L'estate finirà troppo presto per i molti friulani senzatetto

L'estate finirà troppo presto per i molti friulani senzatetto Non basta solo la volontà per ricostruire L'estate finirà troppo presto per i molti friulani senzatetto Le commissioni per le valutazioni dei danni non sono sufficienti - Venuta a mancare anche la manodopera - Aumentato il fenomeno migratorio (Dal nostro inviato speciale) Udine, 20 luglio. Le strade imboccate in Friuli per ridare una casa ai senzatetto entro la fine dell'estate sono principalmente due: la prima prevede il recupero delle abitazioni rimaste soltanto danneggiate (circa centomila vani); la seconda, la sostituzione delle tende con edifici prefabbricati in grado di proteggere efficacemente dalle piogge d'autunno e dal freddo. Entrambe hanno scatenato polemiche. Sotto accusa è l'amministrazione regionale del Friuli-Venezia Giulia. « Non ha trovato altre soluzioni al di fuori delle più facili possibili», afferma Aldo Madile, presidente della comunità montana del Gemonese e uno degli organizzatori della manifestazione con cui l'altro pomeriggio i friulani hanno sollecitato il governo nazionale e quello regionale a stringere i tempi della ricostruzione. «Comelli sveglia, il Friuli ti sorveglia», «Comelli, ti offriamo una tenda», dicevano alcuni dei cartelli dei manifestanti dedicati al presidente della giunta regionale. E Comelli per garantire il suo impegno e la sua buona volontà ha ricevuto una delegazione dando ampie assicurazioni. Ma resta la paura, resta la preoccupazione per l'immediato futuro. Finora il tempo ha mosso passi più veloci di quelli degli interventi per la rinascita dei paesi. Anche il commissario di go¬ verno Zamberletti ha fatto sentire la sua voce. In una lettera insiste soprattutto su due problemi: primo, le terne di esperti per il rilevamento e la valutazione dei danni nelle case ancora in piedi sono troppo poche; secondo, procedono troppo lentamente. «Se necessario — ha detto — arriviamo alla precettazione di tecnici». I quali, se laureati, percepiscono un compenso di 35 mila lire al giorno; se non laureati, di 25 mila. Per tutti, inoltre, è previsto un « gettone » di 5 mila lire per perizia. Architetti e ingegneri titolari di studi avviati hanno cercato di non avere incarichi; i giovani laureati hanno colto l'occasione per mettere a frutto i freschissimi studi. Poche all'inizio dei rilevamenti (da qui la critica di Zamberletti) adesso le commissioni sono 238 e hanno effettuato quasi 12 mila rilevamenti. «Non basta ancora — insiste Aldo Madile — di questo passo arriva l'autunno e i censimenti non sono ancora completati». Critiche anche ai criteri per la definizione dei danni (prevedono un massimo di sei milioni di lire per abitazione e di dieci milioni per case rurali con rustici annessi). «Troppo poco», sostiene l'ingegner Renato Picco di Bordano, che faceva parte di una commissione e s'è dimesso: «Non me la sono sentita di tradire la mia gente». Ma c'è un altro guaio. Lo spiega Giuseppe Tondello, che fa parte di una delle terne che operano a Pagnacco: «Non si trova manodopera. Non ci sono muratori, carpentieri. Le imprese e gli artigiani hanno già commesse per alcuni mesi: è impossibile che possano esaurire il loro compito prima dell'autunno». In molti se ne sono resi conto. Poiché è possibile ottenere indennizzi anche dopo aver effettuato le riparazioni, i friulani hanno cominciato a fare da sé. «Cosa devo aspettare? Che le scosse mi allarghino le crepe?», si chiede Bruno Calligaro, 38 anni, operaio, padre di due figli. Dopo il lavoro in fabbrica s'è messo a provvedere da solo alle riparazioni. Altri come lui si sono affidati all'arte di arrangiarsi. Trasformano il garage in abitazione provvisoria; rimettono a posto i rustici che un tempo erano stalle e che chissà come hanno resistito all'aggressione del terremoto (anche ieri, verso le 9, c'è stata una lieve scossa — la numero 165 — con epicentro nei pressi di Moggio). Restano, tuttavia, alcune perplessità: sono sufficienti queste riparazioni? sono ispirate a criteri antisismici? Sono le contraddizioni che rendono incerta la situazione generale e alimentano le perplessità, il malessere di chi vive nelle tendopoli, ma anche dell'intero Friuli. Le ferite inferte dal sismo hanno compromesso il tessuto economico dell'intera regione. Se il Friuli non risorge in fretta rischia di morire, di diventare un ospizio per vecchi. Il fenomeno migratorio è stato alimentato eccezionalmente in questi due mesi. E' vero che all'ufficio passaporti della questura di Udine si afferma che il numero di domande per andare all'estero rientra quasi nella norma, ma è anche vero che il numero ufficiale dei senzatetto in due mesi e mezzo è sceso sensibilmente: 100 mila nei giorni immediatamente successivi al 6 maggio, 72 mila un mese dopo; 46 mila in queste ultime settimane. Perché? Molti sono ritornati nelle loro case; altri sono andati ospiti di parenti nello stesso Friuli o in altre regioni; ma molti sono andati ail'estero: in Germania, in Francia, in Africa, nell'America del Nord e del Centro. «Qui non si muove niente — dice Attilio Contessi di Gemona —. Allora mi muovo io. Lascio i bambini a mia madre e con mia moglie vado in Lussemburgo. Ci sono già stato. Ritornerò quando avrò qualche lira da parte e mi farò la casa da solo». Si spopolano paesi piccoli e grossi. Ma soprattutto le frazioni di montagna e di mezza montagna. A Canebola, Micottis, Lusevera, Montenars sono rimasti soltanto i vecchi e i ragazzi che vanno ancora a scuola. Altro grosso problema è quello dei prefabbricati. Il primo scaglione di trentamila metri quadrati sarà messo in opera entro il 31 luglio; il secondo di centomila metri quadrati entro il 31 agosto; il terzo di centodiecimila metri quadrati entro il 30 settembre (questo, almeno, secondo le date ufficiali fornite dalla Regione Friuli-Venezia Giulia). In totale, 240 mila metri quadri di prefabbricati. Potranno ospitare 30-35 mila persone. Anche in questo caso le polemiche non mancano: dove saranno piazzati i prefabbricati, come avverranno gli espropri, quando cominceranno le opere di urbanizzazione? La risposta non è facile. I terreni sono da individuare, preparare e dotare gli impianti per l'acqua e la luce, di fognature, di servizi sociali. Superate invece le critiche per. le commesse: le ditte incari- ' cate di costruire gli edifici prefabbricati sono complessivamente sette e non soltanto due come pareva all'inizio. Restano, comunque, molte perplessità. Riguardano soprattutto i tempi. L'inverno s'avvicina a grandi passi; l'estate brucia le tappe e ben poche ferite in Friuli si sono finora rimarginate. Renato Romanelli