Vecchio Piemonte

Vecchio Piemonte IL PASSATO COME ALBUM DI FAMIGLIA Vecchio Piemonte Piemonte di ieri e romantica Valle d'Aosta è un libro uscito qiuilchc giorno fa ad Ivrea, da Friuli e Verducca. Autore: Stefano Bricarclli, validissimo ottantaseienne, fotografo di fama mondiale, e torinese. Ma torinese di origine, come dice il cognome, astigiana: della regione dei brio. Ho passato un pomeriggio di sogno a guardare tutte le fotografie e a leggere tutte le didascalie: « Sono in totale — I scrive Io stesso Bricarclli, autore delle une e delle altre — J37 soggetti, riprodotti a illustrare la vita subalpina nel-1 l'arco di tempo che va dagli ultimi decenni dell'Ottocento a tutta la prima metà di questo secolo ». Provo un comprensibile desiderio di parlare di quest'opera e allo stesso tempo esito: temo di non riuscire a lodarla come si merita. Vorrei, infatti, spiegare come arcade che le fotografie e le didascalie di Bricarclli mi piacciano in due modi diversi e sovrapposti: m commuovono personalmente I perché sono tutta la mia vita, si riferiscono a tutto quanto amo di più e, insieme, mi commuovono oggettivamente, perché rivelano, della vita e > dell'arte, una concezione che \ approvo e che approverei anche se la trovassi in un'opera analoga dedicata all'Irlanda o all'Olanda, dove non sono mai [ stato. Lasciando dunque da ! parte, per quanto mi è possibile, i motivi personali di entusiasmo: che cos'è che so-1 pratlutto o prima di tutto approvo oggettivamente? E a questa domanda, ecco, rispondo senza esitare. II libro di Bricarclli è un piccolo | Mémoires d'oiitretombe, ma, nella sua relativa piccolezza,1 assolutamente privo dei due difetti che sussistono nella grandezza di Chateaubriand: narcisismo ed estetismo. Ora, la maggior parte di • quella l'olografia che oggi vuo- ì le essere arte soffre appunto di estetismo, morbo di cui fu ! libero cento c più anni fa il I grande Nudar, ma che oggi si ; direbbe contratto in partenza per superare definitivamente un complesso di inferiorità di fronte alla pittura. Da una | ventina d'anni la facilità del j colore, la possibilità di manipolare il negativo con montaggi, filtri, accorgimenti chimici, la perfezione degli apparati ottici, hanno inebbriato i fotografi. Nei lucidi cataloghi della Hasselblad appaiono Sem-1 pre più cliebes mirabolanti di1 foto astratte, informali, materiche e via dicendo. Si dirci) be che l'ambizione dei foto- j grafi sia ormai quella di negarsi come fotografi e di udire esclamare dal pubblico: ma questa non è fotografia, questa è pitturai Può darsi che. qualche volta, abbiano ragione anche loro, e che sia una pittura senza pennelli. Ma permane il dubbio, anche nei casi migliori, che si tratti di un triste gioco estetizzante. Hricarelli (almeno in questo volume) comincia con esclude re il colore. Poi, dà una prò va suprema di essere indenne da qualsiasi forma di estetismo e di narcisismo: la sua prima fotografia qui riprodotta è del 190-1, quando lui aveva 15 anni: volendo, però, nel rispetto e nell'affètto per coloro che l'avevano preceduto, dare un'idea di come era il mondo da cui è nato il sue mondo, non ha esitato, specialmente verso il principio della raccolta, a mescolare con le sue ben 59 foto, alcune di autori famosi, molte di autori ignoti e reperite in vecchi al bum di famiglia In Torino Insomma, Bricarclli crede nell'argomento che affronta, crede negli altri, crede nella realtà prima che nell'arte, ed è proprio per questo che ha fatto dell'arte vera. Qual è l'argomento? La Torino dell'alta borghesia e dell'aristocrazia; il vec chio Piemonte regale e mura le; le prime villeggiature in montagna; ma molto di più, ancora, la montagna stessa, le Alpi dal Monviso al Monte Rosa, oggetto, per Bricarclli, ili un amore profondo e sviscerato. Certo, le fotografie sono fatte perché le vediamo: ma, e se, per capire queste fino in tondo, si dovesse cercare la chiave nelle didascalie? Questa volta, infatti, come non accade mai recensenelo un libro eli fotografie, si prova il hise)gno eli citare le didascalie. « Ecco, a sinistra, una scena Ji lieta vendemmia, sotto lo stuardo compiaciuto elei proprietario, ripresa dal fotografo astigiano Ecclesia a Coste-ll'Alfero. nel cuore del Mas so Monferrato ai primi anni elei secolo. E' un documento del tempo quanelo la vendemmia era vera festa, una delle poche di cui potesse godere la gioventù eli quelle colline che erane), allora, molto popolate e coltivate a fonde); perché il mito dei comodi della vita cittadina e dei facili guadagni col lavoro in fabbrica non aveva ancora distolto dal lavoro nei campi e nei vigneti tante giovani forze ». Vendemmia « 1920. Nel dolce paesaggio delle basse colline a NordOvest di Asti, che le acque alpine avevano formato erodendo l'altopiano pedemontano, una di esse, quella di Ma retto, porta sul culmine, alle stesso livelle) del vicino al'o piano, la vecchia villa che da oltre due secoli appartiene alla famiglia dell'autore eli que st'opera. Davanti alla casa co Ionica le vigne a quel tempc avevano i filari molto distan ziati per poter ricevere anche nella moderata pendenza dei elossi un'insolazione totale » « 1909. In alto, un'antica stalla d'una cascina nei din torni eli Carmagnola: potrebbe parere un rifacimento dì ma ni.ra, con quella colonna in centro a reggere gli archi e le volte, le finestre a mezzaluna, la vasca a sinistra per racco gliere il foraggio che vi sceneleva dal soprastante fienile, c perfino il rustico letto col duro saccone eli foglie eli meliga, la lucerna ad olio e il copricapo eli paglia scuro appeso al capitello. Ma tutto era proprio così ». « A destra: presso la vecchia Capanna Gamba, posta dietro quella cresta, sulla sponda sinistra del Ghiacciaio del Broillà. Esattamente cinquantanni fa, partiva da La Visaille, nell'alta Val Veny, una comitiva composta eli tre persone di una nobile famiglia valdostana (il ragazze) è ora un illustre professore universitario) e dello scrivente, con una guida e un portatore, per salire all'Aiguille Joseph Croux, dopo avere pernottato in quella capanna, che le guieie eli Courmayeur avevano costruita tutta in legne) su un pianoro accessibile solo con una sculata alpinistica. A quell'epoca le pecore venivano portate lassù a spalle e. poiché non potevano evaderne, vi erano lasciate incustexlite fino all'autunno, I miti animali assediavano i pochi alpinisti di passaggio •>. Ebbene, queste didascalie sono poetiche nella misura in cui non pretenelono di esserlo: minute, precise, appassionate, dicono tutto dell'autore. Si no | ti la delicatezza, il pudore d'altri tempi con cui Bricarclli accenna ael una sua proprietà, a se stesso, ai suoi amici. Il ragazzo valdostano ora profes sore (l'università è littore Pas- : serin d'Entrèvesj suo zio Alessandro ha anche scritto la bellissima introduzione eli e|uesto libro. « Tutto era proprio ce>sl ». elice ad un certo momento Bricarclli parlando della stalla eli Carmagnola: ecce) la frase i chiave che cercavo! apparente mente ingenua e casuale, di : mostra invece un'assoluta feelc nella realtà. Tra le fotografie più toccan I ti: il profilo ili una giovane ! spettatrice che guarda il volo ilei monoplano pilotato da Ni ; no Cagliani, « assorta nella contemplazione di quello che allora pareva un miracolo »; , le figlie elei militari nel col legio eli Villa della Rcgin;; j con la loro divisa nera a ban | de celesti e sul petto « i na I strini eielle decorazioni conse¬ guite dai loro padri»; una: « cittadina » in piazza Castello, sotto la pioggia; via della Consolata e piazza Savoia; Smpinigi con le pecore che, svernano; il viale delle arbre\ da Alba a Bra; la meravigliosa: casa rustica eli Albugnano, a ! tre ordini di loggiati; l'arro- j tino; il maniscalco; la « cen-1 sa » eli Ribordone; la stalla | di cui ho citato la didascalia, \ e un'altra stalla, a Borgomasi- j no: un'atmosfera densa, quasi palpabile, elove le zone eli lu- j ce sfumano drammaticamente nelle zone d'ombra, come nel-1 la famosa Stalla del Fontanesi ! al Museo civico; i prati vereli eli Coazze, irresistibili evo- j calori dei pagliacci elei Calde- j rini, del rollini, del Pollonera; il mercato e la Fiera di ! Cuneo; il Monviso con in pri- j mo piano il Po a Casalgrasso; il Sestriere e il Breuil negli Anni Venti, come me ne ri- | cordo anch'io, luoghi solitari.1 ermi, sublimi; le undici struggenti fote)grafie della Va! di ausa, al Fraitèvc, a Ccsana. ! a Saint-Marc, a Sauze, ad | Oulx, alla Capanna Kind e j in Valle Stretta; e tutta la Val d'Aosta, con il chiaro di \ luna sulla chiesetta di Lignan. Saint-Nicolas, l'orrido di Pré- ■ Saint-Didier, la borgata di I Verrand con lo sfondo dell'in : tero Monte Bianco, l'ombra apocalittica del Bianco che il | se)le al tramonto proietta sullo \ schermo misurato di altissime '. nuvole compatte; i ritratti di 1 Guido Rey, di Casimir Thè- j risoel. di Ange Maquignaz; in- ! fine l'ultima fotografia, la più bella di tutte: le colline, la j valle del Po e la catena del ; Monviso viste da Superga, in un crepuscolo d'autunno. Mi chiedo ora: /// che mo do fotografa Bricarclli? qua è- il suo stile? Una prima traccia per ri sponderc la fornisce lui stes-1 so, alla fine del libro, con il | capitole) intitolato « Come na- I scevano le mie fotografie ». Ise)lo tre precetti che per lui : sono fondamentali: «Non uso' mai il lampo perché uccide il chiaroscuro naturale ■>; « Non 1 1 uso mai pellicole di grandissima rapidità »; « Da anni uso la Lcica e non cerco altro: ho sempre avuto la passione per la pura fotografia e mai quella, oggi comune a molti, per gli apparecchi fotografici ». Questi tre precetti concorrono e concordane) in una fotografìa atmosferica, luministica, sommessa, morbida, che aborre da un'eccessiva « incisione » come da qualcosa eli mostruoso. Chiaro: questa scelta si spiega col grado dello sviluppo tecnico delle camere quande) Bricarclli era giovane Altrettanto chiaro, tuttavia, che se lui è rimasto fedele all'antica morbidezza anche dòpo il trionfo delle nuove ottiche generatrici di una formielabile incisione, è rimasto fedele perché fin dal principio aveva usato funzionalmente la tecnica elei suo tempo, dande) le un preciso significato poetico. E' un'arte? D'accorelo, con l'Hasselblad si ottiene una fotografia dura stereoscopica, spigolosa, metallica, a sbalzo su sfondi miniaturizzati da gustare con la lente d'ingrandimento: e anche se non possiamo escludere che sia già vivo un Cosmé Tura e) un Crivelli della fotografia, elobbiamo elire che, finora, eli questa tecnica, conosciamo soltanto sfruttatori pubblicità ri o, peggio ancora, bugiarda mente artistici. Ma è meraviglioso come ì tre recipe eli Bricarclli ricor elino, non per la tecnica che implicano ma per la concretezza e la semplicità con cui sono formulati, quelli dei pittori arcaici del primo Rina scimento o del secolo scorse): i fiorentini elei Quattrocento, gli impressionisti francesi o i macchiatoli. Dopotutto l'arte fotografica non ha a.icora elue secoli. Pei un filoltigo di Alfa Centauri la nostra fotografia è molto più primitiva e più antica della nostra pittura! Mario Soldati a , o i a e o e e — I — -1 i o : a e i e e I , o i , e > e \ Torino, primo '900: conversazione di famiglia in piazza Castello