La de ha data "via libera,, al monocolore di Andreetti di Luca Giurato

La de ha data "via libera,, al monocolore di Andreetti Entro la settimana avremo il nuovo governo La de ha data "via libera,, al monocolore di Andreetti La direzione democristiana ha deciso all'unanimità - Giovedì il presidente incaricato scioglierà la riserva Entro sabato presenterà a Leone il nuovo governo - Qualche nome di probabili ministri: Cossiga all'Interno, Forlani agli Esteri, Stammati al Tesoro, Morlino alla Difesa - Incarichi per Malfatti e Donat-Cattin Roma, 27 luglio. La Direzione della de ha invitato all'unanimità Andreotti a « concludere positivamente il suo incarico ». Giovedì il presidente scioglierà la riserva. Entro sabato presenterà a Leone il nuovo Governo. Sarà un monocolore de, con un numero ridotto di ministeri, ministri, sottosegretari. Si è nuovamente scatenata la ridda dei nomi. Non entreranno gli ex presidenti del Consiglio Moro, Rumor, Colombo. Cossiga sarà confermato agli Interni. Forlani dovrebbe andare agli Esteri. Stammati dovrebbe essere promosso al Tesoro, mentre il suo posto alle Finanza dovrebbe essere preso dall'attuale sottosegretario Pandolfi. Morlino dovrebbe andare alla Difesa, ma si parla anche di un suo eventuale incarico al Bilancio. Malfatti, attuale titolare dell'Istruzione, gradirebbe un altro ministero, e si dice che DonatCattin dall'Industria potrebbe passare ad un altro, prestigioso incarico. « Siamo tutti convinti che non vi sono, allo stato, alternative ad un governo monocolore e programmatico presieduto dall'on. Andreottì. Questo governo si espone al rischio parlamentare sema avere una maggioranza precostituita. Ma nelle presenti condizioni ritengo che non esista scelta alternativa; dobbiamo, quindi, continuare ad assistere e ad incoraggiare Von. Andreottì a portare a conclusione la sua iniziativa, garantendogli la nostra piena solidarietà ». Con queste parole, Benigno Zaccagnini ha chiesto alla Direzione de di dar via libera al governo monocolore di Giulio Andreottì. Nel dibattito sono emersi pareri contrari e favorevoli alla richiesta del Segretario, richiesta che, alla fine, è stata accolta. Tra l'altro, « Zac » ha in parte spuntato le armi degli oppositori interni ignorando, nella sua relazione, l'invito ufficiale che il pei aveva posto come condizione per la sua astensione. E' un rischio calcolato. Il segretario de non avrebbe potuto fare altrimenti e non solo per esigenze tattiche interne. Con l'invito ufficiale, il pei chiedeva alla de una svolta storica che il partito di maggioranza relativa non si sente di attuare. Toccherà ad Andreottì, al momento delle dichiarazioni programmatiche in Parlamento, trovare una formula che accontenti anche i comunisti. Qualunque possa essere la formula, e malgrado il non invito al pei, non c'è dubbio che la richiesta di «disco verde» di un segretario democristiano ad un governo che si reggerà sull'astensione determinante dei comunisti (sempre che, alla fine, l'astensione ci sia) rappresenta una grossa ed importante novità. Perché Zaccagnini, e con luì la stragrande maggioranza del partito, hanno deciso per il «si»? La relazione del segretario lo spiega con molta chiarezza. «Il risultato elettorale ha dimostrato come sia accresciuta nel Paese la presenza comunista. — ha detto tra l'altro Zac —, è difficile pensare che con una forza popolare così incidente e determinante non sia necessario in qualche modo fare i conti. Ed infatti sin dal congresso abbiamo riconosciuto che quella del pei è una grande forza storica con la quale è necessario confrontarci senza tuttavia confonderci in una maggioranza di governo». «In queste condizioni — ha continuato Zaccagnini — da un lato confermiamo come partito la nostra volontà di perseguire l'obiettivo di un più approfondito chiarimento politico, dall'altro non possiamo non renderci conto che proprio la grave situazione in cui versa il Paese, l'urgenza di provvedimenti per l'economia, per l'ordine pubblico democratico, per il riordinamento della macchina dello Stato richiedono l'esistenza di un governo». Ma queste esigenze di Realpolitik non comportano rischi per la de e per il Paese? Certo, rischi ce ne sono. Data però l'emergenza, la carta, secondo Zaccagnini, va tentata: «Con questo ci assumiamo il massimo delle responsabilità consentiteci dalla nostra consistenza elettorale e dall'impegno assunto con gli elettori». Sono parole semplici in apparenza; in realtà rivelatrici di un travaglio drammatico. Zaccagnini lo lascia capire con quel « massimo delle responsabilità consentiteci », che segna per il suo partito una decisione al limite del trauma. «Il rischio politico di questa operazione sarebbe maggiore se noi lasciassimo all'onorevole Andreoti da solo il compito di affrontare il Par¬ lamento », ha precisato il segretario de confermando tra l'altro, sia pure indirettamente, l'intenzione di Andreottì di andare comunque avanti. «La guida politica del partito — ha concluso — dovrà evitare il pericolo che la manovra parlamentare costituisca di fatto quella maggioranza che abbiamo esclusa sul piano politico». Andreotti, che ha preso la parola subito dopo, è stato anch'egli molto franco e preciso: «La de deve assumersi l'onere di un governo che nella sua struttura, nel suo pro¬ gramma e nell'azione quotidiana possa corrispondere, pur senza superbia di pretese e svalutazioni del passato, a quelle novità che sono universalmente invocate». Prima della direzione, per tutta la giornata, nella de si sono svolti riunioni, incontri e scontri per trovare una via d'uscita che consentisse a tutti (favorevoli e contrari) di dare «disco verde» ad Andreotti. Nelle lunghe consultazioni, Zaccagnini ha ascoltato, tra gli altri, il ministro delle Partecipazioni statali Toni Bisaglia indicato, in un primo momento, tra gli oppositori del tentativo Andreotti. La direzione de, ha spiegato invece Bisaglia, deve concludersi con la formulazione di una linea che abbia validità per tutte le componenti del partito; il presidente incaricato deve presentare il suo programma di minoranza alle Camere, tenuto conto dell'emergenza politica ed economica, e chiedere su di esso il consenso dei partiti ascoltati nel corso del suo giro di consultazioni. Chiarita la posizione di Bisaglia, restava aperto il problema di «Forze nuove» la corrente più perplessa e critica nei confronti dell'«operazione Andreotti». C'è stata una lunga riunione del gruppo e Donat-Cattin si è detto favorevole ad un accordo programmatico, che però non metta in discussione la linea della de. «Non si possono rivolgere inviti al pei e consentirgli di essere contemporaneamente maggioranza ed opposizione», ha dichiarato il ministro dell'Industria. «Il nostro punto di riferimento è il programma — ha spiegato il ministro Toros alla fine del vertice di "Forze nuove" —, è necessario un discorso in termini precisi e non un appello generico. Siamo favorevoli ad un governo di emergenza che in questo momento risolva i problemi del Paese». «Vogliamo una de che non vada alla svendita», ha precisato Baldassare Armato. Luca Giurato

Luoghi citati: Andreottì, Roma