Da una richiesta di aumento uno scontro assai più ampio di Tino Neirotti

Da una richiesta di aumento uno scontro assai più ampio LO SCIOPERO PEI POLIGRAFICI DELLA STAMPA Da una richiesta di aumento uno scontro assai più ampio L'ultimo numero de La Stampa, pubblicato prima di questo, risale a domenica 27 giugno e già allora il giornale era uscito incompleto nelle sue edizioni. Si riprende oggi, 17 luglio, con un'intesa ampia anche se non definitiva, dopo uno sciopero che è senz'altro il più lungo, e svoltosi nel momento più difficile, della storia di questa azienda. Cerchiamo di farne la cronaca e di indicarne le cause con la massima precisione e chiarezza, pur sapendo quanto sia arduo parlare con distacco delle cose di casa propria, quando queste non vanno affatto bene. Sono necessarie alcune premesse. 1) Pur rimanendo La Stampa il secondo giornale d'Italia come diffusione, l'azienda da tre anni chiude il bilancio in passivo; le perdite accumulate nel corso del '73-'74 e '75 salgono a dieci miliardi; le previsioni per quest'anno si aggirano sui 7 miliardi: hanno influito e influiscono in modo determinante gli aumenti del costo della carta e del costo del lavoro. 2) L'azienda ha preparato un piano di rinnovamento con nuove tecnologie, che sono all'avanguardia in Italia; vede in esso il mezzo più efficace per tornare ad avviarsi verso un solido bilancio; intende applicarlo d'accordo con i sindacati, gradualmente ma senza lentezze né ritardi, assicurando il postò di lavoro a tutti gli occupati di oggi. 3) Le maestranze de La Stampa hanno ottenuto in passato alcuni trattamenti migliori, con accordi aziendali quando la situazione nel complesso era prospera. A puro titolo d'esempio citiamo la mensa consentita nell'arco delle contrattuali sei ore lavorative. Su questi tre punti, in particolare sulle nuove tecnologie e sul pieno utilizzo dell'orario di lavoro per eliminare i tempi morti, si è sviluppata la vertenza tra direzione amministrativa e poligrafici (non i giornalisti). Tuttavia l'agitazione è cominciata per un motivo diverso: ossia con la richiesta d'un gruppo di tipografi, i linotipisti, che reclamavano un aumento di salario del 6 per cento, sulla base di contrastanti valutazioni fatte alcuni mesi prima. Ma ecco il diario di questi giorni. Venerdì 25 giugno — L'Amministrazione informa il Consiglio di fabbrica sull'andamento del bilancio fissa un incontro per il 28, ma alla sera .improvvisamente, i linotipisti cominciano l'agitazione, che si protrae il sabato 26 giugno. Lunedì 28 giugno — I linotipisti alle 22 lasciano il lavoro. La direzione amministrativa, non potendosi completare il giornale, mette in liberà tutti i lavoratori. Il Consiglio di fabbrica respinge questo provvedimento. Comincia il braccio di ferro. Giovedì 1" luglio — Un fatto nuovo. Il direttore amministrativo, Carlo Masseroni, fa giungere a casa, a ciascun lavoratore de « La Stampa » la lettera che riproduciamo intera: « Caro amico, il momento che sta attraversando la nostra azienda La interessa direttamente, per questo riteniamo doveroso darLe una informazione essenziale della situazione e dei problemi che si stanno affrontando. La direzione amministrativa ha tenuto al corrente l'organismo sindacale, a partire dal settembre 1973, delle condizioni economiche via via più gravi in cui la editrice veniva a trovarsi. Da allora ha chiesto di prendere iniziative comuni per migliorare la situazione. Purtroppo senza successo. Da parte sua l'azienda ha fatto ogni sforzo, sia per contenere i costi che per migliorare i ricavi. A questo proposito Lei conosce quanto si è fatto per il rilancio di Stampa Sera e per Za nuova pubblicazione Tuttolibri. « In mancanza però di intese migliorative, la gestione è andata sempre più peggiorando. Con una lettera inviata il 18 maggio di cui Le alleghiamo copia e nella riunione tenutasi il 25 giugno sono stati illustrati all'esecutivo del consiglio di fabbrica i dati veramente preoccupanti del 1975 (abbiamo perso altre 4 miliardi) e la previsione del 1976: secondo gli ultimi aggiornamenti determinati dagli aumenti della carta e della contingenza le perdite potranno raggiungere i 7 miliardi. Su queste condizioni nessuna azienda può sopravvivere. ■ « Al fine di invertire questa rovinosa tendenza abbiamo perciò chiesto di arrivare in tempi molto brevi a concordare un piano di risanamento che salvaguardi il posto di lavoro ai dipendenti in pianta stabile, basato sul recupero di tutti i vuoti produttivi e sulla utilizzazione di innovazioni tecnologiche che, come a Lei ben noto, da tempo andiamo predisponendo. « Anche questa volta non è stato possibile avviare un colloquio costruttivo. Anzi i linotipisti hanno iniziato lo sciopero che Lei conosce. « Tale sciopero è volto ad ottenere un aumento retributivo che l'accordo della classificazione unica tassativamente escludeva, mentre l'esecutivo del consiglio di fabbrica ha preannunciato una ondata di richieste in tutti i reparti. L'azienda non solo non può più accogliere richieste, ma in questo momento ha il dovere di porre un termine al precipitare di una situazione che potrebbe avere effetti gravi per tutti. Per questo si assume la responsabilità, non oltre rinviabile, di risanare i suoi vari settori. Ciò ha un solo scopo: salvare un patrimonio di lavoro di cui anche Lei partecipa e consentire a tutti un futuro meno incerto e preoccupante. « Confidiamo che Ella si darà carico dì tutti questi problemi. Con i più cordiali saluti ». Nello stesso giorno l'Amministrazione decide in modo unilaterale una serie di misure che, come essa scrive ai dirigenti di reparto perché le attuino, « ritiene suo dovere prendere, constatata l'impossibilità di accordi consensuali con i rappresentanti sindacali, per riportare un minimo di equilibrio gestionale e salvaguardare l'occupazione dei dipendenti ». Venerdì 2 luglio — Si conoscono le decisioni che dovranno valere dalla settimana seguente. La più importante riguarda l'immediata introduzione di un sistema automatico nel reparto spedizione del quale si discuteva da aprile e che dovrebbe portare allo spostamento di alcuni dei 149 addetti. Gli altri provvedimenti unilaterali saranno successivamente riassunti dalla stessa Amministrazione in questi cinque punti: « 1 ) con l'introduzione dei nuovi orari per l'edizione La Stampa è revocata la possibilità di utilizzare la mensa aziendale durante il turno ordinario (o straordinario) di lavoro. I dipendenti che volessero consumare il pasto in azienda potranno affluire alla mensa o al bar-tavola calda prima dell'inizio o al termine dell'orario e secondo gli orari di apertura della mensa stessa. Per quanto riguarda gli addetti alla lavorazione di Stampa Sera vale la stessa disposizione prevista per i lavoratori di La Stampa. Nel contesto dell'attuale assetto produttivo e fatte comunque salve le esigenze produttive aziendali, per i turni di lavoro con inizio tra le 9 e le 11 potrà essere esaminata, in via eccezionale e temporanea, la'possibilità di interruzione dell'orario e di accesso alla mensa con timbratura della cartolina sia all'uscita che al rientro nel reparto, per il successivo completamento del turno di lavoro attraverso il recupero del tempo di interruzione. 2) L'inizio e il termine di lavoro devono corrispondere alle rispettive timbrature delle cartoline. Ciò significa che non sono ammessi ritardi all'inizio del turno o abbandoni del posto prima della fine del turno causati dal cambio della tenuta da lavoro, dall'effettuazione della doccia, ecc. 3) In applicazione all'art. 1S del contratto nazionale di lavoro, parte generale, nel corso di ogni singolo ciclo produttivo relativo alle testate la prestazione lavorativa dovrà tenere conto della mutabilità delle mansioni, secondo le esigenze tecniche che saranno rilevate dai responsabili di turno. Tale mutabilità avrà luogo nell'ambito delle singole specializzazioni (profili). 4) Durante l'orario di lavoro, compatibilmente con le necessità produttive della testata in lavorazione, verranno prodotte pagine speciali, supplementi, inserti, ed altre eventuali lavorazioni. 5) Le prestazioni di lavoro straordinario saranno effettuate nei limiti di legge e secondo le norme contrattuali ». Sono decisioni di grande portata: rimettono in discussione, anzi annullano molti punti di accordi precedenti o di consuetudini che essendo di vecchia data erano ormai diventate una norma. Le reazioni non tardano a farsi sentire. La particolare questione dei linotipisti viene lasciata cadere dai rappresentanti sindacali. Sabato 3 luglio e domenica 4 luglio — Il reparto spedizione non accetta le decisioni unilaterali; l'amministrazione, avendo già provveduto a collocare i nuovi impianti, sospende l'edizione del lunedì. La protesta del Consiglio di fabbrica è dura: «Il Consiglio di Fabbrica riunito il 4 luglio 1976 ha esaminato la grave situazione del Settore Quotidiani e in particolare la situazione creatasi all'Editrice "La Stampa" in cui la direzione amministrativa, perfettamente allineata con altre testate, agisce provocando con azioni antisindacali, allo scopo di non dare applicazione agli accordi convenuti con i lavoratori. In particolare si denuncia il mancato proseguimento delle discussioni per la applicazione dell'accordo del 6 aprile 1976: le proposte dei lavoratori che il Consiglio di Fabbrica ha elaborato e presentato all'Azienda hanno ottenuto un netto rifiuto dalla Direzione Amministrativa che sì è dichiarata altresì libera di applicare "autonomamente" tutte le modificazioni all'organizzazione del lavoro che si ritiene unilateralmente e provocatoriamente di apportare. « Questo comportamento aziendale allinea "La Stampa" al "Mattino" al "Giornale d'Italia" e a tutte quelle altre situazioni che il padronato editoriale ha innescato per recuperare in termini di organici, cioè di occupazione, con ~istrutturazioni selvagge tali che la Categoria nel suo insieme, affronterà anche con uno sciopero generale giovedì prossimo. « Le successive provocazioni prodotte dall'Amministrazione de "La Stampa" sono state respinte dal Consiglio di Fabbrica, e dall'Assemblea generale dei lavoratori, con la dichiarazione di uno sta¬ to di agitazione con l'astensione della produzione delle testate di "Stampa Sera" del 5 higlio e della "Stampa" del 6 luglio 76; l'assemblea dei lavoratori ha altresì deliberato che durante l'agitazione verranno esaminate tutte le novità che potrebbero sorgere nell'Editrice. « Scopo di questa azione è obbligare la controparte di ritornare chiaramente su posizioni che privilegino la trattativa sindacale basata sul riconoscimento dei diritti, della conquista e degli accordi a tutt'oggi realizzati tra le parti nell'Editrice ». Lunedì 5 luglio - mercoledì 7 luglio — Continuano nei tre giorni gli scioperi di protesta contro i provvedimenti decisi dall'azienda. Un incontro tra Direzione amministrativa e segretari provinciali dei poligrafici non dà alcun esito. I lavoratori insistono in via pregiudiziale sul ritiro di tutte le misure. Giovedì 8 luglio — Le segreterie provinciali diramano un comunicato in cui in termini duri accusano la direzione aziendale di azioni «repressive e ingiustificate», d'essere « in testa alle posizioni più retrive », ma dichiarandosi « sempre disponibile a riprendere il discorso su posizioni chiare che partano dal rispetto degli accordi sottoscritti dall'azienda ». Da parte aziendale si risponde d'essere <f disponibile al dialogo purché rapido e costruttivo ». Venerdì 9 luglio ■ lunedì 12 luglio — Continuano gli scioperi e le parti sono ferme sulle loro posizioni. Ma il 12 luglio un'assemblea dei dipendenti de « La Stampa » manda a Roma il seguente telegramma: « Richedesi intervento segretari Federpoligrafici per dirigere iniziativa verso un superamento pregiudiziale esistente nell'Editrice e il ripristino corretti rapporti sindacali ». Sembra vicina una soluzione. Martedì 13 luglio - mercoledì 14 luglio — Il Presidente del Consiglio d'amministrazione Giovanni Giovannini, i dirigenti amministrativi s'incontrano a Roma con i segretari nazionali della Federpoligrafici. A Roma naturalmente c'è anche il Consiglio di fabbrica. Il mandato per la discussione non consente ampi margini: da parte aziendale si espongono di nuovo i motivi che a suo giudizio esigono di iniziare subito una parte delle innovazioni tecnologiche e della ristrutturazione. Non si trova una oase d'intesa. Giovedì 15 luglio e ieri venerdì 16 luglio — La riunione di Roma è appena finita e di là il Consiglio di fabbrica convoca un'assemblea generale per le 10 di sera dello stesso giovedì. Vengono a Torino anche i rappresentanti delle segreterie nazionali — Giampietro (Uil), Venturini (Cisl), Cinti (Cgil). La discussione dura fino alle 2 di notte e infine i tre segretari nazionali ricevono ampio mandato di trattare con l'azienda. I dirigenti amministrativi sono in ufficio e attendono. L'incontro avviene alle 2,30 e si conclude finalmente all'alba con l'intesa che qui sotto riportiamo integralmente. Si tratta di un compromesso, o meglio di un'intesa che deve essere perfezionata nel rapido giro di dieci giorni. In essa si accetta senz'altro il principio dell'orario pieno di lavoro e del concetto di mobilità. Per le altre questioni, delle quali si riconosce la necessità o delle quali si prende atto, oi sarà un controllo tecnico da compiere entro il 26 di questo mese. La ripresa del lavoro è stata accolta da tutti con soddisfazione. Uno dei componenti il Consiglio di fabbrica ha così commentato: « La transazione raggiunta è positiva. Siamo tutti perdenti perché abbiamo fatto mancare ai lettori il giornale per 18 giorni ». Tino Neirotti

Persone citate: Carlo Masseroni, Giovanni Giovannini, Venturini

Luoghi citati: Italia, Roma, Torino