Due cadaveri dimenticati all'obitorio per 5 anni

Due cadaveri dimenticati all'obitorio per 5 anni Genova: scoperti per caso nelle celle frigo Due cadaveri dimenticati all'obitorio per 5 anni Sono un uomo e una donna di età avanzata - Non erano mai stati identificati, e ora il riconoscimento non è più possibile (Nostro servizio particolare) Genova, 27 luglio. Due cadaveri di persone sconosciute, un uomo e una donna, sono stati « dimenticati » per cinque anni in una cella frigorifera all'obitorio dell'istituto di medicina legale dell'università di Genova. Sono stati scoperti casualmente nei giorni scorsi, quando ormai i corpi erano in stato di avanzata decomposizione. Il Procuratore aggiunto della Repubblica, dottor Mario Calabrese, ha dato il nulla osta per la sepoltura. Nei giorni scorsi il direttore dell'istituto, prof. Celesti, insieme ad alcune autorità locali, in seguito a un guasto alle celle frigorifere, ha compiuto una visita all'obitorio, dove vengono sistemati i cadaveri delle persone che debbono essere sottoposte ad autopsia. La legge prevede che, per la sepoltura, sia necessario il nulla osta dell'autorità giudiziaria « che noi diamo — ha detto il Sostituto Procuratore dottor Franco Meloni — quando i cadaveri sono stati esaminati e non servono più ai fini giudiziari. Naturalmente, le salme debbono essere state riconosciute. Se il riconoscimento non è ancora avvenuto, si aspetta fino a che questo atto, ragionevolmente, può essere compiuto ». L'istituto di medicina legale, dopo un certo periodo di tempo, dovrebbe avvisare la magistratura dei cadaveri « in carico » perché vengano adottati i provvedimenti del caso. Normalmente, l'avviso dovrebbe essere dato dopo trenta-quaranta giorni, e nel frattempo gli esperti dovrebbero compiere tutti gli atti necessari a un possibile riconoscimento futuro, come l'eseguire fotografie del cadavere o prendere le impronte digitali o Processati per direttissima Fecero saltare "ma fu uno scherzo" l'auto d'un dirigente Pordenone, 27 luglio. Processati per direttissima dal tribunale di Pordenone, due operai di Fiume Veneto, Lucio Trevisan, 30 anni e Giorgio Favot, di 35, sono stati condannati ciascuno a otto mesi e 15 giorni di reclusione con la sospensione condizionale della pena, perché riconosciuti colpevoli di danneggiamento, detenzione di esplosivo, esplosione pericolosa. I due, «per fare uno scherzo» — cosi ha riferito uno degli imputati — fecero esplodere la notte del 15 luglio un tubo di tritolo nello scarico dell'automobile di Floriano Capovilla, 51 anni, di Motta di Livenza, dirigente d'azienda della «Fotocolor Gregoris» di Azzano Decimo, della quale Lucio Trevisan era stato dipendente prima di essere licenziato qualche tempo fa. L'esplosione distrusse l'auto e mandò in frantumi anche i cristalli di un vicino negozio. Nel corso dell'interrogatorio di oggi, Trevisan ha cercato di ridimensionare l'accaduto dicendo che, insieme a Favot, aveva voluto fare « uno scherzo » al dirigente dell'azienda con il quale aveva avuto contrasti di lavoro. (Ansa) raccogliere altri elementi segnaletici. Questo, evidentemente, non è stato fatto con le due salme « scoperte » nei giorni scorsi. Nessuno, all'istituto di medicina legale, si è ricordato dei cadaveri dei due sconosciuti, cosi come nessuno, alla procura della Repubblica, ha più trovato i fascicoli intestati con la tradizionale frase « procedimento per decesso di ignoto ». Per cinque anni, tutti si sono dimenticati dei due cadaveri: uno di una donna piuttosto anziana, investita da un'auto mentre attraversava una strada del centro cittadino; l'altro di un uomo, anch'egli anziano trovato cadavere in stato di avanzata decomposizione sulle alture della città, in mezzo a cumuli di rifiuti. Nessuno si era presentato nel 1971 a denunciarne la scomparsa, nessuno era andato all'obitorio per riconoscerli: forse erano persone che vivevano sole, senza parenti ed amici, forse erano di passaggio a Genova. Addirittura, per la morte della donna, l'automobilista investitore venne rinviato a giudizio per omicidio colposo, e condannato in primo grado (il processo è ora pendente in Appello). La visita compiuta la scorsa settimana per un guasto alle celle frigorifere dal prof. Celesti ha rivelato la dimenticanza. Ormai il riconoscimento non è più possibile; la magistratura ha concesso il nulla osta perché i due poveretti possano avere sepoltura nel cimitero di Staglieno, nelle fosse destinate alle persone senza nome. g. b. Per l'americana morta di droga a Firenze 4 rinvìi a giudizio Firenze, 27 luglio. Quattro giovani — due studenti di nazionalità greca e due donne — sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo, spaccio e detenzione di stupefacenti dopo alcuni mesi dì indagini sulla morte di Chaty Nadin, 20 anni, una studentessa americana trovata morta il 26 dicembre dello scorso anno in un appartamento alla periferia della città. I periti accertarono che la causa della morte era stata un'eccessiva dose di eroina, iniettata alla giovane durante una festa alla quale parteciparono altre cinque persone. I giovani rinviati a giudizio dal giudice istruttore dott. Corrieri sono Polidorus Paulopulos, 23 anni, studente di architettura; Patrizia Guastini, 29 anni, di Pistoia, che ha confessato di aver fatto l'iniezione di eroina alla americana; Tamara Carletti, 21 anni, indossatrice, di Firenze; Damianos Macropodis, 23 anni, che partecipò alla festa con la moglie Zambetula Teofani, 20 anni. (Ansa)