Ha un rene trapiantato dà alla luce un bambino

Ha un rene trapiantato dà alla luce un bambino È il quinto "caso,, registrato in Italia Ha un rene trapiantato dà alla luce un bambino La sposa, 36 anni, genovese, è già madre di un Figlio - Il parto è avvenuto col taglio cesareo - La donna rischia una crisi di rigetto, che potrebbe insorgere entro un mese /Nostro servizio particolare) Milano, 26 aprile. Tre anni dopo aver subito il trapianto di un rene, una donna trentaseienne ha dato alla luce un figlio; per ora, lei e il bambino stanno bene. Il rischio è la «crisi di rigetto», che potrebbe avvenire entro trenta-quaranta giorni dal parto. La madre si chiama Lucia Jucarà, abita a Genova in via Poligono di Quezzi 7; il bimbo, Angelo, è nato alle 11 di giovedì 22 aprile, con taglio cesareo. All'intervento ha assistito l'equipe chirurgica del professor Edmondo Malan (i dottori Berardinelli e Vegeto). La permanenza in camera operatoria non è durata nemmeno tre quarti d'ora: «Un tempo normale — pre cisano i medici — nessun mo mento particolarmente difficile». Anche il primo figlio di Lucia Jucarà (Diego, di otto anni), era nato col «cesareo». Angelo è venuto alla luce dopo una gravidanza di poco superiore agli otto mesi; il prof. Candiani ha tenuto sotto controllo la donna, con due visite mensili, fin dal momento in cui lei si è accorta di essere incinta. Dal marzo scorso, Lucia è stata ricoverata in clinica. Pochi giorni fa, il professoie ha deciso di intervenire per evitare alla Jucarà lo sforzo del parto, che avrebbe potuto avere conseguenze molto gravi, anche per il nascituro. Al momento in cui è nato, Angelo pesava tre chili e 150 grammi e. per precauzione, durante le prime ore di vita è stato messo in incubatrice. Solo ieri la madre ha potuto vederlo. Lucia (che fa la parrucchiere) e il marito (impiegato ) desideravano una bambina; è nato invece un altro maschietto ma i coniugi sono egualmente contenti. «Speriamo che non tentino una terza volta», ha commentato oggi un medico, «la per centuale di rischio sarebbe veramente troppo alta». Nell'autunno 1973, dopo l'operazione di trapianto renale, i medici avevano avvertito i coniugi che una gravidanza poteva significare la morte per la madre e gravi malfor mazioni < tipo mongolismo o focomelia) al neonato. I pericoli derivavano direttamente1 dalla terapia immunodepressiva (a base di cortisone di Imuran, un farmaco che ab-1 bassa i globuli bianchi) cui era stata sottoposta la donna. Dal 19H9 ad oggi il prof. Malan — di recente insignito della « Legion d'onore » per i suoi meriti nel campo scientifico e clinico — ha effettuato 278 interventi di trapianto renale. Di questi pazienti, solo tre uomini e una donna hanno avuto figli; tutti sani, senza le temute malformazioni. La signora Jucarà è, dunque, il quinto caso. La giovane sposa era malata di reni fin dal '69: soffriva di glomerulchefrite. forma molto grave che. bloccando le possibilità di filtrare l'urina, rende indispensabile, per la sopravvivenza, il ricorso alla dialisi. Ricoverata all'ospedale di San Martino a Genova la Jucarà si mise « in lista » per il trapianto. La chiamata del prof. Malan, da Milano, la raggiunse nell'ottobre di tre anni fa; Lucia e il marito, Antonio, di 40 anni, partirono subito nella stessa notte per il capoluogo lombardo. Ricoverata al reparto « Granelli » del policlinico, a Lucia Jucarà fu trapiantato, sul lato destro, il rene sinistro estratto dal cadavere di Angelo Giacomelli, un agricoltore di 36 anni che. prima di morire, aveva espresso il desiderio di cedere a qualcuno uno dei suoi reni, in perfette condizioni fino all'ultimo istante di vita. Dopo il trapianto la signora rimase — come dì regola in questi casi — un mese in «camera sterile»; poi tornò a Genova, perfettamente guarita, tanto da poter riprendere l'attività di parrucchiera. L'attuale degenza in clinica non supererà i nove-dieci giorni; dopo, Lucia e il bambino potranno tornare a casa. La donna allatterà ma, per almeno un mese, dovrà sottoporsi ad un altro ciclo di intense terapie immunodepressive, e, quasi, quotidianamente, a visite e controlli di nefrologi. Appena si sarà di nuovo ristabilita, Lucia andrà a trovare la famiglia Giacomelli: alla vedova ed ai due orfani presenterà suo figlio, chiamato Angelo in memoria del loro caro col cui rene la donna ha potuto continuare a vivere e dare alla luce il bambino. Ornella Rota Milano. Lucia lucarà con il figlioletto (Telcfoto per « La Stampa » Solicini)

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