Quando nel latte della madre il bimbo succhia anche farmaci di Angelo Viziano

Quando nel latte della madre il bimbo succhia anche farmaci Quando nel latte della madre il bimbo succhia anche farmaci Non son pochi i farmaci che attraverso il latte materno, possono provocare qualche rischio al poppante. Ed è bene (oggi che l'allattamento naturale è tornato ad esser ritenuto indispensabile nel primo trimestre di vita) che le madri siano informate del problema. La ghiandola mammaria, nella sua funzione di sintetizzatrice del latte, sembra fatta apposta, attraverso complessi meccanismi, per captare sostanze — e quindi anche farmaci — dalla circolazione sanguigna materna. I fattori che condizionano l'assorbimento o la permanenza del farmaco nel latte, sono la via ed il momento della somministrazione (specie il rapporto con l'ora dei pasti), la composizione chimica, la preparazione farmaceutica ed altri ancora. Non necessariamente la presenza di un farmaco nel latte materno è sinonimo di effetti negativi per il lattante: perché la sostanza può esser farmacologicamente inattiva o venir rapidamente degradata nel tratto gastrointestinale del bambino o addirittura non essere affatto assorbita. Tuttavia queste cose, più che una mamma, le sa il pediatra: e la generica prudenza è la prima regola. Non sempre, d'altronde, è possibile una netta distinzione « a priori » tra sostanze sicuramente tossiche o assolutamente non dannose: se non altro per lo scrupolo che possa esistere un rapporto di causa ed effetto tra un farmaco assunto nei primi gior¬ ni di vita ed eventuali lesioni organiche comparse in età successive. Attraverso quali meccanismi un farmaco di per sé innocuo, può determinare, alla lunga, effetti tossici sul lattante al seno? Gli esperti distinguono diverse possibilità: 1) fenomeni di accumulo; 2) attivazione o depressione dell'attività degli enzimi preposti alla metabolizzazione dei farmaci; 3) rivelazione di un difetto genetico latente (paradigmatica l'insorgenza dell'anemia emolitica del lattante, da carenza congenita dell'enzima G6PD, glucoso-6-fosfato-deidrogenasi per ingestione, da parte della nutrice, di sulfamidici, antibiotici, vitamina K, fave ecc.); 4) alterazioni di funzioni omeostatiche (ipocoagulabilità) del sangue indotta nel lattante dopo somministrazione dì anticoagulanti alla madre; 5) reazioni di sensibilizzazione (specie da antibiotici e sulfamidici). Ai fini pratici, la distinzione si fa tra farmaci non controindicati, farmaci sicuramente nocivi, farmaci nocivi solo per prolungata somministrazione o per particolare sensibilità del soggetto. Elenco lungo e difficile per chiunque non sia il pediatra o il medico di famiglia. Utile la notizia sui possibili effetti, sul lattante, degli steroidi dei. contraccettivi orali, assunti dalla madre nella fase di allattamento (ginecomastia in lattanti di sesso maschile; la proliferazione dell'epitelio vaginale in femmine): col relativo consiglio dell'utile astensione. Angelo Viziano