto a questa tesi. Non ha riconosciuto l'«associazione» tra i nove imputati per questo reato e per di sequestro del rampollo d'oro ne ha condannati due soltanto: Giuseppe Lamanna, a 16 anni, e Antonio Mancuso a 8 anni di prigione. Al contrario, i giudici hanno ritenuto che esistesse tra i rimanenti cinque imputati l'associazione per delinquere per il traffico di droga scoperto a Roma nel '73. Il processo su questo episodio era stato connesso a quello principale del rapimento Getty in fase istruttoria. A queste cinque persone il tribunale ha inflitto pene varianti dai 9 anni e 10 mesi dati a Saverio Mammoliti ai 3 anni e 4 mesi del cugino Vincenzo Mammoliti. La sentenza ha in pratica sancito un paradosso; la somma delle pene inflitte è stata superiore per il processo alla droga che per quello del rapimento Getty, dibattuto per trentuno udienze. Il pubblico ministero Ciro Raiola aveva chiesto 23 anni di reclusione per Girolamo Piromalli e 21 per Saverio Mammoliti. Giudizi severi erano stati sollecitati per gli altri imputati per un totale di 130 anni di prigione. Paul Getty III era stato rapito a Roma nel luglio di tre anni fa. Pochi giorni dopo alla madre Gail Harris, una voce anonima chiese il riscatto: dieci miliardi. La somma fu chiesta al nonno del ragazzo; Paul-Getty senior, uno degli uomini,più ricchi del mondo, morto.due mesi fa a Londra. Il vecchio signore si rifiutò di tirar fuori tanto danaro. «Ho quattordici nipoti — si giustificò — e se pago per il primo dovrò farlo per tutti». Trascorsero i mesi. In ottobre (Paul Getty III aveva 17 anni) i rapitori del ragazzo ricorsero ad un «colpo di scena». Mutilarono Getty di un orecchio e lo spedirono in un pacchetto ad un quotidiano romano perché la madre lo riconoscesse e capisse quanto il figlio stava per rischiare se i soldi non fossero stati trovati in breve tempo. Ripresero le trattative; i banditi ridimensionarono le loro pretese e il 6 dicembre vennero pagati un miliardo e settecento milioni per la libertà del ragazzo. Pochi giorni dopo Paul Getty fu rilasciato su un tratto dell'autostrada del Sole nei pressi di Lagonegro. L'inchiesta fu affidata a questa città e in carcere ci finirono tredici componenti del cosiddetto «clan dei calabresi ». Alcuni furono prosciolti in istruttoria; Saverio Mammoliti riuscì a fuggire e a Girolamo Piromalli fu concessa la libertà provvisoria per motivi di salute; gli altri sette finirono sul banco degli imputati con una serie infinita di reati; dall'associazione per delinquere al sequestro di persona, alle lesioni aggravate, al traffico di stupefacenti, alla detenzione abusiva di armi etc. Il processo ha avuto inizio il 12 maggio scorso. Per la difesa degli accusati comparve in aula una schiera di trenta avvocati. Alla prima udienza si presentarono Paul Getty III e sua madre Gail Harris per costituirsi parte civile. Il ragazzi era pallido e impaurito. Rispose appena anche se con una certa ironia alle domande del giudice, ma quasi non replicò quando venne attaccato dagli avvocati della difesa degli imputati che gli ricordavano la sua vita scapestrata e le amicizie «ambigue». Il ragazzo fuggì subito dopo aver deposto e non è tornato nell'aula del processo neanche per assistere alla sentenza. Da quel giorno trentuno udienze hanno scandito il dibattimento durato oltre due mesi. Sul rapimento di Getty sono state discusse due tesi contrapposte. La prima è quella secondo la quale il clan dei calabresi, già consoli- dato e rodato nel traffico della droga, rapì il ragazzo per estorcere parecchi miliardi e riciclò comunque i mille e settecento milioni ottenuti. La seconda è stata quella già ipotizzata al tempo del sequestro e sostenuta al processo dalla difesa degli imputati e cioè che Paul Getty, povero, giovane e scapestrato avesse simulato il suo rapimento per spillare danaro al vecchio e avaro nonno. A sostenere che gli imputati dovevano essere condannati è stato l'avvocato Giovanni la- covoni per la parte civile. In un'arringa lunga quattro ore illustrò ai giudici il suo convincimento secondo il quale il «clan dei calabresi» doveva essere punito per il rapimento del giovane anche se le prove non erano granché consistenti. Subito dopo è arrivato l'attacco degli avvocati della difesa. In testa i legali di Girolamo Piromalli. Per due mattine intere Marcello Zampogna e Luigi Gallo hanno sviscerato a fondo le prove che il tribunale aveva a disposi¬ zione per accusare «don Mommo»: la più importante una banconota da centomila lire «sporca» trovata in casa sua a Gioia Tauro. Piromalli è un commerciante in agrumi — hanno detto in sostanza i legali — e i soldi vanno e vengono. E gli altri imputati Piromalli non li ha mai visti. A processo finito ieri mattina, i giudici si sono ritirati in camera di consiglio. Ne sono usciti alle dieci di sera con la sentenza. Assolti per insufficienza di prove gli otto imputati accusati del sequestro tra i quali Piromalli e Mammoliti. Prosciolto per lo stesso motivi anche il nono: Pietro Selli accusato di aver aiutato Saverio Mammoliti ad evadere dal carcere di Nicotera. Condannati soltanto due «gregari»: Giuseppe Lamanna (al quale furono trovati due milioni e mezzo in banconote «sporche») e Antonio Mancuso in quanto venne riconosciuto, grazie alla sua auto, come la staffetta che scortò l'auto dei banditi il giorno in cui fu consegnato il riscatto sull'Autostrada del Sole. Sedici anni e un milione e mezzo di multa a Lamanna, 8 anni e seicento mila lire di multa a Mancuso. Cinque condanne per il traffico della droga: 9 anni e dieci mesi a Saverio Mammoliti; 5 anni e 6 mesi a Domenico Barbino; 6 anni ad Antonio Femia; pene minori a Pasquale e Vincenzo Mammoliti. Il pubblico ministero è ricorso in appello contro la sentenza. La parte civile si è associata. Silvana Mazzocchi Lagonegro. Saverio Mammoliti e Vincenzo Piromalli (Tel.)