Per contrasti di natura politica si scatenò la caccia alle streghe di Claudio Cerasuolo

Per contrasti di natura politica si scatenò la caccia alle streghe Assolti medici e infermieri degli ospedali psichiatrici Per contrasti di natura politica si scatenò la caccia alle streghe Questa la sostanza della sentenza istruttoria del giudice Gosso, dopo 7 anni di polemiche Cadute tutte le accuse - Le prime denunce partirono dalla federazione torinese del psdi Sono stati tutti prosciolti con formula ampia in istruttoria i venti tra medici e infermieri degli ospedali psichiatrici, accusati di una serie di reati, dall'omicidio colposo alla malversazione e alla appropriazione indebita, dai maltrattamenti agli atti di libidine, dal falso ideologico alle percosse, che sareb- bero stati commessi a partire del '68 fino al '72, quando cioè si cominciarono a realizzare le prime innovazioni nel campo della terapìa psichiatrica. La decisione del giudice Istruttore Gosso, su conforme parere del pubblico ministero Miletto, ristabilisce la verità dopo sette anni di polemiche, di denunce ed esposti, molti dei quali anonimi, che hanno ingrossato il fascivolo processuale fino a farlo diventare un voluminoso dossier, che nelle intenzioni degli accusatori avrebbe dovuto inchiodare alle loro responsabilità gli operatori psichiatrici, colpevoli soprattutto di professare idee diverse da quelle tradizionali nel campo della cura delle malattie mentali. L'esposto che diede l'avvio alle polemiche e all'inchiesta della magistratura, è del 1969 e porta la firma di Domenico Oggianu, ex sindacalista della Uil, espulso nel '71 dall'organizzazione e di Arnaldo Della Bruna, direttore del settimanale « Il Veliero », organo di propaganda del psdi, nato proprio in occasione della vicenda degli ospedali psichiatrici. « L'iniziativa — scrive nella in pratica sorta nella sede della federazione torinese del psdi (più propriamente del psu di quegli anni), in seguito ad incontri tra l'allora senatore Magltano, il Della Bruna e il defunto dott. Gallian, allora vicedirettore amministrativo degli ospedali psichiatrici. Singolari analogie tra l'esposto di Della Bruna e Oggianu e una denuncia di Gallian, fanno ritenere che tutti e due i documenti vennero predisposti dalla stessa persona, vale a dire dal Gallian, il quale nella sua duplice veste di vicedirettore sanitario e di dirigente della quinta sezione femminile di via Giulio 22, ben poteva accedere a tutti i minuziosi dati citati negli esposti, attingere ai pettegolezzi che sono disseminati a piene mani in quei testi e tenerne giorno per giorno un'accurata contabilità ». « Se è vero che ben raramente il processo penale nasce da una ricerca disinteressata della verità — osserva il magistrato — è altrettanto vero che tra ì compiti del giudice figura anche quello di rendersi conto se chi denuncia un reato lo faccia nell'Intento dt assicurare un malfattore alla giustizia oppure se la sua accusa miri soltanto a strumentalizzare a fini egoistici l'intervento del magistrato ed a servirsi di questo come di un braccio secolare dotato di cieca potestà punitiva ». Ma vediamo le singole accuse. Principale e primo imputato nella lunga lista è il dott. Giuseppe J^uciano, 37 anni, allora assistente del reparto diretto da Gallian. Avrebbe omesso di visitare la degente Domenica Castagneri, che si era fratturata il femore perché spinta da un'altra paziente, Wanda Panzini, a sua volta imputata nel processo. Come ha appurato il giudice, 1 dubbi sul comportamento del medico nacquero dalle dichiarazioni della caposala, suor Maria Giacinta, la quale riferi a Gallian che quel giorno « il dottor Luciano si limito a dare un'occhiata all'anziana ammalata », mentre è poi emerso che la visitò non soltan- to lui ma anche 11 collega, dott. Annibale Crosignani. Al secondo posto tra i medici viene Pier Carlo Besusso, 56 anni, imputato di omicidio colposo per aver provocato la morte della paziente Fortunata Enne, praticandole un'iniezione di sostanza ignota. « Un non meglio identificato personale di servizio — dice il giudice nella sentenza — avrebbe informato la suora di turno che la donna era diventata cianotica dopo l'iniezione. In realtà la paziente mori per scompenso cardiaco come attesta la sua cartella clinica ed era già agonizzante quando le fu praticata l'iniezione ». I dottori Carmine Munizza, 38 anni e Adriana Ruschena, 36 anni, avrebbero abusato di mezzi di corruzione a danno di Maria Scopelliti. Come è invece emerso da una serie di testimonianze, la contenzione dell'ammalata fu necessaria per evitare che facesse del male agli altri e a se stessa e fu decisa giorno per giorno (per quattro volte) previo accertamento delle sue condizioni di salute. Altri tre sanitari, Annibale Appiano, 63 anni, Umberto Signorato, 49 anni e Giacomo Mossa, il defunto direttore degli ospedali psichiatrici, avrebbero maltrattato alcuni pazienti etilisti del reparti 2 e 4 usando In modo indiscriminato e sistematico iniezioni di apomorflna, ma l'affermazione è risultata semplicemente infondata. Accuse forse meno gravi, ma senz'altro più infamanti, sono state poi fatte al dott. Enrico Pascal, 48 anni e agli Infermieri Vittorio Leone, 40 anni, Aldo Losa, 42 anni, Salvatore Vivona, 42 anni, Renato Santi, 38 anni, Sergio Longo, 42 anni, e Sergio Ferro, 35 anni, tutti imputati di violenza carnale e atti di libidine sulla minorenne e malata di men¬ tlUMIilIIIIIIIMMIII Itlllllll IIlEIIIIIlIMIlIM te Liliana Bosso. Le dichiarazioni della ragazza seno poi risultate dettate da una fantasia distorta. Per finire, i denuncianti accusarono di malversazione « per essersi appropriati di somme delle degenti » 1 medici Luciano, Crosignani, 43 anni e le infermiere Rosa Tuberga, 30 anni, Giovanna , o i e ¬ Bracco 43 anni e Palma Pica, 29 anni. Come ha accertato il dott. Gosso, la comunità di via Giulio (la quinta sezione femminile di cui Gallian era vicedirettore) aveva deciso di modificare il precedente sistema di gesticne del denaro delle ricoverate, « per responsabilizzarle e per aumentare le disponibilità del fondo comune. L'unica testimonianza che è stato possibile raccogliere a distanza di anni — ricorda il magistrato — smentisce le accuse ». Ultimo episodio illuminante: l'infermiere Renzo Bonetto, 39 anni, era accusato di appropriazione indebita per aver « sottratto » 1240 lire al paziente Guido Piovano. Ma è risultato che il Bonetto, con quel soldi, comperò un pacchetto di sigarette e delle lamette da barba all'ammalato. Claudio Cerasuolo MMIItillllliMllllllMtllIllllllIIIIIIIEIIIIliimilMIIlI Dott. Giuseppe Luciano <IIIll>lllllilStlIlIMIlltllilillili:iiIiii:iltlllltlllI(l Dott. Carmine Munizza Dott. Annibale Crosignani pti Dott. Adriana Ruschena