La ginnasta che ha stupito il mondo di Giovanni Arpino

La ginnasta che ha stupito il mondo Incontro con la romena Nadia Comaneci all'Olimpiade di Montreal La ginnasta che ha stupito il mondo (Dal nostro inviato speciale) Montreal, 21 luglio. Occorrono duecento dollari per vederla. La sua quotazione presso i bagarini ha raggiunto il prezzo più alto, benché il quaranta per cento dei biglietti olimpici sia rimasto invenduto. Ma Nadia Comaneci, quattordicenne ginnasta romena, ha fatto «saltare» la borsa. Soprattutto ha fatto saltare le compassate e non sempre logiche tabelle di calcolo usate dai giudici per stabilire il valore e il conseguente punteggio di un esercizio alle sbarre asimmetriche, alla trave, a corpo libero. Dice infatti l'ungherese Sandor Urvari, membro della Federazione internazionale di ginnastica: «L'originalità, il rischio, il virtuosismo sono le tre componenti essenziali della ginnastica. Nadia si è preparata alla perfezione. Ma lo scarto in punteggio che la divide dalle altre è minimo, non razionale. Dovremo cambiare ìl sistema di calcolo, questo ci insegna l'attuale Olimpiade». Per Nadia è già un verdet¬ to storico. Che naturalmente la bambina accoglie con tranquilla coscienza. Come commenta se stessa? Così: «Ambisco a superarmi». / suoi allenatori, Marta e Bela Karoly, sorridono, seduti su una nuvola. E rimirano il gioiello, quel cosino alto un metro e cinquantatré, quaranta chili di peso, otto anni di allenamenti folli, dovremmo dire disumani. Nadia è nata a trecento chilometri da Bucarest, nella cittadina di Gheorghiudej, è studentessa, assicura di amare la lettura, la bicicletta, le lingue. I responsabili romeni, che la «coltivano» quale arma segreta da tempo, si sono decisi a «spararla» ai campionati d'Europa di Skien nel '75. Risultato: quattro medaglie d'oro su cinque. Ma la notizia restava pur sempre nel giro abbastanza chiuso della ginnastica, una disciplina per entusiasti, per seguaci fedeli. Finché arriva l'Olimpiade, un forum, uno schieramento di trecento telecamere, milioni di spettatori, ed è vera gloria. Come la minuta Olga Korbut a Monaco, oggi spetta a Nadia. Olga, dal suo angolo, la scruta stringendo le sue minutissime rughe di ventunenne. Tra quattro anni, forse, la stessa Nadia, sebbene in costume di partecipante, dovrà scrutare un altro «mostro» nato in chissà quale provincia dell'Est, un territorio dove la ginnastica femminile, oltre vent'anni fa, fu riscoperta fino al massimo fiorimento. Olga Korbut, nel costumino russo di oggi, sembra una suora. Scatta occhiate di serpente, lesta a sorridere se avverte di essere inquadrata da un obiettivo. Posando tra due compagne, e avendo due mazzolini di fiori donati da un amico. Ha una intuizione femminile fulminea: al colpo del «flash» allarga le braccine, alza i fiori e quindi copre i volti delle colleghe. E' in classifica, naturalmente, vincerà qualcosa, ma già si dice che i giudici le attribuiscano punteggi superiori al merito, soggiogati dalla sua fama: come può succedere a Cassius Clay o a un grande tuffatore. | Lei, Nadia, che ottiene tutti i giorni titoli a piena pagiI na sui quotidiani canadesi, I che è braccata dai reporters dell'intero globo terracqueo, è ormai regina indiscussa. Cosa pensa della Korbut? Astuta, ribatte: «Ritengo che si sia amiche, tra di noi». Cosa ne dice dello squadrone delle ginnaste sovietiche? Schiude una fessura di sorriso e fa: «La Kim e la Touricheva non sono le mie autentiche rivali. La più temibile per me è la mia compagna romena Teodora Ungureanu». / colpi di stiletto si ripetono nelle migliori famiglie, truccati da elogio e pelosa compiacenza. E guardiamo bene, udesso, questo prodigio di ossa, armonia, muscoli, grazia scattante, che per tre volte ha obbligato i giudici a stabilire il punteggio di «dieci», massima e mai raggiunta pagella di una ginnasta. Ha imparato a sorridere in pochi giorni, Nadia, per sedurre la folla che l'adora. Prima, mai disserrava le labbra. Ha un viso che ti sta nella mano, capelli lisci, sotto la pelle in¬ fantile la muscolatura lunga vibra febbrilmente. Appare asessuata come un coltello tenuto all'impiedi e di profilo. Vive di se stessa, l'hanno abituata, costruita, indotta e persuasa a vivere così. Per tutta la sua esistenza non ha fatto che piroettare, da una sbarra al cavallo, dalia trave al tappeto: otto ore di palestra quotidiane da otto anni. Una solitudine altamente proficua e misteriosamente insondabile. Dicono infatti i grandi medici che si occupano di queste eccezionalità atletiche: non è possibile oltrepassare la soglia della coscienza infantile; si gareggia per denaro, per fame di gloria e vittoria, per farsi una posizione; due bambini possono sfidarsi tra di loro alla lotta, alla corsa, per raggiungere un traguardo, una supremazia; ma chi si misura contro e con se stesso, in silenzio, nel vuoto pneumatico dello stimolo intimo, è creatura che non conosciamo e che difficilmente le tecniche di indagine ci permetteranno di interpretare. Ecco dunque Nadia, che sembra dover cascare se le sternuti in faccia ed è invece una miracolosa, ma anche agghiacciante figurina della galassia atletica. Effimera e tuttavia crudele, con sé e con tutti. Ricavata dalla grazia, ma destinata al rischio, perché la ginnastica d'oggi — e lo si è visto a Montreal: un cubano si è subito spezzato una tibia all'esercizio alle sbarre — sta diventando tortura fisica. Nella ricerca di una proporzione (da «dieci» in pagella, appunto) tra l'armonia e lo slancio di forza, tra il tempismo e la scioltezza, lo scheletro umano e tutta la sua muscolatura subiscono sollecitazioni folli. Ma è inutile chiederlo a Nadia. Lei finge di sgranare occhi stupefatti. Poi finge anche di abbracciare una bambola. Fingerà per ultimo di mandare un bacino al pubblico. Povera, meravigliosa bambina. Giovanni Arpino (Altri servizi dei nostri inviati alle Olimpiadi alle pagine 14, 15, 17).

Persone citate: Bela Karoly, Cassius Clay, Korbut, Nadia Comaneci, Olga Korbut, Sandor, Teodora Ungureanu

Luoghi citati: Bucarest, Europa, Monaco, Montreal