Il difficile connubio tra la Cee e l'Urss

Il difficile connubio tra la Cee e l'Urss Il difficile connubio tra la Cee e l'Urss Poco più di un anno fa i rapporti tra Comunità europea e Paesi dell'Est hanno avuto un periodo di «effervescenza». In quell'occasione è parso chiuro che la Comunità e il Comecon — o per lo r.-.cno l'Unione Sovietica — persegli'..7 no obiettivi radicalmente diversi. Poi queste relazioni sembrarono giungere a un punto morto. Ma in seno al Comecon prosegue attivamente il dibattito sulla natura dei rapporti con lo Cee: infatti, l'assenza di reazioni dei pàrtner» orientali è dovuta soprattutto alle loro divergenze interne. Tuttavia la recente evoluzione degli scambi commerciali, poco favorevoli ai Paesi dell'Est, potrebbe spingere il Comecon a ristabilire i contatti con Bruxelles senza intendere troppo. Come si organizzeranno i rapporti commerciali tru i Paesi del Comecon e la Comunità europea? Il pro-memoriu su questo tema, trasmesso il 16 febbraio a Bruxelles dal vicepresidente del governo della Repubblica democratica tedesco. Welss, a Gaston Thorn, capo del governo del Lussemburgo e presidente in carica del Consiglio dei ministri dei Nove, non permette ancora di farsene un'idea ben preciso. Redatto in modo sovente ambiguo, susciterà da parte dei Nove, lo si può giù immaginare, almeno tante domande quante risposte: si vorrà sapere che cosa significhi esattamente quel testo per coloro che lo hanno presentalo. A dire il vero, la prima impressione è francamente negativa. 1 Paesi del Comecon hanno impiegalo un anno per riallacciate i fili delle conversazioni tecniche che avevano troncato dopo lu visito (avvenuta a Mosco nel febbraio del 1975) di Wellenstein, diret- torc generale delle relazioni estere della Commissione di Bruxelles. Il dialogo tra le due parti si era ridotto a una constatazione: che non si parlava la stessa lingua. L'Urss, sapendo che dal I' gennaio 1073 io politica commerciale dei Nove sarebbe divenuta di competenza della comunità, si augurava di poter instaurare un negoziato da blocco a blocco — tra il Comecon e la Cee — con il duplice scopo di ridare prestigio all'organizzazione economica dell'Est e di riaffermare il suo controllo sulla politica estera dei Paesi vicini. La Comunità, invece, convinta che la maggior parte delle democrazie popolari fosse ostile a quell'orientamento, non aveva alcuna intenzione di fornire un involontario contributo al rafforzamento dell'integrazione economica dei Paesi dell'Est. Come non si stancava di ripetere, il suo obiettivo era dj concludere accordi commerciali separati con ciascun Paese dell'Est, salvo per qualche questione d'interesse comune (quali statistiche, norme industriali e simili) che poleva essere oggetto di una coopcrazione diretti! tra i servizi del Comecon e quelli di Bruxelles. Per tutto l'anno scorso, i Pacai del Comecon hanno discusso a lungo sul modo di ristabilire i contatti con la Comunità. Il promemoria trasmesso da Wciss, che rappresenta il risultato di questo intenso pctiodo di riflessione, rivela che le tesi sovietiche hanno largamente prevalso. Alla Comunità europea viene proposto u" accordo-quadro che prevede disposizioni commerciali ambiziose: eliminazione delle restrizioni quantitative per gli scambi, concessione di una clausola sulla nazione più favorita, trattative per condizioni di credito vantaggiose, normalizzazione degli scambi agricoli. Certo, il pro-memoria spiega che accordi bilaterali potranno venire stipulati Ira i Paesi della Cee e altri Paesi del Comecon. Ammette persino che certe questioni potranno venire trattate dalla Comunità con ciascun Paese del Comecon separatamente, ma si tratta di una concessione derisoria, se la parte essenziale delle relazioni commerciali tra i Paesi dell'Est e lu Comunità europeo deve essere retta dall'accordo-quadro. come viene proposto ai Nove. A meno che i Paesi del Comecon siano i primi a dare un'interpretazione elastica alle proposte contenute nel loro pro-memoria (il cui testo è abbastanza nebuloso do concedere una certa possibilità di manovra) non si vede in che modo queste proposte possano servire di base a un accordo con la Comunità. In queste condizioni, resta da sapere perché i sovietici abbiano preso un'iniziativa che aveva cosi poche possibilità di successo. Il futuro ci permetterà di vedere più chiaro. Dato il modo in cui il testo è redatto — con ammiccamenti agli Stati membri, scarso riguardo per la Commissione di Bruxelles ed evidente mancanza d'interesse per le procedure della Comunità — ci si può domandare se i sovietici non abbiano cercalo di far leva sulla fragile politica estero di alcuni Stati membri per dividere i Nove, o almeno per separare i governi membri della Commissione. Anche se non si può mai essere sicuri di niente, la manovra in questo caso sembra troppo grossolana per avere una possibilità di riuscita.

Persone citate: Gaston Thorn

Luoghi citati: Bruxelles, Lussemburgo, Unione Sovietica, Urss