Stockhausen al piano smonta la sua tecnica di Riccardo Vianello

Stockhausen al piano smonta la sua tecnica Il concerto ieri all'Unione Musicale Stockhausen al piano smonta la sua tecnica Il duo Canino-Ballista ha presentato anche a Torino "Mantra" per pianoforti e strumenti elettronici - Contestazione d'un isolato LUnione Musicale ha fornito ieri pomeriggio al pubblico che affollava il Conservatorio la prelibata occasione di ascoltare Karheinz Stockhausen, figura di primo plano della musica moderna, che illustrava in buon italiano, accuratamente smontandoli, gli elementi formali che costituiscono il tessuto di « Mantra », un suo lavoro del 1970. Stockhausen s'è seduto ad uno del pianoforti, circondati da strumenti elettronici e sormontati da clmbali antichi e da woodblock, ed ha dimostrato d'aver fatto viaggiare una melodia di tredici suoni per un'ora e un quarto, adoperando scrupolosamente, nonché razionalmente, tutto l'arsenale degli effetti pianistici, ed arricchendolo con i timbri modificatori del modulatore anulare. Bruno Canino e Antonio Ballista hanno poi dato corpo alla composizione, o almeno volevano darlo, ma la furibonda I contestazione d'uno spettatore isolato ne ! ha interrotta l'esibizione dopo pochi minuti: un po' di trambusto in sala, mentre il signore dissidente lanciava accuse di capitalismo culturale, non si sa bene a chi I rivolte. Tornata la calma, tutto è filato | Uscio, in un'atmosfera veramente magica, i ! e non solo per suggestione del titolo esoI tico. « Mantra » ( formula magica? poetica? sonora?) è una sorta di « Schéherazade » del Duemila, che si tinge ad ogni istante dei magici colori del timbro, e che sa sovente entrare senza falsi pudori del regno del ritmo più scatenato. Stockhausen, l'abbia voluto o meno, sembra qua e là salutare molti suoi predecessori: nei martelli! i suoi pianoforti ricordano Bartok o lo Stravinsky della « Sonata per due pianoforti »; nei voli liquidi si avvicinano a Ravel; gli scatti e il moto perpetuo, toccatistico, della splendida parte finale, riportano, sia pure un po' alla lontana, a Prokoflev: ed infine c'è tanto Stockhausen dei vecchi tempi, di quando il bambino terribile della musica moderna non s'era ancora accostato all'elettronica e tantomeno ai chiodi e martelli. Bisognerà | ' ■ 1 ! 1 ' Stockhausen, lezione con esempi però dire che in « Mantra » l'elettronica «inora senza dubbio un ruolo importantissimo, poiché conduce i due gloriosi strumenti ad assumere perpetue sonorità vetrose o campanarie; su tutto quindi aleggia, discreto, il profumo inconfondibile di artificiali suoni armonici. La composizione è piaciuta moltissimo al pubblico torinese, che non ha mostrato fatica a sostenere l'ascolto tutto d'un fiato; fugate due o tre perplessità, si sentiva nell'aria il godimento di afferrare qua e là un frammento di melodia, il rimbalzare vivace delle dita nervose sulla tastiera, o il loro solenne abbassarsi, quasi a guisa di gong o di incudine. Un successone, dunque, per tutti; per l'autore, certo, ma anche per gli straordinari Canino e Ballista, la cui sincronia è perfetta, la vitalità inesauribile, e la penetrazione del mondo stockhauseniano (tutt'altro che agevole), esemplare. Aggiungiamo un plauso all'attento John RushbySmith. tecnico del suono. Riccardo Vianello

Luoghi citati: Torino, Uscio