Nuoto, mai Olimpiade fu più grande di Cristiano Chiavegato

Nuoto, mai Olimpiade fu più grande Nelle otto giornate di gara sono stati battuti ventinove record mondiali, quindici europei ed undici primati italiani Nuoto, mai Olimpiade fu più grande Le competizioni caratterizzate dal duello Usa-Germania Est: gli americani hanno vinto 13 medaglie d'oro, 11 sono andate alle tedesche orientali - Sette protagonisti assoluti - Guarducci quinto nei 100 stile libero (Dal nostro inviato speciale) Montreal, 26 luglio. La piscina ha chiuso i battenti al nuoto per lasciare il passo soltanto più ai tuffi e alla pallanuoto. Dal giorno dell'apertura a domenica scorsa ci sono state otto riunioni, con le batterie al mattino, semifinali e finali al pomeriggio. Lasciamo parlare le cifre: su ventisei titoli assegnati, tredici sono andati agli americani (12 agli uomini, uno alle donne), undici alle tedesche dell'Est, uno agli inglesi, uno alle sovietiche. Le due superpotenze, Usa e DDR, hanno fatto dunque razzia, come si sapeva già in precedenza, col timido inserimento dell'Inghilterra che può vantare un campione come Wilkie e il grande ritorno dell'Urss che ha vinto una sola medaglia d'oro ma è stata presente e ha preso medaglie in quasi tutte le finali. Una considerazione ci vuole. Dovevano essere le Olimpiadi delle nuotatrici, in realtà è stata la grande rivincita degli uomini. Gli americani hanno potuto superare l'impasse tecnico nel confronto con le donne della DDR riprendendo le giuste distanze. L'orgoglio, il sentimento nazionalistico hanno avuto certamente una parte importante nella spinta verso i risultati, spinta alimentata anche dal tifo acceso di un pubblico amico. Ma proprio per questo, perché isolate, trattate con indifferenza, le tedesche orientali hanno aumentato il loro prestigio, così com'è aumentata la simpatia per Cornelia Ender, che è stata la prima a gettarsi in acqua a complimentarsi con le rivali quando ha rimediato l'unica sconfitta del suo vasto programma, nella staffetta di ieri sera. La vittoria delle superbe ondine Usa ha avuto un esito positivo anche per le tedesche, quello di farle considerare più umane dalle rivali. Il numero che più impressiona è però quello dei record battuti od eguagliati. In sintesi diremo che sono stati superati diciotto limiti assoluti maschili, undici femminili, quattordici europei maschili, uno europeo femminile (senza considerare per esempio i • mondiali" delle tedesche dell'Est che sono ovviamente anche primati continentali). Anche per il nuoto italiano è stata festa: undici record nazionali migliorati, con Lalle e Guarducci in finale Insieme alle due staffette. Le cifre da sole dicono come queste sono state le più grandi Olimpiadi della storia del nuoto. Ma i numeri non sono sufficienti per dare l'idea di quanto è stato fatto ai giochi canadesi in piscina. Noi siamo dell'opinione che questo sport che ancora non conosce i propri reali limiti abbia fatto a Montreal un grosso passo avanti verso il «tetto» massimo delle possibili prestazioni in quasi tutte | le specialità. Certamente in futuro verranno ancora nuotatori che sapranno fare meglio de; protagonisti di oggi, e forse anche questi ultimi sapranno migliorarsi ulteriormente alle prossime occasioni. Tuttavia sarà ben difficile che i prossimi giochi di Mosca, tra quattro anni, possano presentare un simile panorama. Molti dei i primati ottenuti nella piscina olimpica sono destinati a durare parecchio tempo. Almeno questa è l'opinione di diversi tecnici. Ma veniamo alla parte meno arida del bilancio olimpico natatorio, ai grandi personaggi, agli «eroi» di tante gare, ai motivi che hanno dominato la scena. I protagonisti assoluti sono stati sette: Jim Montgomery, John Naber, Brian Goodell, David Wilkie, Cornelia Ender, Petra Thumer e Shirley Babashoff. Per il nuoto italiano, uno: Marcello Guarducci. Cominciamo daccapo. MONTGOMERY — L'americano ha vinto finalmente la grande paura. Ieri sera si è aggiudicato II titolo dei 100 stile libero nuotando in 49"99, primo uomo al mon¬ do a scendere sotto I 50". Per nulla commosso il biondo Jim ha detto ripetutamente subito dopo la gara: « Non m'Importava nulla di fare II record, volevo soltanto vincere il titolo ». Ebbene, in questa frase c'è tutto il segreto di Montgomery, campione dell'Indiana University. Lo statunitense era considerato da tutti finora il più grande talento della velocità. In prova, nelle gare poco importanti, Jim batteva tutti, ma nelle competizioni a grande livello (fatta eccezione per i « mondiali » di Belgrado) aveva sempre deluso. Montgomery è arrivato a Montreal convinto di essere il più forte e l'ha dimostrato ampiamente. La convinzione gli è valsa titoli (tre medaglie d'oro e una di bronzo) e primati. Le sue possi- bi I ita di accelerazione, il suo sprint, sono apparsi brucianti. NABER — Quattro medaglie d'oro e una d'argento. Fra preghiere e show allestiti appositamente per far divertire II pubblico (« La gente paga e ha il diritto di essere contraccambiata »), Il dorsista americano è stato uno spettacolo di potenza, di forza. Nessuno come lui sposta tanta acqua nel nuotare, nessuno come lui ha dominato tanto nettamente una specialità. E' l'erede naturale di Matthes dal quale differisce solo nel sistema di attaccare in gara: tanto era sornione il tedesco, pronto ad andare piano all'inizio per bruciare gli avversari con uno scatto nel finale, tanto è irruento Naber che parte subito all'attacco. Forse lascerà presto il nuoto, ma il suo nome rimarrà a lungo nell'albo dei record. GOODELL - Con la malattia di Tim Shaw rj il declino inevitabile di Steven Holland, costretto da uno stile allucinante a dare diecimila bracciate per vasca, si pensava all'assenza di un vero protagonista per il fondo. Invece è spuntato Brian Gcodell, piccolo californiano che a questa specialità ha dato una nuova impronta, quella di una gara di velocità prolungata. Capace di ritmi incredibili (nuota regolarmente la seconda parte della gara più rapidamente della prima), ha vinto 400 e 1500 da gran dominatore. Ha solo .. anni. Non gli si può che pronosticare una lunga carriera. WILKIE — Ha vinto una sola gara, ma che gara. Dato molte volte per irrecuperabile, l'inglese risorge nelle occasioni importanti. Battuto nei 100 rana da un Hencken in grandissima forma, si è rifatto nei 200 con il tempo di 2'15"11 che, tecnicamente parlando, è uno dei più validi di tutta l'Olimpiade. La sua irriducibile combattività, lo scatto eccezionale ne fanno uno dei «grandi» del nuoto. ENDER — Che scrivere ancora che non sia già stato scritto? Quattro medaglie d'oro e una d'argento, record mondiali che non si contano. E' disciplinata, fa l'inchino quando la premiano, applaude e saluta le rivali. Ci sarebbe da dire che le manca solo la parola per essere perfetta. La sua gara più bella è stata quella dei 200 stile libero, anche perché è stata la più intelligente. Non ha forzato nella parte Iniziale ed è andata a vincere su una Babashoff che ha dovuto man giare polvere — si fa per dire -• fino alla fine. THUMER — Quindici anni con la forza di un delfino. Hi rniui1lato gli attacchi della Bahashnif sia sui 400 che sugli B00 st^e libero. Nuota su tempi che in Italia vorreobero fare parecchi ragazzi. Una specie di Novelh Cai liparis moltiplicata per tre. BABASHOFF — Sul piano della « grinta », dell'impegno, della combattività, tanto di cappello. Ieri sera per merito suo la staffetta americana ha fornito la più clamorosa sorpresa dei giochi, batten¬ do le tedesche dell'Est, favoritissime. E' stata la gara che ha suscitato i maggiori entusiasmi del pubblico e che ha dato i maggiori brividi. La DDR ha sbagliato mettendo Cornelia Ender in prima frazione (sperando forse che la supercampionessa ottenesse un altro record mondiale) e così si è fatta bruciare nell'ultimo passaggio, quando la Babashoff ha superato la Hempel ed è andata a toccare per prima. Le americane hanno effettuato cambi al limite della regolarità; due di esse, la Boglioli e la Sterkel, hanno ottenuto tempi che potrebbero far sospettare l'uso di stimolanti, ma alla fine hanno vinto. Unica nota stonata l'atteggiamento della blonda Shirley, che evita costantemente di salutare Cornelia Ender, GUARDUCCI — E' stata la punta di diamante del nuoto azzurro. Secondo tempo nelle qualificazioni nel 100 con 51 "35, quinto in finale. Di più non ci sì poteva attendere. Il movimento natatorio Italiano non può andare oltre ed esprimere un campione ogni tanto, quando nasce spontaneamente. L'importante è saperlo cogliere come ha fatto Dennerlein con Guarducci. Il trentino ha soltanto 20 anni e almeno un'olimpiade ancora in vista. Se resisterà allo stress di uno sport spietato sarà uno dei grandi protagonisti dei prossimi anni nello sprint. Ma tutti gli azzurri non hanno deluso: undici record nazionali e quattro finalisti sono un bilancio da considerare positivo. Cristiano Chiavegato