Venezia: solo Palazzo Ducale non ha il cartello "chiuso,, di Edoardo Ballone

Venezia: solo Palazzo Ducale non ha il cartello "chiuso,, Musei, sempre per la solita storia, manca il personale Venezia: solo Palazzo Ducale non ha il cartello "chiuso,, Una parola che gli stranieri hanno imparato a memoria - Porte sbarrate a Ca' Pesaro (arte orientale) e Ca' d'Oro (quadri fiamminghi) - Le Gallerie dell'Accademia visibili a giorni alterni (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 24 luglio. Per molti turisti, in visita a Venezia, non resta che andare a fare un bagno al Lido. Troppo poco per chi voleva vedere i capolavori del Giorgione e del Tintoretto o i soffitti barocchi delle basiliche. Ma, in periodo estivo, musei e chiese sono chiusi nella perito, della Laguna. Mancano i custodi. Dì conseguenza, sulle porte dei maggiori monumenti artistici della città sono comparsi grossi biglietti con su scritto «chiuso». E' questa la parola che i turisti stranieri sono costretti ad impartire a Venezia. Chiuso per mancanza di personale è il museo d'arte orientale di Ca' Pesaro (occorrono dodici custodi e ce ne sono tre); chiusa è la galleria Giorgio Franchetti, alito. Ca' d'Oro, dove sono esposti ori e quadri fiamminghi e veneti (i guardasale sono soltanto dodici contro il fabbisogno di almeno 33); chiuse a giorni alternati sono le Gallerie dell'Accademia dove sono stati collocati sofistic/ati impianti antifurto, ma lavorano soltanto sei custodi, un numero del tutto insufficiente. Così, con questa assurda situazione, uno dei maggiori centri del turismo mondiale accoglie i suoi visitatori. «La. legge speciale per Venezia prevede il plenum dei cu stodi nei musei — fa osservare il dottor Francesco Valcanover, sovrintendente per i beni artistici e storici — ma finora non c'è niente di nuovo all'orizzonte. Siamo ormai in una fase insostenibile. O arrivano nuovi custodi o siamo costretti a chiudere totalmente i musei». A Firenze, almeno, sono arrivati un gruppetto di nuovi custodi e la situazione è alquanto migliorata. A Venezia niente. Così, per integrare i posti vacanti nelle sale dei musei, giungono i bagnini d'inverno e le bidelle delle elementari d'estate. Ma è un personale poco qualificato per questo tipo di lavoro e poi il suo impiego è di breve durata. «Non è con i palliativi che si può andare avanti — rileva il professor Giovanni Mariacher, direttore alle Belle Arti del Comune— il problema è grave e lo si deve affrontare con decisione». E cioè? Mariacher, spiega: « Si dovrebbe risolvere la delicata questione dei custodi mutilati. Gli invalidi, per legge, devono coprire il 15 per cento degli organici nei musei, e sarebbe bene che costoro fossero meglio coadiuvati da gente in grado di inseguire un ladro o un teppista ». Il direttore alle Belle Arti continua la sua polemica. Fa notare che, sempre in base alla legge, i custodi mutilati hanno diritto a due mesi di ferie, uno in più dei loro colleghi. Accade così che il periodo estivo resta quello più sguarnito di custodi. E i turisti non attendono di certo l'inverno per fare visita a Venezia. Mtoriacher lancia una proposta: «Perché non impiegare nella custodia delle chiese e dei musei gli obiettori di coscienza? In fin dei conti, la tutela del nostro patrimonio artistico è un servizio sociale». Alla crisi del personale nei musei s'è da poco aggiunto un altro intralcio: la carenza dei custodi nelle chiese monumentali. Il Patriarcato dice che non ha soldi per mantenere un cospicuo numero di custodi e chiede aiuti finanziari al Comune. Quest'ultimo, ovviamente, deve già pensare alle insufficienze numeriche dei suoi musei. Risultato: parecchie chiese di Venezia possono essere ammirate nel loro interno soltanto durante la Messa del mattino. Le proteste dei turisti non mancano, anzi giungono a valanga sulla scrivania del direttore dell'Ente del Turismo, dell'Azienda Autonoma e persino del sindaco. Ma le autorità si stringono nelle spalle e non sanno proprio come affrontare il problema. Sì, occorrono il doppio o il triplo dei custodi, ma dove prenderli se mancano concorsi pubblici? Venezia ha un fiore all'occhiello: Palazzo Ducale. Dato in concessione dallo Stato al Comune, il monumento ha una sua gestione autonoma che da alcuni anni è in attivo. Palazzo Ducale assorbe ogni anno circa un milione e mezzo di turisti ed è la meta più ambita dagli stranieri dopo Pompei e gli Uffizi di Firenze. Ha quaranta custodi e due turni di sei ore per cui è aperto ininterrottamente dalle 8,30 alle 19, domenica compresa. Lo scorso anno le casse del Palazzo hanno riscosso 521 milioni di cui oltre 300 spesi per il personale e un altro centinaio per le opere di conservazione. E' una gestione in attivo, ma è l'unica. Il direttore di Palazzo Ducale è l'architetto Umberto Franzoi, giovane e dinamico. Dice: «E' ora di finirla di addossare tutte le colpe ai custodi. D'accordo, molti sono impreparati ed il personale è insufficiente. Ma allora non resta che creare dei corsi preparatori e poi fare numerosi concorsi». Sembra proprio l'uovo di Colombo. Ma pare che la soluzione non sia così semplice. Aggiunge Franzoi: «Piuttosto è bene criticare parecchi direttori di musei, gente di indubbia cultura che magari sa tutto sull'arte bi¬ zantina o sulla vita del Ghirlandaio, ma che quasi sempre ignora quanti custodi ci sono alle dipendenze o quanto occorra per restaurare un capolavoro. Forse il segreto sta proprio qui: mettere alle Sovrintendenze tecnici e non studiosi allo stato puro». Dunque, la polemica divampa, ma Venezia continua a chiudere le porte dei suoi musei in faccia ai turisti. Nella città lagunare, a novembre, si terrà in Palazzo Grassi la seconda mostra internazionale dell'antiquariato. Un evento artistico mondiale. Ma il direttore dell'Azienda Autonoma del Turismo, Marino Marangon, è preoccupato. «Chi sorveglierà tutti quei pezzi preziosi», si domanda. Non certo bagnini e bidelle. E allora? Già si parla di far stazionare nelle sale, a difesa dell'esposizione, guardie giurate e militari. Edoardo Ballone

Persone citate: Francesco Valcanover, Franzoi, Ghirlandaio, Giorgio Franchetti, Giorgione, Marangon, Umberto Franzoi