Quattro giorni di fuoco nell'atletica di Pietro Mennea

Quattro giorni di fuoco nell'atletica L'avvio delle competizioni è stato addirittura travolgente battuti cinque primati del mondo (e anche 2 record italiani) Quattro giorni di fuoco nell'atletica La Dorio ha superato il limite nazionale degli 800 m (2'0I"3), la Bottiglieri quello dei 400 (52"50) - Lo squadrone degli Stati Uniti leggermente inferiore all'attesa -1 calcoli errati di Roberts nell'asta e le prove eccezionali di Viren, Quarrie, Nemeth e Kazankina - Bilancio nettamente positivo per i rappresentanti azzurri (Dal nostro inviato speciale) Montreal, 27 luglio. L'atletica statunitense fa i conti, e si guarda attorno preoccupata, approfittando del giorno di riposo che il programma olimpico concede ai campioni dello stadio. La partenza è stata travolgente, cinque primati del mondo in quattro giorni, per non contare quelli olimpici che hanno un valore relativo per il solo fatto che la scadenza quadriennale dei Giochi porta logicamente continui progressi. Una partenza travolgente nella quale lo squadrone dello United States Olimpie Committe ha conquistato le medaglie d'oro maschili di Wilkins nel disco e di Moses nei 400 ostacoli, ma rispetto alle previsioni ha perso quella degli 800 che i più assegnavano a Rlck Wohlhuter, nonché quella del salto con l'asta che era considerata alla portata del fresco primatista del mondo (5,70) Dave Roberts, un blondone un po' stempiato dall'aria di intellettuale, un metro e 88, venticinque anni, campione del Florida Track Club e studente in medicina. Per sua fortuna, nella vita Roberts non ha deciso di darsi alla tecnica, o peggio di iniziare studi matematici, perché proprio non ne avrebbe avute le attitudini. Ha infatti perso la medaglia d'oro dell'asta, in una gara durata complessivamente otto ore e mezzo e conclusasi a tarda notte secondo l'ora italiana, in un modo così ingenuo che merita di tornarci sopra, ad esemplificazione di una per lo meno sconcertante condotta della squadra americana, che non deve avere dirigenti molto furbi se è vero che (altro esempio probante), quando venne eliminato in batteria, il velocista Mark Lutz era arrivato allo stadio appena In tempo per la partenza, andando al via così di prima mattina senza Il minimo «riscaldamento» (un passo avanti rispetto a Monaco, quando rimasero addormentati due dei semifinalisti dei cento e non si presentarono addirittura). SI diceva dell'asta, vinta dal primatista europeo Slusarskl, po- lacco, a quota 5,50, davanti al finnico Kalliomaeki ed a Roberts accreditati della stessa misura. Dunque, I tre superano I 5,50 al primo tentativo e l'asticella viene posta a 5,55, mentre la pioggia che aveva concesso una tregua riprende a venir giù. AI momento, la classifica vede al primo posto il polacco che ha saltato 5,20, 5,40 e 5,50 alla prima prova, quindi Kalliomaeki che è partito da 5,10 e pur essendo anche lui arrivato a 5 metri e mezzo senza falli è secondo perché ha affrontato un maggior numero di prove (cosa che è considerata nell'asta un segno di minor sicurezza), poi c'è Roberts terzo a causa di un errore a 5,35. Slusarskl ed il finlandese affrontano i 5,55, falliscono tutte e tre le prove mentre Roberts, che è chiaramente II migliore dei tre ed ha le maggiori chances di farcela «passa» la misura puntando ad un improbabile 5,60, con la pioggia che rende difficile l'Impugnatura dell'asta. E così II dramma dell'americano si compie. Con i rivali ormai bloccati a 5,50, deve saltare 5,60 sotto il diluvio se vuole passare dall'argento all'oro. Dà l'impressione di farcela al secondo tentativo (ingannando parte del pubblico e persino gli inservienti al tabellone luminoso che ne annunciano la vittoria sul grande schermo) ma in realtà cade prima del regolo, pur salendo altissimo, sfiora ancora la misura al terzo assalto. Così una delle gare più spettacolari dell'Olimpiade è stata mandata proprio dagli inventori della versione moderna della specialità. Saltando, come tutti del resto, con un'asta di produzione statunitense, Tadeusz Slusarskl a conferma della magnifica tradizione polacca ha conquistato la medaglia d'oro e con pieno merito, se la vittoria vuol dire bravura tecnica, potenza fisica ma anche intelligenza In gara. Slusarskl ha 25 anni, studia all'Accademia di educazione fisica di Poznan, detiene con il connazionale Kozaklevicz (Ieri undicesimo a 5,25, ma quinto è finito un altro polacco, Buviarski) il primato europeo a 5,62. Nato a Zary, piccola città nel sud-est della Polonia, Slusarski ha superato di recente un incidente ed ha recuperato la forma con rapidità. Il finlandese Lasse Viren, il favoloso Don Quarrie, la sovietica Kazankina, Il giavellottista ungherese Miklos Nemeth, e le tre tedesche dell'Est (Siegrun Slegl, Christine Laser, Burglinde Pollak) hanno pure avuto gli onori del trionfo. Il ritorno di Viren, già vincitore a Monaco di 5 e 10 mila metri, è così miracoloso che merita un discorso a parte, ma nella corsa femminile Tatiana Kazankina non gli è certo da meno: ha vinto gli 800 in 1'54"94 polverizzando Il record precedente della connazionale Gerassimova (1'57"5) che a Montreal non è neppure arrivata alla finale. La Kazankina si è avvalsa del gioco di squadra della Styrkina, che ha tirato il collo alle altre sino all'ultima curva, per piombare dall'esterno con una falcata quasi aerea sul rettilineo d'arrivo e dominare alla grande. Venticinque anni, maestra dello sport, nata a Petrosk nella regione di Saratov, la sovietica ricorda nel fisico Paoletta Plgni ma rispetto all'azzurra ha una corsa più elastica e redditizia. Sarà la favorita anche nel 1500 metri, gara di cui detiene II primato del mondo nel favoloso tempo di 3'56", stabilito poche settimane orsono, prima donna al mondo a scendere sotto i quattro minuti sul chilometro e mezzo. Alla bulgara Nicolina Tchereva, che si è battuta con coraggio nella morsa delle sovietiche, è andata la medaglia d'argento, nonché l'ovazione del pubblico per la grazia con la quale si è inchinata alla folla al momento della premiazione. Come bordate di applausi ha ricevuto l'ungherese Nemeth, il quale dopo aver vinto la gara e realizzato il record del mondo con un primo lancio a metri 94,58, si è talmente emozionato da non riuscire quasi più a scagliare II suo giavellotto. Ha Infatti collezionato una serie di nulli, e solo alla fine ha sparato di nuovo a 86,84, comunque nettamente al di sotto delle sue possibilità. Per l'atletica azzurra, il bilancio dei primi quattro giorni allo Stadio Olimpico è nettamente positivo. Le manfrine di Pieretto Mennea tolgono qualcosa all'uomo, ma non scalfiscono il merito dell'atleta finito quarto, migliore dei bianchi, in una gara dura, che non ha espresso tempi di rilievo solo a causa dell'umidità stagnante sullo stadio, di condizioni atmosferiche contrarie in modo particolare agli sprinters. Nella gara che ha visto il dramma di Crawford, messo k.o. da uno strappo praticamente all'uscita dai blocchi di partenza, che ha visto il meritato successo del giamaicano (fermato a Monaco da uno stiramento) sui forti statunitensi Hampton ed Evans, l'azzurro ha raggiunto il massimo risultato possibile, anche se lui dice che « se lasciato traquillo » avrebbe potuto fare ancora meglio. Esistono leggi fisiche che nessun allenamento può alterare. Mennea non aveva attorno nessuno dei finalisti di Monaco, del giorno in cui vinse la medaglia di bronzo; lui e Borzov si sono confermati i migliori sprinters d'Europa, i più resistenti del mondo (con Quarrie e Crawford, protagonisti sfortunati quattro anni or sono). Mennea non è soddisfatto del tempo (20"54) realizzato, ma tutti sono rimasti per i motivi già detti sopra i loro limiti. Si pensava che Quarrie avrebbe vinto sotto i 20", ha dominato in 20"32. Con le presenze di Mennea e Grippo in finale, con i primati italiani degli 800 della Dorio (2'01"3) e della Bottiglieri (52"50 sui 400 metri), con le ottime prove di DI Guida (400), Ronconi e Buttari (110 ostacoli) ancora in lizza domani, di Farina che ha passato due turni nei 200 metri, di Fava per quanto eliminato nei 10 mila, di Zambaldo, Visini e Buccione nei primi dieci della marcia, l'atletica italiana ha retto bene il campo se si tengono a mente i reali rapporti di forza e non si Inseguono sogni. E si può ancora sperare in Veglia nel lungo (come conferma di qualità, senza badare al piazzamento) in Sara Simeoni nel salto, nella Dorio sui 1500 (gara che dovrebbe fare anche Grippo per accumulare esperienza), in una buona figura della 4x100, in Fava e Cindolo per la maratona. Da domani l'atleta olimpica promette altri quattro giorni di fuoco. Bruno Perucca La Cina elogia i ritiri africani Tokyo, 27 luglio La Cina ha elogiato il boicottaggio dei Paesi africani alle Olimpiadl di Montreal definendolo « un duro colpo alle azioni tru culente a lungo perpetrate dall'imperialismo in seno al movimento olimpico ». E' quanto afferma l'agenzia ufficiale cinese Hslnhua che così prosegue: « E' un fatto senza precedenti nella storia dei giochi o limpici che 700 atleti di 30 Paesi boicottino la manifestazione... Con questa lotta, i Paesi africani hanno dimostrato la loro salda unità nell'opporsi alla discriminazione razziale in Sud Africa... Sottraendo ai giochi molti grandi atleti capaci di imporsi in molti sport, i Paesi africani hanno mostrato come sia più Importante la fermezza nei princìpi anti-razzial piuttosto che la conquista di medaglie ». (Ap) Montreal. Pietro Mennea (4°) alle spalle di Quarrie, vincitore dei 200 metri (Telefoto)