La politica agricola Cee un fallimento evitabile

La politica agricola Cee un fallimento evitabile I MOLTI SBAGLI DELL'EUROPA VERDE La politica agricola Cee un fallimento evitabile In questo settore, la Comunità compra circa il doppio di quello che vende, ma le eccedenze di certi prodotti-chiave le permetterebbero una fruttifera esportazione - Manca invece una qualsiasi strategia Di fronte a un deficit ulimeniarc a livello mondiale che va continuamente aggravandosi, possedere eccedenze di prodotti agricoli esportabili costituisce un punto di forza sempre più considerevole. Gli Stati Uniti, la cui bilancia commerciale sarebbe deficitaria senza le esportazioni di prodotti agricoli, dichiarano apertamente la loro intenzione di trarre profitto da questa posizione di primi fornitori agricoli mondiali nel grande negoziato che si è appena intrapreso fra Paesi industrializzati e Terzo Mondo. La Cee compra circa il doppio dei prodotti agricoli che vende, ma per certi prodotti-chiave (grano, latte in polvere e persino zucchero) dispone in permanenza di eccedenze sufficienti per fare una politica d'esportazione coerente e deliberata. Un simile sforzo potrebbe permetterle, oltre a vantaggi commerciali non indifferenti, di portare a buon fine, senza scosse, un'azione in favor: dei Paesi sottosviluppati. Ma oggi una .-..-.i.le politica d'esportazione deci¬ sa e pianificata non esiste. La Cee, È vero, è presente sui mercati ugricoli esterni, ma subisce, più che orientare, la legge di mercato. Questa carenza »i spiega con ragioni politiche, oltre che con i metodi di gestione troppo pesanti. Gli animatori della politica agricola comune, suscettibili alle accuse di protezionismo che vengono loro rivolte dai partner» della Comunità, e in particolare dagli Slati Uniti, hanno la coscienza incredibilmente sporca quando si traila di vendere fuori delle frontiere comunitarie. 11 timore di urtare gli Usa od altri grandi produttori agricoli come il Canada. l'Australia o la Nuova Zelanda, sembra il pensiero dominante di coloro che sono incaricati di gestire l'Europa Verde. Questo difetto caratterizza l'attuale Commissione più ancora di quelle precedenti. Guardare alla gestione delle esportazioni agricole nel corso della campagna precedente è desolante, tanto si ha l'impressione che la Comunità si sia fatta prendere in giro. Esaminiamo gli esempi, particolarmente significativi, del latte in polvere e dei cereali. Nel 1975, quando le eccedenze di lolle in polvere incominciavano a intasare i magazzini frigoriferi, la Commissione, assillala dalla necessità di mantenere al livello più basso possibile le spese sostenute per il Fondo europeo, e preoccupata di tenersi buoni i collaboratori canadesi, australiani e neozelandesi, ha tentato di accordarsi con questi ultimi per evitare un., guerra dei prezzi. Si giunse così ad un accordo sui prezzi mìnimi di vendita: ni'" > mille dollari la tonnellata, poi 850, infine 650. Canadesi, australiani e neozelandesi evitarono di impegnarsi ufficialmente e alla prima occasione conelusero importuni! contratti a prezzi inferiori a quelli pattuiti, battendo in volala lu Comunità. Il risultalo e deprimente: le esportazioni di latte in polvere della Cee sono precipitale da -tOO mila tonnellate a circa 160 mila. 1 Nove si trovano ora proprietari di uno stock di più d'un milione di tonnellate, il cui riassorbimento costerà indubbiamente più caro al Fondo agricolo che non le sovvenzioni adeguale che si sarebbero dovute concedere ai commercianti a tempo debito. Bisogna notare che lu Comunità, contrariamente .iìì.ì Nuovu Zelanda o all'Australia, non ha mai ritenuto necessario, per aumentare le proprie possibilità di vendere le eccedenze di lune in polvere, finnnziure la creazione di industrie di ricostituzione del lane nel Terzo Mondo, e particolarmente in Africa, dove la domanda è ingente. Questa eompletu assenza di strategia industriale contribuisce allu fragilità della politica commerciale cascarla dei Nove. Il fallimento di tale politica nel 1975 non ha portato lu Commissione a dar prova di carattere: ricordando la reazione negativa dell'opinione pubblica quando si era agevolala lu vendila di burro a basso prezzo all'Urss. ha esitato u lungo, all'inizio del '76, ad alzare la sovvenzione coneessu ugli esportatori di latte in polvere, mentre alcuni Paesi dell'Est erano disposti u candidarsi acquirenti. Queste tergiversazioni pare si siano concluse con lu perdita di un grosso contratto con la Romania. Aggiungiamo che la Commissione, per completare il quadro ai limili della curicutura, sembra ora sconvolta dalle nazioni ostili suscitate negli Usa dalla propcs a. rivollu agli Stati membri, di rendere obbligatoria l'introduzione di latte in polvere nella misura del 2 per cento nei mangin i animali. Quest'operazione, per permettere di utilizzare 600 mila tonnellate di latte ir. polvere degli Stock, rischierebbe di fir diminuire di 300 mila tonnellate, su un totale di 10 milioni di tonnellate, le vendite di soja americana nella Cee. E' un'uggressione che si esilu u commettere. Altrellunlo mediocri sono le prestazioni date sul fronte dei cereali. Allu fine del '74, quundo l'esplosione delle quotazioni assicurava aneoru un commercio prospero, il ministro americano Butz riuscì a convincere Lardinoli a frenare le esportazioni della Cee': « Custodite il vostro grano nei silos — gli confidò — poiché non siamo sicuri di potervi fornire i cereali da foraggio di cui avete bisogno », La raccomandazione fu seguita con tanto scrupolo che la Comunità terminò lu campagna con una scorta di riporto di 7 milioni e mezzo di tonnellate, di gran lunga supcriore alle necessità. Ancora una volta la lezione non è servita. In seguito alle reiterale proteste di Siali Uniti e Canada la Cee, alla fine del '75, ha diminuito in via provvisoria le sovvenzioni concesse all'esportazione di mallo e farina, rischiando così di compromettere lu spettacolare penetrazione realizzata su quei mercati dui commercianti europei. Non si può infine non rilevare che la Comunità ì praticamente assente dagli importami contratti di cereali conclusi di recente con l'Urss. Sarebbe certamente ingiusto imputare questi scacchi soliamo alla Commissione: gli Slati membri sono spesso responsabili della poca audacia che contraddistingue la lattica di Bruxelles, sia che temano le conseguenze inflazionistiche di una politica d'esportazione dinamica, sia che anch'essi esitino a urtare gli americani. Unu nuova prospellivu pure uprirsi per lu Comunità: molli Pnesi del Terzo Mondo si sono candiduti agli accordi a lungo termine per la fornitura di prodotti agricoli. Richieste in questo senso sono già giunte u Bruxelles du Egitto, Israele. Algeria. Siria, Zaire e Togo. Tuttavia la Comunità, ostacolata dalla lentezza delle procedure e dalla pusillanimità dei suoi governi, non è ancora stala c&pacc di afferrare quest'oeeusione. L'esperimento con l'Egitto è stato condotto nel modo più indicativo. I primi colloqui si sono svolli nel maggio del '75. ma soliamo in novembre i Nove hanno dato alla Commissione direttive definitive. Nel frattempo, per paura di impegnarsi in una decisa politica di esportazioni agricole, i Nove avevano ridotto di moilo la portata del progetto. Questi rinvìi hanno ovulo conseguenze logiche: nel gennaio di quest'unno l'Egitto, stanco di aspettare, ha fatto supere che l'accordo che gli veniva proposto non l'interessava più. L'Egitto riteneva infatti, non senza ragione, che il prezzo al quale la Comunità intendeva vendergli il latte in polvere era troppo alto in rapporto a quello molto basso del mercato mondiale. La lezione di questo contrattempo e doppia. Sembra inopportuno voler includere clausole di prezzi negli accordi a lungo termine, còme ha folto la Commissione trattando con l'Egitto. I Paesi del Terzo Mondo con i quali si vogliono concludere accordi non hanno nessun motivo di pagare i prodotti comunitari al di sopra della quotazione mondiale. La reazione egiziana a questo proposilo e significativa: simili accordi devono essere concepiti esclusivamente come un mezzo per pianificare le esporluzioni della Cee e istituire correnti di scambio. Solo un sognatore può vedervi anche lu possibilità di vendere o maggior prezzo. Inoltre e soprattutto si può pronosticare senza grande rischio d'errore che non vi saranno accordi a lungo termine se le procedure comunitarie rimangono così lunghe e complesse. Philippe Lemaitre

Persone citate: Allu, Butz, Philippe Lemaitre