Killer tende l'agguato sul portone al play-boy della mula e rabbatte di Claudio Giacchino

Killer tende l'agguato sul portone al play-boy della mula e rabbatte SPARI E SANGUE PER "REGOLAMENTI,, E SFIDE DA WESTERN Killer tende l'agguato sul portone al play-boy della mula e rabbatte Colpito da due proiettili, l'elegante catanese è grave all'ospedale - Viveva in un alloggio lussuoso con una ragazza, faceva frequenti viaggi in Africa e Sudamerica Alfio Fragalà, 33 anni, catanese da tempo trapiantato a Torino. Sempre azzimato e attorniato da belle ragazze, alloggio lussuoso, auto di grossa cilindrata, di casa nei più raffinati «night club» del centro, abbronzature al Kenya, ad Acapulco, conoscenze con il jetset cittadino. Un autentico playboy della «mala». Nell'elegante condominio di via Mollieres 20 lo credevano industriale o figlio di papa, la buona reputazione è durata fino a ieri mattina alle 9 quando è stramazzato a pochi passi dal portone, centrato da due pallottole sparate da uno sconosciuto. Insanguinato, barcollando, è riuscito a trascinarsi al garage all'angolo della via, alcuni meccanici l'hanno portato all'ospedale. E' molto grave, ma forse se la caverà. Comunque, per lui, la dolce vita è destinata a rimanere a lungo un ricordo. «I guai per il Fragalà sono soltanto iniziati — dice il dottor Sassi della "mobile" —. Da i e , e a. aa n ota o lli n er o a 11 di pe di umi al io iea ti cuzto, ui ne. 2» nlo o. rula egi oto lui ci aspettiamo un sacco di cose interessanti. Innanzitutto dovrà illuminarci sulla sua abilità di vivere come un nababbo senza lavorare, poi svi perché di tanti viaggi in Africa e Sud America». La storia di Alfio Fragalà è la storta emblematica di parecchi personaggi del mondo notturno, del loro rapido successo in poco chiare attività, della perizia nel celare dietro una facciata di rispettabilità conquistata con l'ostentazione del denaro un'esistenza fatta di traffici ambigui. Guardiamo da vicino il cammino percorso dal Fragalà. Povero in canna, arriva molti anni fa a Torino, non perde tempo per farsi conoscere dalla questura. Fioccano le prime denunce per lesioni e porto abusivo d'armi, gli agenti lo pescano più volte in ambienti equivoci legati al giro delle bische e dei protettori. Il fascicolo giudiziario si ispessisce con il trascorrere dei mesi, «ma sempre cose di scarso conto», precisano in questura. Il catanese non sembra destinato a fare carriera nel sottobosco della città. A un certo punto viene dimenticato dalla giustizia, pare abbia lasciato da parte certe amicizie. Scompare, di lui non se ne sa più nulla. E nell'anonimato il Fragalà comincia a conoscere il benessere; si fa vedere spesso nei più cari negozi, diventa un habitué dei locali notturni, gira su macchine dai 7 milioni in su, stringe rapporti con industriali e commercianti. Si stabilisce in un confortevole appartamento al primo piano di via Mollieres 20, con lui va ad abitare Annamaria Leonetti, 36 anni, bruna e formosa. La coppia non dà nessun motivo di proteste ai vicini, qualcuno dice adesso: « Gentili ed educati, si sono sempre comportati benissimo. Li vedevamo però quasi mai, era gente che viveva di notte ». Alfio Fragalà non è tipo da confidenze; al bar di via Claviere, al titolare della sua autorimessa, nei negozi del quartiere dove mette piede di rado si qualifica commerciante o industriale. Ma non si dilunga mai in particolari sul suo lavoro e sui suoi viaggi, si limita a dire: « Beh, gli affari vanno a gonfie vele, non ho da lamentarmi ». Di recente acquista una moto giapponese di grossa cilindrata, ad un coinquilino la mostra compiaciuto spiegando: « Il frutto di un contratto fortunato ». Ieri mattina alle 9 la fine della commedia. Il catanese esce, si avvicina ad una « 500 » rossa posteggiata ad una decina di metri dal portone. Ha due valigette di cuoio rosso, veste con la solita ricercatezza. Due secche detonazioni coprono per un attimo il rumore del traffico, con un urlo il Fragalà cade. La camicia gli si arrossa subito, chiazze di sangue macchiano l'asfalto. Comprimendosi il petto, carponi, il catanese si trascina die¬ tro la « 500 », si guarda attorno gemendo. Echeggiano altri spari, tre pallottole sfiorano il ferito, conficcandosi nel muro. Il Fragalà attende ancora qualche secondo al riparo, poi a fatica si alza, barcollando tenta di raggiungere la rampa che conduce all'autorimessa all'angolo di via Mollieres. « Appoglandosi al muro — ricorda un testimone — e lasciandosi alle spalle una scia rossastra ce l'ha fatta a mettersi in salvo, imboccando la discesa ». Stremato il ferito raggiunge il « garage », si accascia con un lamento. Lo soccorre un garzone. Alfio Fragalà ha ancora la forza di sussurrare: « Avvertite mia moglie » e di imprecare. Viene portato al Nuovo Martini, i sanitari lo sottopongono ad un lungo intervento, per estrargli due proiettili. Le pallottole hanno fatto scempio, spappolando fegato e milza. « Nessun dubbio che si tratti di un regolamento di conti — dicono gli inquirenti — di sicuro il Fragalà conosce chi lo ha ridotto in quello stato, purtroppo non è in grado di parlare ». L'interrogatorio della sua donna non ha dato molti lumi. Pallida ma tranquilla Annamaria Leonetti si è districata tra le domande fornendo diverse versioni. Prima ha detto: « Alfio fa il meccanico », poi ha mutato la qualifica in « commerciante », infine si è lasciata andare: « Non fa nulla, i soldi glieli passo io ». Neppure una parola comunque sugli altri traffici del suo uomo, sul perché della vendetta. « Non so niente dei fatti suoi, quando sta con me non ne parla », ha concluso la donna accalorandosi. « Droga, contrabbando di preziosi, prostituzione. La ricchezza improvvisa del Fragalà è legata forse a uno di questi giti — dicono in questura. — Il catanese deve contare parecchio nel suo ambiente, se sopravviverà ne sapremo delle belle ». Claudio Giacchino Ezio Mascarino Alfio Fragalà è in gravi condizioni - Annamaria Leonetti, la sua bella convivente utd

Luoghi citati: Acapulco, Africa, Sud America, Sudamerica, Torino