Per far tornare i capitali fuggiti di Francesco Forte

Per far tornare i capitali fuggiti Per far tornare i capitali fuggiti Ci troviamo di fronte a due ineressanti proposte, riguardanti 'agevolazione del rientro in Itaia dei capitali prima usciti clandestinamente. La prima proposta è stata avanzata, con diverse lormulazioni, da vari esperti e in particolare dal dott. Urbano Metti, neo-senatore democrtstia- | no, che gli operatori economici conoscono per essere uno del più sperimentati agenti di Borsa milanesi. La seconda proposta è del senatore Merzagora, e si collega non solo alla sua attività di operatore e commentatore finanziario, ma alla sua esperienza specifica dì ministro del Commercio estero nell'epoca post-bellica: si ratta appunto di una proposta tendente a far rivivere norme alora introdotte da Merzagora per /rontegglare i gravosi problemi della nostra bilancia del pagamenti. Per inquadrare le due proposte, bisogna ricordare che alla fine della legislatura passata, in maggio, fu introdotta una legge che, mentre inaspriva le pene e i controlli per chi effettuava esportazioni clandestine di capitali dall'Italia verso l'estero, stabiliva anche un condono di penalità varie ovvero sanatoria, per un periodo transitorio, per chi reimportasse in Italia i capitali prima esportati clandestinamente. Ciò purché ne facesse domanda entro tre mesi dalla data di entrata In vigore della legge e attuasse il materiale rientro degli stessi capitali entro sei mesi dalla data suddetta. Il primo termine il 19 agosto; il secondo il 19 novembre. Alettl e altri propongono di prorogare entrambi i termini di quattro-cinque mesi, In modo che per presentare le domande, per il condono delle penalità, vi sia tempo sino a fine anno. In aggiunta a ciò, alcuni propongono di modificare certi aspetti tecnici della legge, che già sono stati modificati con una recentissima circolare dell'Ufficio Italiano del Cambi, la quale perù solleva perplessità perché è noto che una circolare non può modificare una legge. Si tratta soprattutto della regola secondo cui sarà garantito l'anonimato a chi fa presso una banca domanda in triplice copia da inoltrare all'Ufficio Italiano dei Cambi, per il rientro dei capitali. La circolare ha disposto che la banca dovrà solo certificare l'avvenuto deposito delle somme, senza invece che si scriva alcun documento da mandare all'Ufficio Italiano del Cambi. A prima vista parrebbe che fra le due procedure non vi sia differenza: perché l'Ufficio Italiano dei Cambi è tenuto a garantire l'anonimato. Ma dal punto di vista pratico, e probabilmente anche giuridico, la differenza è grossissima, perché se l'anonimato vi è, sin dal principio, in modo completo, non vi è nessun dubbio che rimarrà; mentre se esistono dei documenti, sia pure riservatisslml, in qualche ufficio centrale, potrebbe sempre accadere che, per motivi politici, giudiziari o amministrativi sopravvenuti, l'anonimato stesso venga interrotto. A me pare che sia opportuno, con la legge, sanzionare la procedura che l'Ufficio Italiano del Cambi ha adottato: sia per evitare incertezze; sia per evitare la solita divisione degli italiani in due categorie, raccomandati e furbi per cut l'anonimato rimane di ferro, da una parte; e pesci piccoli e sfortunati per cui l'anonimato magari non opera, dall'altra parte. Ma Aletti avanza anche un'altra proposta di ritocco della legge: stabilire che per gli immobili, acquistati all'estero, con capitali usciti clandestinamente, Il condono non sia subordinato, come ha stabilito la legge, al fatto di dovere vendere questi immobili all'estero, ma soltanto a un Impegno di farne entrare II reddito. Alettl, mi pare, ha ragione quando dice che se si applica questo obbligo di vendita degli immobili, si rischia di stimolare una svendita di beni acquistati a caro prezzo, a tutto vantaggio degli stranieri; e di ridurre l'effetto del provvedimento di condono in questo settore. Non mi convince pero il principio del rientro del reddito puro e semplice. Io qui riterrei che forse è più accettabile stabilire un termine ampio, poniamo di due o tre anni, entro cui gli immobili debbono essere ceduti; oppure un sistema per cui, pur rimanendo essi all'estero, se ne garantisce il controllo dell'appartenenza a italiani — conservando l'anonimato dei proprietari — mediante un organo riservatlsslmo, come ad esempio la Banca d'Italia. Il provvedimento è da studiare; ed anche per questo è apprezzabile il progetto di proroga, di cui si è detto sopra. La proposta di Merzagora, invece, non mi convince affatto. Essa consiste nel reintrodurre il cosiddetto «franco valuta» dt memoria post-bellica: secondo tale congegno è lecito fare importazioni di merci dall'estero, senza dichiarare le somme in valuta estera che si utilizzano per pagarle, purché si tratti di certe merci, di cui abbiamo particolare bisogno, come carne o petrolio. Per queste merci, poiché non si dichiarerebbe la provenienza della valuta che si usa per l'importazione, bisognerebbe anche stabilire, sempre secondo Merzagora, l'esonero dal deposito obbligatorio del 50 per cento della somma riguardante le importazioni stabilito dalla legge vigente. E' chiaro che, così, si potrebbero utilizzare per le importazioni in questione capitali prima usciti clandestinamente, che rientrerebbero conservando l'anonimato, con connesso condono delle sanzioni valutarie e fiscali. Questa proposta mi pare inaccettabile, innanzi tutto perché se vi è il condono sopra descritto esso rende superfluo questo altro congegno. Il rientro di capitali. D'altra parte, se si volesse sostituire questo progetto di Merzagora alla proroga e ai perfezionamenti delle norme Al agevolazione del rientro del capitali stabilite dalla legge, mi pare che le obiezioni sarebbero ancora più grosse. Infatti non mi persuade il curioso sapore mercantilistico della disposizione che collega il vantaggio del rientro dei capitali con una determinata importazione dì particolari merci: l'importatore dovrebbe andare alla ricerca di ex-esportatori clandestini di capitali per fare una sorta di matrimonio tra esonero valutario e operazione commerciale. E non si capisce perché si debba collegare la facilitazione in questione al particolare acquisto dall'estero di certe merci. Tanto meno sì capisce perché si debba volere per queste il deposito obbligatorio. Francesco Forte

Persone citate: Aletti, Merzagora, Urbano Metti

Luoghi citati: Italia