Ucciso perché avevo osato affrontare e minacciare il "racket,, delle bische di Marco Marello

Ucciso perché avevo osato affrontare e minacciare il "racket,, delle bische Luce sull'omicidio delFex carabiniere bruciato a Lanzo Ucciso perché avevo osato affrontare e minacciare il "racket,, delle bische Dopo un mese di indagini, chiarito il movente del delitto - Calogero Giordano era intervenuto perché il suo datore di lavoro aveva perso grosse somme al gioco e il "racket" lo dissanguava - Probabilmente voleva denunciare i biscazzieri ed è stato eliminato - La polizia avrebbe anche identificato il "killer" A quasi un mese di distanza dal giorno in cui venne trovato in un bosco di Lanzo lungo la Stura il cadavere carbonizzato di Calogero Giordano, un commesso excarabiniere giustiziato dalla malavita, la polizia ha dato un volto ed un nome al suo assassino. Si tratterebbe d'un « killer » assoldato da una banda di biscazzieri. La vittima sarebbe stata uccisa mentre tentava di dissuadere i banditi dal perseguitare il suo datore di lavoro, che avrebbe subito grosse perdite ai tavoli verdi clandestini. E' uno spiraglio di luce nel « giallo ». Gli agenti della sezione omicidi della « mobile » hanno Inviato alla magistratura un dossier di dodici pagine in cui sono ricostruiti il delitto e le sue cause: Giordano è morto perché voleva impedire che la malavita dissanguasse il titolare della fabbrica di lampadari presso cui lavorava. « Era un ex-carabiniere — ci ha detto ieri uno degli investigatori descrivendo la personalità dell'ucciso — forse ha creduto che questo potesse intimorire i banditi, o /orse li ha addirittura minacciati di denuncia. Allora lo hanno ammazzato ». Ieri mattina il capitano Lograno dei carabinieri di Venaria ed il maresciallo Di Stella della « mobile » hanno compiuto un sopralluogo a Lanzo accompagnati da due periti del Tribunale, l'ing. Ventura ed il dott. Mariotti. Sono stati esaminati, oltre ai resti carbonizzati della vittima composti nel cimitero, anche un grosso bidone di benzina vuoto e tagliato a metà in cui gli investigatori trovarono il 30 giugno il corpo del Giordano: con ogni probabilità in questo recipiente l'assassino, dopo aver ucciso l'ex-carabiniere con un colpo di pistola alla schiena, ha bruciato il cadavere. Poi sarebbe tornato tranquillamente nella propria casa non lontana dal luogo del delitto. Come si è arrivati a questa ricostruzione? Sembra che ad incanalare le indagini sulla pista del gioco d'azzardo sia stato lo stesso titolare della fabbrica di lampadari presso cui Giordano ed il figlio Dino, lavoravano come a commessi: « Mi minacciavano — avrebbe ammesso — non potevo continuare a pagare ». Pare che la polizia abbia trovato in casa sua la ricevuta d'un vaglia telegrafico in data 6 luglio intestato proprio al « killer » che avrebbe giustiziato il commesso: segno evidente che le minacce, soprattutto dopo la morte di Calogero Giordano avvenuta il 30 giugno, continuavano a fare effetto. Ricordiamo il delitto e la macabra messinscena della cremazione. L'ex-carabiniere era stato trovato in uno spiazzo ai margini d'un bosco, il corpo rattrappito e quasi completamente carbonizzato in un letto di cenere ancora calda. Giaceva supino, le mani scheletriche ad artigliare l'erba come in un ultimo tentativo di sfuggire alla morte, il viso devastato dal fuoco. Attorno, solo cespugli bruciati ed i mucchi di detriti che il fiume non riesce ad ingoiare. L'uomo che si è imbattuto per primo in questo cadavere scempiato è stato un pescatore che racconterà più tardi: « Non ho capito subito che si trattasse di una persona, poi ho visto una scarpa ed un paio di calzoni a brandelli ». Era tutto ciò che rimaneva di Calogero Giordano, sposato, padre di quattro figli. La moglie lo identificherà più tardi proprio da queste uniche cose che il rogo aveva risparmiato: « Il corpo non c'era quasi più — ci ha detto ieri — poteva essere di chiunque altro ». Sembrava un delitto destinato a restare insoluto, proprio per i contrasti che gli investigatori coglievano a mano a mano che proseguivano nelle indagini. Da un lato, un'esecuzione dai colori mafiosi, dall'altro la figura dell'ucciso: un uomo mite e onesto che solo in seguito ad un infarto era stato costretto ad abbandonare l'Arma interrompendo una tradizione familiare. Ancora ieri, ignara degli sviluppi che aveva preso l'inchiesta, la moglie ci ha detto: « Un marito ed un padre modello. Perchè fargli lare quella fine orribile? Perché ucciderlo ed ucciderlo proprio cos'i? Ci sono momenti in cui penso addirittura che quel corpo non tosse suo e me lo immagino vivo chissà dove. Mi chiedo: " Ma erano davvero le sue quelle scarpe, suoi quei brandelli di calzoni? ". E davvero credo di impazzire ». La signora Giordano, esile, fraglie, un viso stanco che l'abito a lutto fa sembrare ancora più pallido, si tormenta le mani mentre singhiozza: « Ma chi sarà stato? Perché si sono accaniti sul mio Calogero che era buono e malato e viveva solo per noi? ». Parla e traccia il profilo di quest'uomo dalla biografia lineare e breve come quella di tutti i semplici: l'adolescenza in Sicilia, gli anni di carabiniere, il matrimonio, l'infarto, la vita borghese con pensione di Invalidità a soli quarant'anni. « Il cuore malato non gli consentiva di lavorare normalmente. Ma lui non poteva restare inattivo, si industriava in mille cose, negli ultimi tempi s'era occupato di ristrutturare la catena di montaggio dei lampadari nella fabbrica di corso Regina ». E proprio di qui è nato il delitto. Giordano che odiava per sua natura i soprusi ha visto che il suo datore di lavoro si dibatteva in una situazione pericolosa, gli ha offerto di aiutarlo. Probabilmente ha affrontato il « racket » delle bische. Ma non aveva più l'autorità della divisa. Lo hanno trascinato tra le forre di un bosco, lo hanno ucciso, ne hanno straziato il corpo con il fuoco. Perché non poteva essere soltanto intimorito, come altri, e sarebbe certo andato a denunciarli. Marco Marello Renato Rizzo Calogero Giordano, ucciso da un «killer» assoldato dai biscazzieri. A destra, sua moglie

Persone citate: Calogero Giordano, Di Stella, Lograno, Mariotti, Renato Rizzo Calogero, Ventura

Luoghi citati: Lanzo, Sicilia, Venaria