Un boom nelle esportazioni dall'Occidente al Comecon

Un boom nelle esportazioni dall'Occidente al Comecon INCHIESTA: GLI SCAMBI TRA LE DUE EUROPE Un boom nelle esportazioni dall'Occidente al Comecon Motivo: la necessità di aumentare le vendite all'estero per pagare le sempre più pesanti importazioni di petrolio - Nel prossimo futuro, però, è già previsto un rallentamento - Che influenza ha questo commercio sulla distensione politica? La crisi dell'energia ha provocalo un'impennata negli scambi commerciali tra Europa orientale e occidentale, che pure registravano già da qualche anno un rapido sviluppo. Di fronte alla necessita di aumentare le vendite all'estero per pagarsi le importazioni di petrolio, i Paesi dell'Occidente hanno sviluppalo ulteriormente le esportazioni verso i Paesi del Comecon (I) i quali, dal canto loro, desideravano aumentare i loro acquisii di impianti industriali per soddisfare le esigenze sia dell'industria che della popolazione. Da questa coincidenza d'interessi i derivato soprattutto, nel 1974 e '75. un nello incremento delle vendile da parte dei quattro grandi della Cee: Germania Federale, Gran Bretagna, Italia e Francia. Parallelamente i Paesi socialisti e soprattutto l'Unione Sovietica, grazie all'aumento dei prezzi delle materie prime di cui c un'importante fornitrice, e la Polonia grazie al carbone, nel '74 hanno aumentato sensibilmente le forniture a Paesi esteri. L'anno successivo invece, a causa della recessione mondiale che frenava le loro esportazioni e dell'inflazione che aumentava il costo delle loro importazioni, hanno visto aggravarsi fortemente il deficit commerciale e l'indebitamenlo con l'estero. Per l'Unione Sovietica si è registrato addirittura un disavanzo negli scambi con l'Occidente. L'aumentata dipendenza dell'Est europeo dal mondo capitalista è auto-limitante. Nel prossimo futuro il commercio tra ì due schieramenti dovrebbe rallentare, anche se per ceni Paesi socialisti c difficile dal punto di vista politico ed economico spingersi troppo in In sulla strada dell'austerità e della limitazione dei consumi. D'altronde l'integrazione all'interno del Comecon tende ad aumentare mentre quest'organismo cerca di rinnovare i coniati! con la Comunità europea. In ogni caso sarebbe esagerato aspettarsi che le relazioni commerciali possano accelerare in modo sensibile la distensione. La volontà di dominio, sotto la maschera dell'ideologia e con l'appoggio della forza militare, ha più peso che l'internazionale degli affari. L'Est cerca in Occidente quella tecnologia e quel modello industriale che non ha saputo crearsi da sé, ma la corrente delle merci e dei tecnici non basterà da sola a provocare il disgelo. Mentre l'economia dei Paesi occidentali languiva e subiva le fughe di capitali, i Paesi dell'Est europeo continuavano a seguire la regola dello sviluppo. Divenne così naturale per le imprese capitaliste in cerca d'ossigeno partire alla conquista di nuovi mercati nel campo socialista. Tanto più che i due sistemi economici apparivano complementari perché all'uno occorrevano proprio quegli equipaggiamenti e quella leenologia che l'altro era in grado di offrire. Ciascuna delle quattro grandi potenze Industriali della Comunità europea (Germania federale. Gran HrcttVgna. Italia e Francia) si lanciò con vivacità in questa eorsa all'Est. Come conseguenza di questi sforzi vediamo che si è alquanto ridimensionata la posizione relativa della Repubblica Federale, che resta comunque di gran lunga il più importante fornitore europeo per i Paesi dell'Est poiché nel 1975 le sue esportazioni sono stale superiori a quelle degli altri tre Paesi messi insieme. Dal 1973 al 1975 le esportazioni tedesche all'Est sono aumentate di due terzi, quelle dell'Italia sono più che raddoppiate e quelle francesi sono aumentale del 90 per cento. Meno brillatili le prestazioni della Gran Bretagna (+ 60 per cento). In totale le esportazioni di questi quattro Paesi verso i sette Paesi del Comecon sono aumentate in tre anni di oltre il 75 per cento: con la sola Unione Sovietica sono più che raddoppiate. Le possibilità di espansione commerciale sono lutlaviu ostacolate dal disavanzo nella bilancia de! pagamenti del Comecon. Da! 1975 al 1975 gli acquisti dei Paesi dell'Est dai « quattro grandi » sono aumentali a velocità doppia rispetto alle vendile. Questo scarto si è folto particolarmente sensibile nel 1975 durante il quale le imputazioni del Comecon sono aumentate quasi cinque volte di più delle esportazioni. Si è cosi quintuplicato anche il deficit nei confronti dei quattro « grandi » dell'Europa Ovest, che è passato da 800 milioni di dollari nel 1973 a circa 4 miliardi nel 1975. E' stala toccata persino l'Unione Sovietica, la cui bilancia dei pagamenti era rimasta in pareggio fino al (I) // Consiglio di multiti assistenza economica comunemente chiamato Comecon comprende dal 1949 sette Paesi europei: Urss, Bulgaria. Ungheria, Polonia, Repubblica democratica tedesca, Romania e Cecoslovacchia. Ne lanno parte inoltre la Mongolia esterna dal 1962 e Cuba dal 1972. 1974, e che nel 1975 ha registralo un disavanzo di quasi 2 miliardi di dollari. Da parte occidentale è stata evidentemente la Germania Ovest a godere del maggior attivo (3 miliardi di dollari nel 1975). seguita dalla Francia (800 milioni) e dall'Italia (400 milioni), la cui bilancia era Imorii in disavanzo. La Gran Bretagna continua a registrare un deficit. ma minore rispetto al passalo (300 milioni del '75 contro i 600 del 74 c i 500 del '73). Questo disavanzo provocalo dalla crisi appare particolarmente grave per le democrazie popolari. L'Unione Sovietica, grazie alla sua potenza economica e alle sue riserve in oro. sia giallo che nero, può forse sopportare un paio di annate cattive e aumentare il suo indebitamento verso l'Occidente. Ma non ò così per i suoi partner! che sono molto più vulnerabili alle scosse mondiali, in quante la complessità del sistema di pianificazione rende difficoltosi gli adattamenti lille rapide modificazioni del mercato internazionale. DI fronte al passivo nella bilancia dei pagamenti alcuni di essi hanno cercato di sferrare offensive commerciali talvolta tacciate di dumping. La Gran Brciagna ad esempio, di fronte a un forte aumento delle importazioni di calzature provenienti dalla Polonia, dalla Romania e dalla Cecoslovacchia, ha ottenuto alla fine del 1975 che i tre Paesi limitassero le quantità offerte. La maggior parte dei Paesi dell'Est si è sforzata di sottoscrivere accordi di « compensazione » per cui i fornitori occidentali si impegnavano a ritirare una parte della produzione delle fabbriche da essi stessi costruite. Ma soprattutto i Paesi dell'Est si sono indebitati. Essi hanno fatto tradizionalmente ricorso ai crediti da Stalo a Stato che le nazioni occidentali più o meno generosamente accordano loro. Nel 1974 la Germania Federale hu rifiutato di abbassare il tasso d'interesse al di sotto dei livelli normali di mercato. In coni- penso la Francia e la Gran Bretagna si sono mostrale più liberali e l'Italia ha aperto ai suoi clienti orientali importanti lince di credito. Il blocco socialista può cosi ottenere prestiti bancari a breve c medio termine. L'elemento nuovo è costituito dalla sua comparsa massiccia di capitali sui mercato internazionale dei capitali. Il ricorso alle sole euro-emissioni si è acceleralo arrivando ne! 1975 a circa 1,5 miliardi di dollari, vale a dire a un quarto dell'ammontare globale di questo mercato. Sembra che ora vada dif- fondendosi una certa circospezione: secondo la rivista « Eurapargnc » lo scorso •■ anno a Londra, in occasione di un prestilo, per la prima volta del banchieri hanno chiesto alla Polonia di fornire un certo numero di dati statistici. Un troppo grande ricorso al credilo potrebbe comportare, osserva questa rivista. « una distorsione durevole dei circuiti di finanziamento » e condurre « a ipotizzare un giorno, se non il contingentamento dei prestiti ai Paesi dell'Est, almeno a stubilire un ordine di priorità ». In ogni modo l'indebitamento dei Paesi socialisti, che avrebbe superato i 20 miliardi di dollari e forse più. alla line del 1975 non dovrebbe poter superare una certa soglia che sarà forse ancora lontana per l'Unione Sovietica ma è molto più prossima per i suoi alleati. Perciò anche se la ripresa economica in Occidente comporta un aumento delle esportazioni dal blocco socialista, nei prossimi anni e da prevedersi comunque un rallentamento dei suoi acquisti. Stando a un recente sludio dello Hudson Instilute per l'Europa, le prospettive del commercio Est-Ovest « non sono completamente incoraggianti: Il volume di questi scambi, attualmente non molto elevato (5 per cento degli scambi dell'Europa occidentale) non sarebbe maggiore nel 1980; inoltre in un clima di concorrenza più aspra i prodotti dell'Est, meno competitivi, si venderanno più difficilmente. Per converso si rafforzerà senz'altro l'integrazione in seno al Comecon. i cui scambi davrebbero aumentare del 50 per cento in cinque anni, dato che l'Urss ha rinserralo la sua stretta maggiorando il prezzo del suo petrolio (del quale sono tributari tutti i suoi vicini tranne la Romania). Ciò non toglie che il blocco socialista, svolgendo in media un quarto del proprio commercio estero con Paesi capitalisti, ha bisog.io che quel sistema che esso condanna sia in buonu salute-: lo sviluppo e l'offerta di beni di consumo all'Est, specialmente nelle democrazie popolari dipendono dall'Ovest in modo più BlretfJ di primo. Inoltre, secondo certi esperti, il commercio con i Pausi occidentali costituisce per il blocco orientale, incapace di elaborare un modello uutonomo di svilupuo. un mezzo per acquisire informazioni sul mondo esterno. Si tratta forse di ottenere del know what piuttosto che del know how (« saper che cosa » fare piuttosto che « saper come » furio). Certo i sovietici minimizzano l'importanza di questa operazione. Per il vicepresidente del Gosplun. il commercio con l'Ovest, che rappresenta del resto meno del 3 per cento della produzione industriale dell'Urss. non costituisce « una boa di salvataggio » per il suo Paese che può fare benissimo a meno dell'aiuto dei « filantropi » occidentali. Ma dopo questa dichiarazione ci sono stati i cattivi raccolti e nel quinto piano quinquennale è prevista una collaborazione più attivo con i Paesi occidentali. L'Urss potrebbe forse con grandi sacrifici praticare il ritorno a una certa autarchia ma non per questo gli scambi Esi-Ovest diverrebbero meno imporlunti per tanti settori dell'economia sovietica e meno vitali per le democrazie popolari. Essi presentano egualmente un interesse sicuro per le aziende e le nazioni dell'Occidente. Al di là di questo aspetto mercantile, un interrogativo rimane sul loro impatto politico. Per gli uni. come Solgenitzin e i cinesi, questi scambi non fanno che rafforzare la potenza di un regime fondamentalmente ostile all'Occidente. Per gli altri, come Samuel Pisar, l'apertura su larga scala può comportare un disgelo dei blocchi. Cionondimeno l'accademico sovietico Sakharov ha scritto: * lo non condivido i pronostici esageratamente ottimistici sulle conseguenze obbligatorie che avrebbero i contatti economici sulla democratizzazione della società sovietica ». Confronto fra i saldi commerciali Est-Ovest* Gcrmania Gran ., ,, .. . ,, „ /r-, <*Ku ftfirs* (in 11 mesi) (in 10 met!) U.R.S.S. 1.420 —410 190 363 BULGARIA 276 25 13 79 UNGHER1A 208 39 6 68 POLONIA 611 120 8b 223 GERMAN 1A EST — - 9 0 — 7 ROMANIA 253 18 — 8 26 CECOSLOVACCHIA 177 — 17 — 3 49 TOTALE 2.945 —234 514 801 1974 2.569 —588 —237 284 1973 1.451 —553 —488 500 Le cifre esprimono milioni di dollari, l'onte Ocse. GERMANIA Ot> Miliardi di dollari 1973 1974 1975 GRAN - BRETAGNA 2t*r 1973 1974 1975 ITALIA 973 1974 1975 ESPORTAZIONI Paesi dell'Est ... U.R.S.S. IMPORTAZIONI Paesi dell'Est :== = U.R.S.S. l l Passivo Attivo FRANCIA 1973 1974 1975

Persone citate: Sakharov