La Chiesa ritorna indietro di Raniero La Valle

La Chiesa ritorna indietro OPINIONI: SULLA "UNITA POLITICA» DEI CATTOLICI La Chiesa ritorna indietro E' in pieno sviluppo il processo di riadattamento della società italiana alla nuova situazione creata dall'evento elettorale del 20 giugno. E' un processo complesso e ricco, che si annuncia assai travagliato, e che investe sia il quadro istituzionale che quello politico, e più largamente la cultura di questo Paese, a cui si richiede la razionalizzazione dei mutamenti istituzionali e politici in corso, così da dar loro significato e coerenza. Se i tre moti di adeguamento non procedono insieme, sul piano delle istituzioni, del governo e della coscienza collettiva, l'Italia si dissocia ed entra in crisi. Finora quello che è andato avanti è il processo di adeguamento istituzionale, che si è espresso da ultimo nella costituzione delle Commissioni parlamentari, e che è andato nel senso di una crescente integrazione fra le maggiori forze del Paese; incontra invece resistenze il processo di adeguamento politico e culturale, ed è questo il blocco che bisogna rimuovere, perché esso terrebbe il Paese in una condizione che è contro natura, e lo porterebbe a convulsioni di tipo schizoide. Andreotti sembra aver avvertito il problema, e per questo il suo tentativo, pur nei suoi limiti, riesce a muoversi al livello della situazione reale, senza inutili diversioni. Anche la Chiesa è impegnata in un processo di adeguamento, tanto più drammatico in ragione della parte che ha preso nella campagna elettorale. Qui però ci si muove in direzione opposta, ed è proprio a livello istituzionale che si cerca di alzare una barriera al mutamento culturale e politico. I vescovi lombardi ne hanno indicato le linee, dando espressione dettagliata e pubblica a ciò che la Cei aveva solo accennato, e che molte diocesi stanno facendo in silenzio. La linea è quella di emarginare, dalle istituzioni ecclesiali, tutti quei cristiani che, sottraendosi al blocco politico cattolico, hanno fatto una scelta politica di sinistra. In tal modo la Chiesa ha sciolto la riserva, tenuta aperta durante la campagna elettorale, sullo statuto ecclesiale dei cattolici trovatisi in disaccordo con l'indicazione dei vescovi. Essi non sono né sco¬ municati né esclusi dai sacramenti; questo la Chiesa non avrebbe potuto fare, del resto, senza tradire la sua propria immagine, e ben più che la sua immagine. Tuttavia si vuole che essi siano esclusi da una piena partecipazione alla vita della Chiesa, o almeno da quelle attività ecclesiali che in qualche modo dipendono da un « mandato ». Ciò non riguarda poche persone ma, come ha rilevato la lettera aperta scritta ai vescovi da un numeroso gruppo di credenti, investe « milioni di cattolici praticanti, decine di migliaia di cristiani impegnati in attività ecclesiali, migliaia dì preti e di religiosi ». In effetti l'« epurazione », come la lettera definisce la « chiarificazione » indetta dall'episcopato lombardo, dovrebbe riguardare gli insegnanti di religione nelle scuole, i catechisti, gli educatori, i collaboratori negli oratori, nei consigli pastorali, nell'Azione Cattolica e nelle altre istituzioni diocesane e parrocchiali, che dovrebbero lasciare il loro incarico; riguarda le Acli, che dovrebbero abbandonare la loro qualifica di associazioni « cristiane », riguarda sacerdoti e religiosi, che dovrebbero probabilmente rinunziare all'attività pastorale. Se questo programma dovesse aver corso, la Chiesa italiana si metterebbe sulla strada di una sorta di stalinismo moderato, i cui costi religiosi ed umani sarebbero incalcolabili. Ma a quale « cultura », cioè a quale tesi ecclesiologica, corrisponderebbe questa impostazione? Un vescovo lo ha spiegato dicendo che ci sono due tipi di cristiani: quelli che, votando per la de, hanno obbedito ai vescovi, e quelli che invece hanno disobbedito. Logico dunque che le due categorie si vedano riservato dalla Chiesa un trattamento diverso. Così la Chiesa tornerebbe indietro di otto secoli, a quei decreto di Graziano in cui il canonista medioevale teorizzava resistenza di « duo genera christianorum ». Il primo genere di cristiani era quello degli « eletti », dotati di tutti i carismi e tutti i privilegi, ed erano il clero e i religiosi; il secondo era quello dei laici, che vivendo nel mondo, potevano tuttavia sal¬ varsi frequentando i sacramenti, pagando le decime e facendo beneficenza. Graziano, purtroppo, non era solo: innumerevoli sono i testi medioevali che contrappongono i « duo genera » di chierici e laici come il giorno alla notte, il cielo alla terra, i letterati agli « idioti » (cioè i semplici, gli ignoranti) e perfino i buoi alle asine (sulla scorta di un versetto biblico di Giobbe: « i buoi aravano, e le asine pasturavano a fianco a loro », cioè i chierici arano il campo del Signore, i laici devono contentarsi della pastura da loro fornita). Il recente Concilio, da ultimo, ha fatto giustizia di questa tradizione che pur è stata così dura a morire; ed ecco che ora la teoria dei due generi di cristiani riappare sotto la nuova forma di quelli che votano per la de e di quelli che, disobbedendo, non lo fanno. La bipartizione, però, non corrisponde a quella di Graziano; infatti nel genere superiore sono cooptati alcuni milioni di laici, nel genere inferiore sono respinti migliaia di religiosi e chierici. L'incongruenza, rispetto alla tradizione, si può sanare solo se si fa dell'adesione politica o elettorale alla democrazia cristiana, una specie di « ordine minore », una sorta di « accolitato », che assimili in tal modo i laici disciplinati ai privilegi del clero. Gli « accoliti », infatti, sono il primo gradino della gerarchia ecclesiastica. Ricordo che al Concilio, quando si discuteva del ripristino del diaconato, cui la minoranza tradizionalista era contraria perché avrebbe significato introdurre degli sposati negli ordini sacri, il cardinale Ottaviani propose, come soluzione di ricambio, d: far accedere all'accolitato i laici investiti di qualche missione ecclesiale, lasciando così gli altri ordini sacri al riparo da ogni infrazione alla legge del celibato. E un vescovo latino-americano, mons. Me Grath, notò subito che in tal modo si sarebbe ricostruita la vecchia « piramide clericale », con alla base « i laici come accoliti ». Oggi, reintrodurre la discriminazione tra i due generi di cristiani vorrebbe dire ricostituire la vecchia piramide clericale, con alla base i laici come democristiani; non fa bene alla Chiesa, ma non farebbe bene nemmeno alla democrazia cristiana, che si vedrebbe così definitivamente sacralizzata, nonché assorbita, come un ordine minore, nell'obbedienza gerarchica, proprio nel momento in cui il suo elettorato si è laicizzato, e moltissimi cristiani se ne sono andati altrove. Raniero La Valle

Persone citate: Andreotti, Concilio, Giobbe, Ottaviani

Luoghi citati: Italia