Craxi segretario del psi di Luca Giurato

Craxi segretario del psi Craxi segretario del psi (Segue dalla 1° pagina) voro di strategia politica. « Re Giacomo », come qualcuno lo ha già battezzato, ha sempre tenuto un atteggiamento apparentemente distaccato, defilato, più da comparsa che da protagonista. Sereno, calmo, sorridente, impassibile, sembrava uno di quei grandi attori che accettano, per amicizia o vanità, di recitare una particina gratis in un film importante, pieno di nomi autorevoli e famosi. « Ho già detto, e lo ripeto, che mi ritengo fuori da ogni competizione per la Segreteria. Si facciano avanti i giovani. Ritengo che il mio compito sia diverso. Agevolare la ripresa politica del partito, una sua presenza più efficace ». In realtà. Mancini è stato l'« artefice massimo » dell'operazione anti-De Martino, ed ora, se il tentativo di Andreotti avrà esito positivo, si prepara, al di là dei « propositi » dei documenti ufficiali del psi, a tornare al governo nel modo più prestigioso, capo della delegazione del suo partito, che vuole un rapporto da pari a pari con la democrazia cristiana. Nel psi si chiude oggi un lungo capitolo, cominciato nell'autunno del '72, quando De Martino, al Congresso di Genova, sfidò Mancini, estromettendolo dalla Segreteria. Si chiude con una « vendetta politica » meditata e studiata per quasi quattro anni, consumata fra le moquettes e i corridoi e le sale con aria condizionata del « Midas Hotel », sulla via Aurelia, alle porte di Roma. Una vendetta tipica, « all'aria condizionata »: Mancini ha demolito il suo rivale senza prenderne il posto, lasciando che vecchi e giovani dirigenti del psi si combattessero tra loro. Tra i vecchi, De Martino ha avuto inesorabilmente contro il suo rivale di sempre, Riccardo Lombardi, e Antonio Giolitti, il quale ha visto più volte salire e repentinamente scendere le sue quotazioni per la Segreteria; tra i giovani, la sfida è stata portata dai quarantenni del psi, dagli uomini, cioè, dell'apparato e dei quadri intermedi, padroni da sempre della « macchina » del partito, ma, almeno sino ad oggi, esclusi dalla sua guida. Sono il nuovo segretario, Bettino Craxi, pupillo di Pietro Nenni, deputato di Milano, grande estimatore delle socialdemocrazie del Nord. Enrico Manca, quarant'anni, ex fedelissimo di De Martino, protagonista attivissimo, quasi frenetico, della débàcle del suo padre politico. Claudio Signorile, 39 anni, lombardiano, lucido, abile, intelligente, uno dei pochi ad uscire assai bene da questa drammatica vicenda perché è sempre stato avversario intransigente ma leale dell'ex segretario. Questi giovani hanno condotto una battaglia lunga, dura e grave (Manca, dopo un colloquio con De Martino, è stato visto piangere), alla quale si sono associati, fra alterne vicende, i manciniani, gli autonomisti e la stragrande maggioranza della dissolta corrente demartiniana. Lunedì scorso, all'apertura dei lavori, la relazione di De Martino fu accolta con un grande applauso di solidarietà. L'appello a sciogliere le correnti fu accettato da Mancini; quasi nessuno dette rilievo a quelle poche parole pronunciate quasi in fretta, alla fine del discorso: « Se il Comitato centrale lo chiede, sono pronto ad andarmene », Era, forse, una frase di rito, una formalità d'obbligo che ventiquattr'ore dopo si concretizzò in realtà dura, perché il segretario fu costretto a dimettersi davvero. A provocare la "caduta in blocco del vertice socialista — con De Martino si dimise l'intera direzione — fu un « pronunciamiento » maturato all'interno dello stesso gruppo dirigente socialista. L'atto di sfiducia portò la firma della sinistra lombardiàna, ma l'operazione, nel suo complesso, superò le rigide divisioni di corrente, e raccolse un po' tutti gli esponenti della cosiddetta « nuova generazione » del psi. Al grido « Via tutti i capi storici », mentre De Martino lasciava davvero il « Midas », cominciarono le grandi manovre per la Segreteria. Luca Giurato

Luoghi citati: Genova, Milano, Roma