Parigi: una deplorazione di Giscard aspre critiche del moderato Lecanuet di Alberto Cavallari

Parigi: una deplorazione di Giscard aspre critiche del moderato Lecanuet Parigi: una deplorazione di Giscard aspre critiche del moderato Lecanuet (Dal nostro corrispondente) Parici, 19 luglio. Le rivelazioni di Schmidt sull'accordo preso a Portorico dai quattro «grandi» (Usa, Inghilterra, Germania, Francia) per una interruzione d'ogni aiuto occidentale all'Italia in caso di partecipazione comunista al governo è diventato il tema del giorno in Francia. Infatti, dopo un lungo silenzio, che ha rivelato l'evidente imbarazzo francese, l'Eliseo è stamattina entrato nella polemica con una «deplorazione» a Schmidt che però suona come una conferma dei fatii. Il comunicato della presidenza della Repubblica dice: «Nel corso dei recenti incontri dei dirigenti occidentali la situazione italiana è stata, ovviamente, esaminata. Le autorità francesi disapprovano le dichiarazioni esterne concernenti la situazione politica interna dei paesi membri, come il presidente stesso ha detto a più riprese, e non possono associarsi ad esse. Quanto poi agli aiuti, si fa osservare che la concessione di un aiuto non corrisponde mai a un diritto automatico. Il governo italiano non ha presentato fino a questo momento domanda d'aiuti. Se una domanda fosse formulata la Francia l'esaminerà con gli altri Paesi interessati e si pronuncerà in funzione dei propri interessi e degli interessi dell'Europa». Il testo giscardiano non reca nessuna smentita, quindi, circa la «condizione politica» sulla quale i quattro si sareb- bero accordati. La stessa deplorazione generica dell'ingerenza negli affari interni dei Paesi alleati si limita al solo problema formale delle «dichiarazioni esterne». Sostanzialmente si tratta quindi di una deplorazione per Schmidt, che non giunge a negare la verità delle sue affermazioni. Inoltre la seconda fr-=° che mette in discussion' tomatico «diritto all'i dei paesi soci, e la legittiii^» di una discriminazione sulla base degli interessi nazionali ed europei, sfugge chiaramen- te al problema di fondo (e cioè se un accordo pregiudiziale a quattro è stato preso a Portorico) pur adombrando un discorso sulla legittimità alla discriminazione. Le reazioni a Schmidt e a ciò che sarebbe accaduto a Portorico si sono comunque moltiplicate con una tensione che oltrepassa l'ambito della sinistra. Mitterrand ha detto che «ci vuole una bella impudenza per credere che i popoli d'Europa accettino d'essere tenuti al guinzaglio da una nuova sacra alleanza». I comunisti (tramite Leroy e Kanapa) parlano « d'ingerenza grave, inammissibile, vergognosa». Ma gli stessi gollisti sulla Nation si lanciano nella polemica chiedendosi se davvero Moro è stato escluso dalle riunioni sull'Italia, e perché dopo una riunione così segreta «Schmidt ha voluto perdere una così bella occasione per tacere ». Ma soprattutto è Lecanuet (centrista, ministro della giustizia) che esprime l'indignazione dei moderati affermando: «La Comunità europea non ha più senso se non rispetta la libertà di scelta polìtica dei suoi membri». I giornali si sono schierati duramente contro Schmidt, da Le Quotidien de Paris a Le Figaro, chiedendo che il governo francese metta in chiaro «che Parigi non si fa legare le mani da Bonn in anticipo». Le Monde (che dedica il fondo e la prima pagina alla vicenda, titolando «La santa alleanza») afferma poi che la Comunità europea non potrebbe mai tollerare queste decisioni prese all'interno, e che «non è onorevole né abile mettere l'Italia davanti a certi ultimatum». Per il giornale le dichiarazioni dell'Eliseo non sono affatto rassicuranti né mostrano che Parigi ha le mani slegate da Bonn. L'allusione al concetto che «gli aiuti non sono un diritto automatico» pare al giornale un avvertimento all'Italia circa la determinazione francese si voler pesare sulle decisioni interne d'un altro paese. Tutti i commenti alla dichiarazione dell'Eliseo, che si sono susseguiti in serata, concordano che non c'è stata smentita sostanziale e che (dice la France Presse) le «posizioni franco-tedesche non si sono allontanate». Secondo il socialista Claude Estier il comunicato presidenziale «esprime solo l'imbarazzo francese senza chiarire il problema di fondo». Alberto Cavallari Parigi. Jean Lecanuet