Altro dramma per la gente di Seveso viene respinta per paura di contagio

Altro dramma per la gente di Seveso viene respinta per paura di contagio La nube tossica provoca irrazionali episodi di intolleranza Altro dramma per la gente di Seveso viene respinta per paura di contagio Inflessibili gli albergatori e i gendarmi svizzeri al valico di Chiasso - Preoccupante calo degli affari: nessuno acquista merci della zona - Appello del sindaco che teme un aumento della disoccupazione - Cordone sanitario sempre più ampio e rigoroso Danni incalcolabili per la Bassa Brianza (Dal nostro corrispondente) Milano, 27 luglio. Per gli abitanti di Seveso e degli altri Comuni della Bassa Brianza, colpiti dalla contaminazione di due settimane fa, alla preoccupazione per la nube tossica se ne sta aggiungendo un'altra: la gente ha paura di loro, teme che possano essere veicoli di chissà quale infezione e vuole tenerli lontani. E' avvenuto alla frontiera svizzera e anche in numerose località di villeggiatura del litorale adriatico e della riviera ligure. Alcune famiglie che avevano prenotato da tempo il periodo di ferie si sono sentite trattare da appestati: «Eccovi indietro la caparra, ma per favore non venite». Lo stesso al valico di Chiasso: letto sul passaporto che il viaggiatore era residente a Seveso il gendarme è stato inflessibile. Ma non basta. Le industrie di questa zona di Bassa Brianza hanno visto diminuire enormemente i loro affari. Nessuno o quasi compera più, non solo generi alimentari, ma neppure mobili, lampadari, tappeti, generi che da sempre hanno fatto di questo territorio, costellato di piccole industrie e laboratori artigianali, uno dei più ricchi d'Italia. Il grido d'allarme per questa situazione lo lancia il sindaco di Seveso, Francesco Rocca. «Mi rivolgo ai giornali per appellarmi all'opinione pubblica del Paese. E' necessario che si sappia che i cittadini di questa zona, anche quelli che dovessero essere intossicati, non sono in nessun modo pericolosi per gli altri. Per carità — aggiunge — alle altre disgrazie che ci sono piovute addosso non aggiungiamo anche quella di essere isolati dui resto del mondo con una sorta di cordone sanitario. Si deve sapere anche che non è pericoloso entrare nei territori dei Comuni né tantomeno acquistare prodotti che da qui vengono. Il mio terrore — conclude — è quello di creare una sacca di diI soccupazione dovuta ùd un tiI more irrazionale della nube». In effetti l'impressione che ; intorno a Seveso e al suo ter¬ ritorio si stia stendendo un cordone sanitario, non solo psicologico, ma anche fisico. c'è ed è forte. Partendo da Milano sulla superstrada per Meda, fatti pochi chilometri si comincia ad incontrare cartelli che ammoniscono: «Attenzione, zona inquinata, chiudere i finestrini e le prese d'aria». Ma avvicinandosi alla periferia del paese lo spettacolo è ancora più inquietante. Militari in tenuta da combattimento stanno posando reticolati, oltre sette chilometri, per impedire l'accesso a chiunque. Il generale Antonio Arzà, comandante del terzo Corpo d'armata, questa mattina ha fatto il punto sull'intervento dell'esercito e sulle possibilità di impiego dell'unità Nbc (Nucleare biologica chimica). Il generale ha spiegato che i militari specializzati sono giunti ieri pomeriggio in elicottero a Milano da Rieti, dove è la loro sede, completi di attrezzatura di lanciafiamme. Sul loro impiego esistono però molte perplessità. Si teme infatti che gli 800 gradi di calore sviluppati dalla fiamma al napalm invece di distruggere tutto sviluppino i nuove reazioni chimiche sul tipo di quella avvenuta nello stabilimento Icmesa. Per il momento dunque l'esercito si è limitato a recintare la zona infetta. Altri interventi dovranno essere coordinati con la Regione e le autorità sanitarie. Per quanto riguarda la sicurezza dei militari addetti alle operazioni è stato assicurato che non corrono alcun rischio in più di quello degli altri cittadini che sono fuori dalle zone ad alto tasso di inquinamento. Per quanto concerne l'intervento della Nato, due ufficiali della Setaf di Vicenza hanno effettuato prelievi di terreno e li stanno analizzando. Altri casi invece tra la popolazione civile. Oggi altre tre donne sono entrate all'ospedale di Niguarda con chiari sintomi di intossicazione. Per i bambini ricoverati con ustioni da cloro al viso con tutta probabilità bisognerà ricorrere ad operazioni di plastica. C'è però almeno una possibilità che la terribile intossicazione da diossina possa essere combattuta. Il primario dermatologo che si è installato nelle scuole di Seveso ha intenzione di iniettare ad un cane, sofferente per intossicazione da Tcdd, una sostanza che potrebbe favorire l'eliminazione della diossina per via renale. Per il momento è solo un tentativo teorico che potrebbe anche rivelarsi inutile, ma vale la pena di farlo. In altri casi di intossicazione da piombo e altri metalli pesanti ha dato buoni risultati e potrebbe servire anche in questa occasione. Oltre agli ambulatori medici è in funzione da ieri anche un ufficio veterinario che raccoglie notizie sulle morti di animali ormai anche da paesi lontani oltre venti chilometri. E' stato accertato comunque che nella sola Seveso dall'inizio della contaminazione sono morti 460 animali, in massima parte conigli e pollame. Nessun caso invece tra i bovini. C'è anche chi denuncia danni inesistenti e rischia di essere denunciato per tentata truffa. Oltre a questi danni per il momento non ancora stimabili, e a quelli alle colture che dovrebbero aggirarsi intorno agli 800 milioni, ci sono i danni arrecati dalla nube all'industria. Hanno chiuso i battenti cinque piccole industrie che occupano in totale poco più di 400 persone. Ce ne parla il sindaco Rocca: «Per valutare i guasti arrecati all'economia, a parte i veri e propri danni patrimoniali, bisogna innanzitutto tenere conto del fatto che molte famiglie realizzavano notevoli risparmi cibandosi di verdura del loro orto e di animali da cortile da loro allevati». Anche se nulla è andato distrutto il solo fatto di dover ricorrere ai negozi ha causato danni alle economie familiari. Per questo in serata l'amministrazione comunale e i sindacati hanno sollecitato dai ministeri del Lavoro e del Commercio e dell'Industria una serie di interventi; in primo luogo a favore delle industrie chiuse una moratoria sulle scadenze delle cambiali e delle tratte; un piano economico di credito agevolato per le altre fabbriche danneggiate che pure non hanno sospeso la produzione, un contributo a fondo perduto per le aziende che potrebbero assorbire eventuali disoccupati e infine un contributo ai Comuni per le spese sostenute in questo periodo. In pratica dunque si chiede l'applicazione di una serie di misure che qualifichino la zona come disastrata. «E' importante — ha concluso il sindaco Rocca — che si prenda in esame il problema dei posti di lavoro. Magari aiutando altre aziende che possono assorbire la mano d'opera divenuta eccedente. Qui si vuole lavorare, gli operai sono disposti persino a tornare all'Icmesa; non vogliamo che passata la nube ci si scordi di noi e al danno dell'intossicazione si aggiunga la beffa della disoccupazione». Marzio Fabbri La domestica di Seveso morta Sotto inchiesta la donna che praticò l'iniezione Cortina, 27 luglio. Un avviso di reato è stato notificato alla moglie del dott. Francesco Zucchi, per aver praticato l'iniezione sulla domestica Maria Teresa Galli, 35 anni, di Seveso, giunta cadavere domenica mattina verso le 9 alla clinica « Crignes » di Cortina. La comunicazione, firmata dal pretore dr. Aniello Lamonica, dovrebbe riguardare il reato di omicidio colposo. Il giudice è probabilmente partito dall'ipotesi che a provocare la morte della donna possa essere stata l'iniezione stessa, naturalmente in attesa dei risultati dell'autopsia eseguita dal prof. Sante Davide Ferrara, anatomo-patologo dell'università di Padova. (Ag. Italia) La micidiale diossina La diossina, così la si chiama oggi questa sostanza dalla formula esoterica (2,3,7,5 tetraclorodibenzodiossina o tcdd) che nasce dal triclorofenolo, è una specie di sputnik accelerato all'estremo. Basti dire che quando entra nell'organismo è capace di indurre un enzima del fegato, il dt-diaforasi, ad aumentare 17 mila volte. Inoltre è capace di far aumentare 13 volte un altro enzima, il P-450. Questi due dati matematici sono la culla della speranza, in merito alla nube che si è sprigionata a Seveso. Fanno presumere che l'organismo metta in opera le sue difese anche le più recondite, contro questo aggressore chimico, che nessuno usa, ma che si forma incidentalmente per il concorso di circostanze imprevedibili. Così è avvenuto nella fabbrica di Seveso dove una valvola non ha funzionato, consentendo la formazione della diossina. La moria degli animali era scontata: vi sono larghe esperienze al riguardo, sono cose che gli esperti sanno. Ma l'uomo, il bimbo, la donna? Vi è solo un'esperienza in merito: in tre allevamenti di cavalli nel Missouri si ebbe un avvelenamento da diossina. Un avvelenamento singolare, dovuto al desiderio dell'allevatore di non far mangiare polvere ai suoi cavalli, per cui aveva incaricato una ditta di cospargere la pista di un olio, di rifiuto ovviamente, che purtroppo veniva da un'industria impegnata nella fabbricazione del triclorofenolo, la sostanza madre della diossina. Morirono 48 cavalli, nello spazio di due anni, degli 85 che battevano la pista. Ma solo due bimbi e tre adulti ebbero qualche disturbo, per lo più lesioni cutanee, e in un caso cistite. La prudenza tuttavia è di norma in questi casi, perché si possono verificare le «fresh mutations», così si chiamano le modificazioni del dna cellulare che senza trasmettere danni genetici possono indurre gravidanze imperfette. Perciò è consigliabile non concepire per tre mesi. Chi guarda le norme inglesi, statunitensi, russe, italiane in merito al controllo delle sostanze chimiche, non rileva differenze. Ormai tutti adottano gli stessi test: batteri, protozoi, midollo osseo, linfociti, mutazioni dominanti letali, capacità riparativa del dna cellulare. Sono test che richiedono esperienza e tempo. Si calcola che nel mondo si possono analizzare, attraverso tutti i laboratori esistenti, solo 200 sostanze. Tuttavia sono branche in continuo sviluppo. Qualcuno pensa che l'uomo possa diventare come i microbi e le cellule tumorali, che si abituano i primi agli antibiotici, le seconde ai farmaci antitumorali. Prof. Carlo Sirtori Seveso. Alcuni abitanti della «zona tossica» in attesa di sottoporsi all'esame del sangue