Messina espone a Lugano di Marziano Bernardi

Messina espone a Lugano Messina espone a Lugano Nella Villa Malpcnsata la grande mostra di un artista che ha creduto sempre nella bellezza (Dal nostro inviato speciale/ Lugano, aprile. C'è un giudizio che definisce bene l'arte di Francesco Messina, dato dieci anni fu da un uomo che se ne intende, Germain Bazin, che fu a lungo conservatore capo del Louvre: « Messina n'a pas triche avec la nature», non ha quel gioco rischioso ed estenuante ch'è il rapporto figurativo d'un pittore o d'uno scultore con la realtà circostante. Un giudizio che va completato con quest'altro di un grande poeta, Eugenio Montale: « E' un'armoniosa e ferace giovinezza la sua, che si esprime in opere di ritmo e di leggiadria. C'è in lui una mirabile capacità di trasfon dersi nelle visioni e nelle forme più disparate, un dono j 1 I I ; io ™»',"'..-'o «ì^i ' barato con la natura, cioè in | , li astice- profondo e primor . diale »: e. volendo indicare la | icoerenza d'una visione appun to, e d'un lavoro d'arte che dura da sessantanni, un giù | dizio da commentare con la bella immagine di Jean Cocteau: « Egli non tenta di cor rere più rapido della bellezza: cammina e lascia le sue vaste impronte sulla sabbia senza che le successive onde della moda le cancellino ». Chi visita l'imponente mo stra che Lugano, nelle bellissime sale della Villa Malpensata sul lungolago, ha dedi cato, dopo quelle di Klee, di Giacometti, di Picasso, allo scultore siculo-genovese, trova in duecento opere di scultura e di grafica datate dal 1924 al '76 la precisa conferma dei giudizi qui sopra riferiti. Ma, ciò ch'è anche più importante, vi trova una delle risposte più alte, complete, convincenti all'eterna domanda che, da Aristotele e Plotino ad Hegel e Croce ed oltre, tanti pensatori si posero e si pongono: « Che cosa è l'arte? ». Non è. s'intende, una risposta assoluta, bensì parziale ed unilaterale; e tuttavia ha il merito di darci un sen so di certezza spirituale, di sicurezza persino nei confronti della vita. Tutta l'opera di Francesce Messina riassunta nello splen dido, indimenticabile spetta colo di questa mostra, la più grandiosa che mai artista pos sa augurarsi a coronamento della sua vita di lavoro, è nient'altro che la ricerca stre nua, appassionata ma medi tata (perché egli conosce da artista, non da erudito, l'arte d'ogni tempo e luogo, e pei di più è limpido scrittore e trepido poeta) di tale verità L'ha inseguita attraverso ri tratti maschili e femminili, di Calzini, di Marussig. di Lelj. di Chiara, di Montanelli, di Quasimodo, della moglie j Bianca, del cardinale Schu 1 ster. del papa Pio XII (in San I Pietro), di danzatrici come I Carla Fracci, Aida Accolla, ; Luciana Savignano, capolavori di definizione fisionomica e psicologica tolta da una realtà fisica e morale palpitante e fissata nel bronzo, nella terracotta, nel gesso monocromo 1 ' e policromo, oppure nel pa- | 5teUjj Q nel,„ litografia una maestria tecnica insupe-1 rabile. j L'ha braccata come un se- i gugio e vagheggiata come un ' innamorato attraverso torsi, i teste, membra di pugili, dilnuotatori, di atleti, nudi trion-1 fali di Ève, di Narcisi, di ; èrebi, attraverso stuoli di vir- tuose della danza, e dozzine di nervosi, scattanti, stupen- J di cavalli studiati nei loro : movimenti nella pampa ar- , gentina. E per lui la verità ! . delrarte e s^pre stata la verita visjbile e tangibile del \ | corpo umano, delle forme I viventi nella natura. L'ha do- \ minata e insieme rispettata, i persuaso che nulla fosse da aggiungere o da togliere o da modificare in codesta verità, nella quale ciascuno di | noi può riconoscersi (e infat- ] ti vi si riconosce); convinto ; che per capirla e rappresentarla artisticamente non occorreva trasfigurarla, farne un'altra verità, ma semplicemente bastava farla lievitare dall'interno all'esterno: cioè interpretarla. Per questo Francesco Messina, immobile scoglio tra i marosi che dal principio del nostro seco o spumeggiano ..ii. .i-i , i'..„ !sulla crisi che ha rotto l'an .tico rapporto estetico arte- inatura, ha potuto ironicamen ,te autodefinirsi « antimoder- 'nista ». Ma l'affermazione reg ge poi davvero? Sì, se con-.frontiamo una scultura dì Messina con una di Picasso o di Giacometti Confrontia-1mo invece una danzatrice di,Messina con una danzatrice di Manzù. La differenza è sol- !tanto nello stile, cioè nel lin- tico che s'azzarderebbe a di- chiarare Manzù K antimoder- nista »? guaggio plastico, lievemente più sintetico o lievemente più analitico. Ma il concetto estetico da cui muovono i due artisti è il medesimo: l'im | maglne reale. E dov'è il cri-In fondo al Messina d'oggi che ha settantasei anni, s'ap- Plica perfettamente il giudi- zio che Montale a Genova da- va di lui quando ne aveva ventiquattro ed era appena uscito dalla terribile miseria dell'infanzia e dell'adolescen za. allorché per pochi soldi lavorava da operaio nel e bot- teghe dei marmisti del cimi-tero di Staglieno. Allora Mon- tale parlava del dono di tra-sfondere visioni e forme in c'è molta differenza, Strano però che nell'abbon aantissirna letteratura critica. 1 italiana e straniera, relativa j a Messina, tanto raramente i ritorni una parola che all'arte ' antica non disdiceva affatto i e che viceversa viene pronunlziata con una specie di disa1 gio da quanti s'occupano di ; arte moderna: la parola « bel lezza ». Infatti Lionello Ven turi .rivendicava all'arte moJ derna il diritto di trascura: re, finalmente, la bellezza, che « staccata dalla singola ope ! ra d'arte, non esiste ». Il ca rattere dominante della scul \ tura di Messina ci sembra I essere invece la persuasione \ che una bellezza esiste in sé. una capacità plastica eccezio-naie Appena ieri Franco Rus- soli parlava, per Messina, di un modellato che seguendo ogni sensuala trapasso del corpo lievitante nella luce, « diviene misterioso riflesso fi- sico di un'energia organica e spirituale insieme ». Non anche fuori dell'arte, e che non v'è motivo per cui l'arte ad essa non debba adeguarsi Si guardino i volti, i corpi, gli atteggiamenti, maschili o ] femminili, ch'egli modella, ; Possono essere fisicamente più o meno « belli »; ma la 1 ricerca di una « bruttezza » artistica che il Venturi riven i dicava all'arte moderna, è j quasi sempre da essi esclu i sa. E' bella Carla Fracci? Co munque, lo diviene mirabil ; mente perché rappresentan dola lo scultore esalta in lei la leggiadria, il fascino, la tensione spirituale della danza; e allora quel volto e quel corpo diventano un lucente simbolo di azione poetica, e l'immag'ne modellata non può non riuscire « bella » nel senso comune della parola. Messina smentisce la retorica che l'arte è tanto più arte in quanto non teme di riuscire sgradevole. Non potrebbe pensare e comportarsi diversamente un artista che nel suo giudizio, sa porre sullo stesso piano artìstico il groviglio disegna tivo di Giacometti e la purezza lineare di Raffaello e di Picasso; vale a dire, oltre l'abisso del tempo, il senso della classicità intramontabile. S'egli è ammirato in Europa e dall'America al Giappone, e perché con la sua opera riconferma nei pubblici più diversi una fiducia di cui hanno bisogno. Marziano Bernardi