Aldo Moro la sfinge di Vittorio Gorresio

Aldo Moro la sfinge Aldo Moro la sfinge Amelio Coppola: « Moro », Ed. Feltrinelli, pag. 189, lire 2500. Sesto volume della collana « Al vertice ». che Feltrinelli sta dedicando alle biografie di uomini politici italiani contemporanei, il Moro uscito adesso con la firma di Aniello Coppola è un po' più ed un po' meno di una biografìa in senso stretto, nell' accezione tradizionale del termine. Le vite di Moro che ci avevano dato Corrado Pizzinelli nel 1969 (Longanesi editore) e nel 1975 Gino Pallolta (ed. Pi sani, Isola del Uri) erano eia scuna la vera e propria storia di un uomo politico di parte — quale Pizzinelli lo vedeva criticamente dalla propria collo cazionc in un diverso schieramento — ovvero di un leader. come ce lo raffigurava Pallottu con una certa maggiore simpa tia, sia pure non acritica. Coppola invece si attarda po co nel racconto e nella rappresentazione dei fatti personali o di una carriera: cala il suo personaggio nella storia di questi ultimi trent'anni. lo inquadra nelle vicende del potere democristiano, cerca di trarre ogni possibile insegnamento politico dalle sue vittorie e dalle sue sconfìtte, dalle iniziative e dai fallimenti di un uomo che la maggioranza degli osservatori politici italiani non a torto considera « la sfinge » del cattolicesimo politico del nostro Paese. Ce lo presenta non soltanto come un esemplare tipico, ma come il paradigma che — se tenuto nella giusta considerazione — può aiutarci a capire molte cose: e Dio sa che desiderio e che bisogno abbiamo tutti di capire le ragioni della crisi del 1 potere democristiano che sta i scuotendo oggi l'Italia. Del puramente biografico, Coppola ha giustamente trascu-1 rato quasi tutta la facile aneddotica fiorita attorno a Moro. Già ne sappiamo abbastanza, anche a livello di semplici lei lori di quotidiani e rotocalchi. Però egli aggiunge qualche cosa — a condizione che si tratti di episodi gustosi e di eminente significato — come ad esempio il felice racconto che all'inizio del libro narra dei casi dell'affiliazione di Moro alla de: «Con la de — scrive Coppola — la maggiore difficoltà Moro la incontrò al momento di iscriversi ». Prima, un certo Lojacono di Bari gli rifiutò la tessera democristiana, e poi un certo Laricchiuta gli negò quella socia lista, fino a che con l'appoggio dell'arcivescovo, poi cardinale, Marcello Mimmi, Moro fu incluso nelle liste democristiane per le elezioni alla Costituente, « probabilmente senza che gli venisse neanche consegnata la tessera de! partito ». Era del resto giù stato esclu so dalla Consulta nazionale convocata sotto il governo Porri nel 1945. e si può dire quindi che partiva sfavorito, come un oh/ sider. lui che doveva poi rive larsi un cavallo di razza. Come ho detto, peraltro. Coppola non si compiace a collezionare aneddoti, mentre il suo esordio episodico è stato scelto a ragion veduta, politicamente parlando. « Personaggio totus pcliticus ». Coppola scrive gii .-.mente che Moro merita un'analisi tutta politico, compresa quella delle ragioni per le quali egli sia tanto poco amato nel suo stesso partito: e le difficoltà delia prima affiliazione sono pertanto viste dall'autore come un indicativo sintomo premonitore. Di qui. nel libro, tutto il racconto minuzioso, condotto con grande rigore di attenzione alle fonti ed ai particolari, della enorme persistente fatica alla quale Moro si e dovuto applicare per farsi strada, ma soprattutto per affermare le proprie convinzioni, aggirandosi nella giungla democristiana con una pena ed uno applicazione che passo passo si scontravano ad ostacoli sempre maggiori. Ac- cadde poi, come accade in poli- lica. e come è norma nella de — zona di larghi trasformismi, area di enormi contraddizioni — che un tenace testardo come Moro finisse non dirò col prevalere — poiché di fatto non ha mai prevalso in maniera assoluta (si pensi per esempio alla tanto diversa esperienza di Fanfani) — ma con il rendersi necessario in più di un'occasione, con l'apparire qualche volta insostituibile. Ma Coppola non guarda solamente all'interno della de, considerando giustamente che Moro ha forse avuto ed ha tuttora più importanza al di fuori anziché' nell'interno del partito, l.a sua forza e le sue debolezze — che Coppola analizza con imparziale attenzione — si ripercuotono difatti sul Paese del quale restano completamente a carico, tanto nel bene quanto nel male. « Da oltre quindici anni — scrive Coppola — Aldo Moto è la faccia nobilmente afflitta del poter-.- democristiano, l'uomo che ha dato respiro po- litico e dignità culturale alla " n,-ova frontiera " del kennedysmo nostrano: ma insieme è uno dei responsabili (forse il maggiore) dei più gravi fenomeni degenerativi della crisi italiana ». E questa crisi è presto definita: scollamento dello Slato, riottosità dei corpi separati, disgregazione corporativa, riduzione della politica a mero gioco di formule contrapposte e di relazioni fra schieramenti più o meno esangui. Coppola vede e rappresenta Moro come un personaggio chiave della presente storia di Italia, e mi sembra sia stato abbastanza severo nel tracciarne i suoi chiaroscuri intellettuali, tra sottigliezze e contraddi zioni. c quella che egli chiama addirittura la « schizofrenia po litica » di Moro. Gli riconosce il merito di avere concepito ■) nobile progetto del centro-sini stra. ma gli imputa anche di averlo « sfilaccialo ». Ammette che egli abbia meglio di tutti capito il senso della tempesta della presente contestazione, ma lo addita anche come l'emblema dell'impotenza di tutto un sistema politico. Siamo quindi in presenza di un libro che pei vari versi potrà essere confutalo da opposti punti di vista, e che comunque rimane un testo non soltanto pregevole ma necessario per capire il nostro tempo. Vittorio Gorresio '.

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