Non scomparirà prima di 3 anni il tossico della "nube,, di Seveso di Marzio Fabbri

Non scomparirà prima di 3 anni il tossico della "nube,, di Seveso Vegetazione e carcasse di animali saranno bruciate Non scomparirà prima di 3 anni il tossico della "nube,, di Seveso Due etti della sostanza incriminata immessi nell'acquedotto di New York potrebbero uccidere tutti gli abitanti: nella "nube" del Milanese ce ne sono due chili - I due dirigenti arrestati ieri sono ora nello stabilimento, piantonati dai carabinieri (Nostro servìzio particolare) Milano, 22 luglio. Le autorità sanitarie e amministrative responsabili della zona di Seveso, che la scorsa settimana è stata investita i -Iflla nube tossica uscita dallo stabilimento Icmesa, consociato della «Roche» di Zurigo, hanno deciso di distruggere con il fuoco tutto quello che è stato contaminato. Per decidere in quale modo procedere, si è svolta questa sera una riunione alla prefettura di Milano. Tra le ipotesi prese ir considerazione, c'è quella di un intervento di reparti dell'esercito specializzati nella guerra chimica, che con i lanciafiamme dovrebbero bruciare alberi, carcasse di animali e tutta la vegetazione della zona più vicina alla fabbrica da cui è partita la nube. Gli esperti hanno fatto notare questa mattina che è ormai improprio parlare di nube. In effetti nelle prime ore si è sollevata da terra una nuvola di gas di circa 500 chili, due chili dei quali erano della sostanza più pericolosa: il tetraclorodibenzoloparadiossina, più nota con la sigla ledei. Per dare un'idea della sua nocività, è stato spiegato, è sufficiente dire che due etti immessi nell'acquedotto di Nuova York potrebbero uccidere tutti gli abitanti della metropoli. Quasi subito, la nube si è depositata, in una zona ancora da determinare nella sua intierezza, sotto forma di aerosol. Si deve ormai dunque parlare di contaminazione già avvenuta e non più di inquinamento atmosferico. Si è appreso inoltre che il Tedd non è chimicamente degradarle. Esposto al sole, il sue tempo di dimezzamento è di sei mesi: si calcola quindi che non scomparirà prima di tre anni. Proseguono frattanto, con ancora molte incertezze, le iniziative delle autorità sanitarie. «Brilla per la sua assenza — commentano a Seveso — il ministero della Sanità, che per il momento ha chiesto solo una relazione sul fatto». Anche le iniziative locali per quanto lodevoli, sembrano scoordinate. Questa mattina è giunta una équipe di dermatologi dell'università di Milano che si è installata nelle scuole comunali. In margine alla vicenda, c'è da registrare un appello firmato da una trentina di esponenti della cultura e della scienza. Nel testo, che sarà pubblicato dalla rivista Tempo si chiedono le dimissioni del ministro della Sanità, ritenendo «ulteriormente impossibile la sua permanenza alla reggenza di un dicastero del quale è clamorosamente indegno». Si comincia anche a recriminare sul ritardo con cui è stato dato l'allarme. Il medico provinciale ha saputo dell'accaduto solo dopo 10 giorni; all'assessorato regionale alla Sanità hanno appreso tutto dai giornali. C'è stata negligenza in chi aveva il dovere di intervenire o si tratta dei risultati di una operazione di minimizzazione attuata con successo dai dirigenti della società incriminata? Anche a questa domanda dovrà rispondere l'inchiesta penale, che ha portato ieri all'arresto del direttore dello stabilimento e del direttore della produzione. I due, dopo un brevissimo soggiorno in carcere, sono ora all'interno dello stabilimento piantonati dai carabinieri. Possono parlare solo con il loro avvocato e, al telefono, con Zurigo. Proprio perché la casa madre vuole tenere contatti solo con loro, gli arrestati vengono custoditi all'interno dello stabilimento. C'è da registrare anche la voce non confermata di un pesante intervento della «Roche», che evidentemente cerca di alleggerire le proprie responsabilità offrendo di pagare i danni a chi li ha subiti. L'episodio della contaminazione di Seveso riporta d'attualità il problema della organizzazione sanitaria del territorio, ma sarebbe meglio dire della disorganizzazione. Secondo Vittorio Curtoni, responsabile del servizio d'igiene dell'assessorato regionale alla Sanità, la situazione degli inquinamenti è disastrosa. E' evidente che in questa situazione, in mancanza di un elenco delle fabbriche in cui avvengono lavorazioni altamente pericolose (la Icmesa aveva la stes.-a qualifica di pericolosità di un porcile) c'è da ritenersi fortunati che la liberazione della nube di gas non abbia avuto conseguenze più gravi. Questo per il momento, ma non è possibile prevedere il futuro. Si è infatti saputo che il Tcdd può provocare gravi mutazioni genetiche e nella zona colpita ci sono parecchie donne incinte. Per cercare di saperne di più, in primo luogo i veterinari attendono che partoriscano alcune gatte che erano a loro volta gravide. Dice il professor Giulio Maccacaro, studioso da anni della nocività nelle fabbriche e nell'ambiente: «Nel nostro sistema di produzione prima di tutto viene il profitto. L'onere della prova che una sostanza sia dannosa cade sull'uomo e non sulle cose. Per dire che un prodotto è dannoso si aspetta che ci siano conseguenze gravi». I fatti gli danno ragione. Racconta un anziano sanitario di Seveso che nel '48 parecchi operai della Icmesa furono intossicati. Il caso fu segnalato alle autorità, ma non avvenne nulla. Marzio Fabbri Milano. Due conigli morti per la fuga di gas a Seveso (Telefoto De Bellis)

Persone citate: De Bellis, Giulio Maccacaro, Roche, Vittorio Curtoni