Pallanuoto, passo falso degli azzurri

Pallanuoto, passo falso degli azzurri Nel nuoto sono caduti in mattinata tre record del mondo: 100 rana femminile (Anke) 200 stile libero femminile (Brigitha) staffetta mista maschile 4x100 (Usa) Pallanuoto, passo falso degli azzurri Nella prima partita del girone finale sono stati sconfìtti (5-6) dall'Ungheria - Gara dura e nervosa - Recriminazioni per l'espulsione di Gianni De Magistris - Forfait dell'Urss contro Cuba (Dal nostro inviato speciale) Montreal, 22 luglio. Tamas Farago, capellone ungherese di 24 anni, alto un metro e novantaquattro per 95 chili, braccia e gambe buone per il basket ma splendidamente sfruttate nella pallanuoto, sbatte dentro la nostra porta palloni in serie con tiri missilistici. E' lui a firmare il risultato di una partita che l'Italia poteva vincere e che stava anzi vincendo per 4-2 nel terzo tempo: il nome di Farago si ripete quattro volte nel tabellino del marcatori, che segna 6-5 nel risultato finale e premia la bruciante rimonta dei magiari. E' cominciato male quindi per gli azzurri il girone finale della pallanuoto, la volata a sei che assegnerà le medaglie tra Ungheria, Jugoslavia, Romania, Germania, Olanda e Italia. Da questa • élite > olimpica è rimasta fuori l'Urss, campione mondiale in carica nonché medaglia d'oro quattro anni fa a Monaco. I sovietici, preceduti da Olanda e Romania nel loro girone di qualificazione, hanno offerto oggi un episodio molto discusso e poco apprezzato nella giornata dei pallanuotisti rinunciando a presentarsi in piscina per disputare l'incontro con Cuba, alle 9 del mattino, valido per il girone — diclamo così — di consolazione (dal settimo posto in poi). Un dirigente dell'Urss ha dichiarato che cinque giocatori sono ammalati e quindi la squadra non era in grado di scendere in acqua: la motivazione ufficiale ha provocato sorrisi Increduli e commenti sdegnati, In realtà molti hanno avuto l'impressione che i sovietici abbiano fatto una mossa sbagliata ritirandosi come del bambini stizzosi, offesi per l'esclusione dalla fase più importante del torneo. E siccome pare che anche nel canottaggio l'equipaggio dell'otto, estromesso dalle grandi finali, sia stato ritirato senza spiegazione dall'Urss. pare proprio che questa faccenda del « se non vinco mi ritiro » stia diventando di moda e la cosa sorprende non poco. Nel caso del canottaggio ci sarebbe anche una esplicita protesta nei confronti della Federazione Internazionale che ha omologato un campo di gara assolutamente irregolare in quanto infatti alcune corsie sono prese d'infilata da un vento pazzesco contrario, mentre altre al riparo dalle rive sono molto più scorrevoli. Con l'armo russo del resto è stato eliminato allo stesso modo l'armo americano proprio in queste corsie battute-dal vento. Se il ritiro dell'Urss (che ha comportato un'automatica vittoria a tavolino di Cuba per 5-0) fa nascere discussioni e impone provvedimenti severi alla Federazione internazionale, questa sconfitta italiana merita giudizi abbastanza critici. Con l'Ungheria vicecampione del mondo si poteva perdere senza drammi, logicamente, ma l'andamento della gara e II comportamento di qualche azzurro dimostrano che hanno deciso la sfida più gli errori dei nostri che le prodezze dei magiari (o almeno che i primi hanno preceduto e facilitato le seconde). Nel terzo tempo, Il momentochiave della partita. I nostri conducono 4-2 con reti di Ghibellini, Marsili, De Magistris e Simeoni, tengono bene in difesa il confronto con i maxi-giocatori ungheresi, quasi tutti più alti e possenti dei nostri (il dottor Istvan Szivos è alto addirittura due metri e pesa 106 chili). Invano un altro • dottore » della squadra ungherese, Laszlo Sarosi (laureato all'Università, nonché « diplomato » universalmente come miglior pallanotlsta del mondo) cerca di aprire varchi davanti alla nostra porta Infilandosi come un siluro fra gli avversari. C'è un rigore per i magiari, lo segna il mancino Horkal e siamo sul 4-3: a questo punto si registra uno scontro più movimentato degli altri (sempre abbondanti, ormai la pallanuoto moderna è una rissa acquatica pressoché costante, con gran ribollire di schiuma e fischi a »gogò» dell'arbitro che, assegnando le espulsioni temporanee, influisce in maniera determinante sul risultato). Contorcimenti, tenute e botte varie fra Gianni De Magistris e Attila (nome guerresco, come II temperamento) Sudar. Espulsione per entrambi, che diventa definitiva per l'azzurro, il quale protesta, si toglie la cuffia e la sbatte via con rabbia. La gara continua, l'Italia è priva del suo cannoniere (De Magi¬ stris è nella pallanuoto di oggi quello che fu Riva pc la Nazionale di calcio di ieri), i giocatori In acqua sicuramente ne sentono la mancanza e si fanno anche deconcentrare dalle scene « mimate » dal loro compagno. Fatto sta che l'Ungheria ne approfitta e In ventotto secondi ci rifila due gol, entrambi dalla distanza, entrambi siglati dal potentissimo Farago. Perciò 5-4 per l'Ungheria alla fine del terzo tempo e prospettive capovolte, dato che l'uscita definitiva di De Magistris ha condizionato enormemente la nostra squadra. Nell'ultimo tempo, pareggio dell'Italia con un rigore di Marsili, ma a 1'18" dalla fine arriva l'ultima, implacabile bordata di Farago che piazza il pallone (anzi la bomba) giusto nel « sette > della porta di Alberanl. Evidente e abbondante l'amarezza tra gli azzurri al termine. Con il condimento di un po' di polemica verso l'arbitro statunitense John Felix: « Non è sicuramente un direttore di gara che ci porta fortuna, anzi mi sembra proprio che ce l'abbia con noi — ha detto il et. Lonzi — perché anche l'anno scorso, ai mondiali in Coloni bla, arbitrò la partita con l'Ungheria e decise il risultato consentendo ai magiari di segnare sei gol su sette in superiorità numerica per espulsioni decise nei nostri confronti ». Antonio Tavarozzi Italia: Alberani, Simeoni, Baracchini, Marsili, Del Duca. De Magistris Gianni, Ghibellini, Castagnola, De Magistris Riccardo, D'Angelo, Panerai Ungheria: Molnar, Szivos, Farago, Sarosi, Horkaì, Csapo, Sudar, Kenez, Gerendas, Konrad. Cservenyak. Arbitro: Felix (Usa).