Povera "Meg,, senza il suo lord consorte di Fabio Galvano

Povera "Meg,, senza il suo lord consorte Povera "Meg,, senza il suo lord consorte Dicono che la regina Elisabetta abbia trattato piuttosto duramente, senza l'ombra di un sorriso, il nuovo ambasciatore americano a Londra, Anne Armstrong, la quale ha avuto l'unico torto di presentare ufficialmente le sue credenziali alla corte di San Giacomo, avvolta dalla pompa e dai costumi che la tradizione esige per questa circostanza, poche ore primn che un portavoce di palazzo desse l'annuncio ufficiale della separazione fra la principessa Margaret e Lord Snowdon. Avvezza alle bufere e alle critiche che da 24 anni si rovesciano sulla sua corona, Elisabetta non ha saputo parare l'ultimo fulmine, caduto neppure tanto a ciel sereno per colpa della « sorellina », sempre pronta a combinare guai. « Questa volta salvare la faccia sarà dura », deve avere pensato Elizabeth Regina, ER in breve su tutti i furgoni delle poste e degli uffici pubblici, e con l'aiuto di tutti i suoi consiglieri, ivi compreso il buon arcivescovo di Canterbury, ha messo a punto una soluzione machiavellica che avrebbe salvato l'onore della corona, il prestigio della sorellina un po' bizzarra, il quieto vivere di una corona che un'inveterata battuta indica fra le cinque destinate a sopravvivere fino al giudizio universale (le altre sarebbero quelle di cuori, quadri, fiori e picche): hu deciso che di divorzio non si parla, che la separazione legale avrebbe sortito gli stessi effetti pratici senza causare scompigli Istituzionali. Già: approvando il divorzio che Tony Armstrong Jones, conte eli Snowdon, pretendeva a viva voce (e pare anche in termini tutt'altro che rispettosi) dopo la chiacchierata « scappatella » di Margaret nell'isoletta tropicale di Mustique (si era fatta fotografare sulla spiaggia in compagnia dell'aitante Roddy Llewellyn, 27 anni, bel gio¬ vanotto, scudiero d'eccezione), Elisabetta si sarebbe data, come suol dirsi, la zappa sui piedi. Il perché è presto detto. La monarchia inglese, austera e tradizionalista, non è mai riuscita a mettersi al passo con i tempi, come ci sono riuscite invece quella olandese (fino al punto di accettare « bustarelle », se le accuse al principe Bernardo sono vere) o quelle scandinave. Gli inglesi lo sanno e se ne dispiacciono, ma non si ribellano perché sono conservatori e ostinati di natura, nel bene e nel male. L'unico che alza un po' troppo il gomito, di tanto in tanto, è il deputato laburista scozzese William Hamilton, il quale accusa la casa reale di sperperare il denaro dei contribuenti, e ì suoi membri di essere mangiapane a ufo: una dialettica estroversa a cui i realisti possono facilmente replicare con discorsi altrettanto fuori misura, come quelli sul prestigio del Paese che, secondo loro, sarebbe magnificato dalla presenza di una famiglia reale. E quando Hamilton, riferendosi a Margaret in particolare, sbotta che è « la più costosa mantenuta d'Inghilterra », per via delle 35 mila sterline (quasi 60 milioni di lire) d'appannaggio annuo, perfino i giornali popolari, quelli che nel giorni scorsi non hanno esitato a parlare della sua n intemperanza amorosa », si ergono a paladini dell'onor reale e sbeffeggiano lo scatenato deputato. Su questo sfondo di palese sopportazione, la « rottura » fra Margaret e Tony avrebbe potuto incrinare lo smalto delle forme: nessuno ha dimenticato che fu proprio Elisabetta a impedire le nozze fra Margaret e il capitano Townsend, nel 1955, perché lo spa simante era un uomo divorziato, -a morale di Stato e quella della Chiesa d'Inghilterra, a capo della quale Elisabetta è in virtù della corona, non l'avrebbero consenti¬ to. Se Elisabetta, dopo avere condannato quel divorzio, avesse consentito questo, avrebbe esposto il fianco a critiche fin troppo facili. Poco importa che qui si trattasse di una vera crisi familiare da risolvere, anche se nel più penoso dei modi, mentre ai tempi di Townsend quella dell'* uomo divorziato » era solamente una scusa che nascondeva ben altre ragioni, quali l'inaccettabile divario d'età fra gli aspiranti sposi, e la mal celata sensazione che Margaret fosse stata in qualche senso plagiata dal celebre eroe della battaglia aerea d'Inghilterra. Salvata la forma, tuttavia, non è detto che Elisabetta sia riuscita a sai are la corona da ogni possibile incrinatura. E' dal 1936. da quando re Edoardo Vili abdicò per coronare una trita Tavoletta d'amore, che le vicende sentimentali c'olia casa di Windsor creano problemi di Stato. Quarantanni di regno equilibrato e asettico, prima con Giorgio VI, poi con Elisabetta, non sono bastati a restituire alla monarchia d'Inghilterra la sua patina di « in toccab:'.:;;'t ». Le vicende di Margaret prima con Townsend e ora con Snowdon, la presenza stessa di un erede (il principe Carlo) che qualcuno giudica non troppo sveglio, i pettegolezzi sulla principessa Anna che a molti è parsa più amante del cavalli che dei suoi sudditi, non hanno certo facilitato la « ricostruzione » sperata da Elisabetta. Imponendo la separazione come alternativa al divorzio, la regina ha tuttavìa salvato a Margaret molte cose che la stampa inglese già metteva in discussione: il quinto posto nella linea di successione al trono (dopo i quattro tigli della regina), la residenza ufficiale di Kensington Palace, il favoloso appannaggio di cui si diceva. E' stata una manovra troppo scoperta, però, per non essere su¬ bito additata come opportunista, e di conseguenza le polemiche e le bufere istituzionali che si volevano evitare sono state soltanto trasformate in travolgente pette- ! golezzo. Non con questo che la corona rischi di crollare; resta però ! il fatto che è in crisi. E lo è anche perché Margaret, con i suol pec- ì cati d'amore — veri o presunti — è diventata come l'eroina della pièce, l'unica della famiglia reale a comportarsi, nel rigido ambiente di palazzo, con tutte le debolezze delle suddite di Sua Maestà. j Margaret, pazzerellona com'è, ri- I specchia in fondo la società ingle- | se da cui la corona si è finora te- ■ nuta a distanza, una società che è ! diventata permissiva, in cui ci so- I no anche le infedeltà coniugali e • si arriva anche — e oggi più di i ieri — al divorzio. In questi giorni, passata la prij ma ondata della bufera, la princiI pessa è al castello di Windsor, con la regina madre, con Elisabetta e | con i due figli, David di 14 anni e j Sarah di 11. Non è, come prevede; vano i pettegoli, nella grande fattoria di Roddy Llewellyn nel Wiltshlre. Lui, dicono i bene informati, si è fatto ospitare da una vicina i di casa, la bella attrice Diane Ci| lento, ex moglie di Sean Connery. Lord Snowdon è agli antipodi: a | Sydney, in Australia, ha inaugurai to nei giorni scorsi una sua mo[ stra fotografica. In un incontro ! con i giornalisti ha espresso, in j 57 parole (le hanno contate), il suo rammarico per gli avvenimenj ti, i suoi auguri a Margaret, la sua ammirazione e rispetto per la faI miglia reale. Con buona pace di tutti, si augurava. Ma forse, questa volta, la corona è stata già scalfita, più profondamente — perché in termini reali e non teorici | — di quanto i tradizionalisti d'ol' .tremantea avessero temuto anche nei momenti più neri. Fabio Galvano

Luoghi citati: Australia, Inghilterra, Londra, Sydney