Se intervenissero i sovietici di Francesco Rosso

Se intervenissero i sovietici L'OMBRA DELLA GUERRA NELL'EX SAHARA SPAGNOLO Se intervenissero i sovietici I combattenti nomadi del Polisario hanno fondato nel deserto una Repubblica fantasma • Non sarebbero tuttavia una minaccia per il Marocco senza l'appoggio algerino e libico - Ma gli sviluppi futuri dipendono soprattutto dalle scelte dell'Urss j i ; I \ j ! ] volto con le lunghissime 1 sciarpe di garza nera, cachi, ! ° a^j;_ra-Pemr difendersi dol( Dal nostro inviato speciale ) El Aiun, aprile. Nessuno, nemmeno i due protagonisti assoluti, re Hassan del Marocco ed il presidente algerino Bumedienne. saprebbe dire come finirà la vicenda del Sahara. Andando per le vie folgorate dal sole di questa micro capitale, mi tornano alla mente le parole di un ministro marocchino: «Siamo ad un quarto d'ora dalla pace, ma anche ad un quarto d'ora dalla guerra», c mi rendo conto che qui tutto potrebbe accadere, la situazione capovolgersi da un istante all'altro persino tra le basse cosine con la volta a cupola che si allindano simili a gobbe di cammelli lungo le strade. Per muovermi meglio, ed avere anche qualcuno con cui discorrere, avevo ingaggiato una specie di guida-autista, un giovanotto dalla faccia volpina e troppo chiacchierone per poter credere interamente alla sue parole. Tuttavia, sentivo che qualche mezza verità egli la di| ceva, anche se poi avvertivo dia egli cercava di influenzare la mia opinione nel tentativo di convincermi che lì i marocchini non ci sarebbero rimasti a lungo perché il Polisario sarebbe arrivato presto a scacciare gli invasori. Ero caduto su un nazionalista sahariano, ma ciò poteva rappresentare anche una mezza fortuna, l'incontro fortuito col giovanotto segaligno mi avrebbe consentito di comprendere meglio la situazione del Sahara dopo due mesi di occupazione marocchina; e capire che in buona misura, i sahariani non amano i marocchini, e non per motivi nazionalistici, o razziali, ma per un foti to puramente finanziario. Fisicamente, i sahariani ! sono identici ai 7narocchini. ; anch'essi semitici, forse di pelle leggermente più bruna; di diverso hanno l'usanza di affogare i loro corpi magri nelle ganduras azzurre, vasti camicìoni di tela che si infilano dalla lesta, sono aperti sui fianchi per lasciar respirare meglio il corpo, quasi sempre seminudo, e lasciano liberi i movimenti. Poi si mascherano coprendosi il ! la sabbia che il vento del deserto solleva in densi turbini, o per nascondere la loro identità. Un gergo comune Parlano una lingua composita, arabo soprattutto, poi i dialetti berberi, ed infine la hasania, un gergo comune, | mi dicono, ai nomadi di tut- j to il Sahara. Coi marocchini \ potrebbero comprendersi a meraviglia parlando arabo, e coi forestieri che scendono da Rabat, o da Casablanca, col francese, che molti di loro conoscono. Invece, coi marocchini parlano soltanto hasania e coi forestieri lo spagnolo, ch'essi continuano a considerare la loro seconda lingua. Questa ostilità è subito appariscente fra coloro che sono maggiormente a contatto con le autorità marocchine, o coi forestieri di passaggio, cioè i mercanti ed i proprietari dei 3S0 bar che allietano la vita mondana di El Aiun. Con me parlavano spagnolo, rifiutavano i dirham marocchini ed esigevano soltanto pesetas; se proprio accettavano moneta marocchina imponevano cambi strozzineschi. El Aiun era porto franco, ancor oggi si trovano sigarette, whisky e benzina a prezzi molto inferiori di quelli praticati in Marocco: durante il dominio coloniale, la Spagna aveva largheggiato coi sahariani facendoli guadagnare, in pratica corrompendoli, ed il Marocco, se vuole conquistarsi le simpatie dei nuovi sudditi, deve fare altrettanto, lasciarli guadagnare. Poiché l'esistenza ad El Aiun non è delle più affascinanti, le autorità spagnole attiravano i funzionari europei, i legionari del Tercio, i notabili sahariani con i buoni stipendi; i marocchini sono costretti a fare altrettanto, promettendo ai funzionari sahariani non solo di mantenergli i vecchi stipendi e salari, ma anche di aumentarglieli di almeno diecimila pesetas al mest. qualcosa come 170 mila lire; un miglioramento sostanziale, direi, e tuttavia non tale da attirare nel corteo marocchino questi irreducibili camminatori, avidi di quat trini, ma anche di indipendenza. E così è sorto il Polisario. formazione guerrigliera sostenuta e finanziata dall'Algeria, che dovrebbe scatenare la sovversione nell'oceano di sabbia del Safiara. Andando lungo le spopolate vie di El Aiun, il mio accompagnatore mi faceva notare le cose rimarchevoli della cittaduzza; ho l'impressione che la Spagna durante la sua an- | uosa dominazione abbia avuto una sola preoccupazione, costruire chiese e caserme. El Aiun è centro urbano quasi nuovo, progettato secondo criteri moderni, una microscopica Brasilia del deserto; i suoi grandi mo- | numenti. oltre alla Case, de EspaAa che celebrava i fasti del franchismo, sono le infinite, vastissime caserme e- i rette nei punti focali della ; città che di abitanti locali ì ne aveva pochini già allora, ma in compenso era affol- , lata da miliziani della Le- i gionr. straniera. Le caserme vuote Nell'interi colonia i sahariani, al censimento del 1-970. i non raggiungevano i sessan- \ tornila ed i civili europei erano meno di diciassettemila; in compenso, tra legionari e poliziotti, c'erano forze armate più C'..' cospicue, qualcosa come sessantamila, e quasi tutti concentrati a El Aiun. Comprensibile quindi che le caserme, su cui spiccano ancora le scritte: « Todo por la numerose. « Ma ora sono quasi vuote ». dice il mio accompagnatore. Ci sono meno soldati e poliziotti marocchini? «Ce ne sono di più, ma le caserme sono vuote perché i soldati sono tutti nel deserto, a combattere il Fronte ». C'è dattero guerra? « Si combatte dappertutto, ad Amgala. a Mahbes. a Smara, a Dakhla. e ci sono molti marocchini morti ». Queste sono bugie patenti, perché le località citate sono saldamente tenute dalle truppe marocchine, che ormai controllano tutto il confine fra Algeria. Marocco e Mauritania. I ! | ; 1 [ | ; , | patria ». siano piuttosto i I !j\I>|;I||j'lj | | i ; ì , i i \ Tuttavia, qualche libertà di movimento il fronte della guerriglia deve averlo conservato se i marocchini sono così guardinghi anche per le vie di El Aiun. Domando al mio accompagna- tore perché mai egli non sia j andato a combattere con il Fronte; mi risponde che lui. I e molti altri sahariani, devono, e calca su tate parola \ la sua incerta dizione spa- j gnola, rimanere in città per ; svolgere compiti particolari. '• Evidentemente il Polisario già pensa alla guerriglia urbaila, visto che non è possi- \ bile agganciare con agguati ed attacchi improvvisi le truppe marocchine, ben addestrate nella guerriglia nel deserto. Il capo riconosciuto del I Polisario. che ha il suo quar- ; ! tier generale a Tinduf. nel- 1 | l'estremo Sud algerino. Ah- j ; med Babà Miské. non na- \ 1 sconde le sue intenzioni: ap- ! [ piccare l'incendio a tutto il ] | Sahara valendosi di appoggi \ ; esteri: non cita mai l'Aloe, ria. che lo finanzia, lo arma e lo ospita, ma la Libia. | « Attendiamo, ha detto recentemente, il solido appoo gio dell'esercito libico: la ri i voiuiìone i,bìca non puo as. sistere senza reagire all'inI stallazione del regime mo! narchteo marocchino nel j cuore del Sahara ». E' im\ possibile dire se Gheddafi, I oltre ai mille intrighi che va tessendo un po' ovun> que. ha davvero voglia di | accollarsi anche le grane che può procurargli il Poli; sario, è più probabile ch'egli I intenda lasciare la scottante | questione al suo amico-rivale algerino Bumedienne. Abbastanza indicativa è la | travagliata gestazione del j governo sahariano in esilio ' ad Algeri. Subito dopo fanl nessione del Sahara, il Maj rocco fu indicato dall'Aloe| ria come l'esponente principale del neocolonialismo africano, e fu pesantemente attaccato dai rappresentanti di Bumedienne all'organizza[ zione dell'Oli A, l'unione airij cana, durante una riunione ; ad Addis Abeba. Algeri chie| se che gli Stati africani riconoscessero il Polisario. Dì fronte all'inevitabile spaccatura dell'Unione Africana. ■ qualcuno suggerì un ripiego: | la costituzione di una rej pubblica Saharia con un governo in esilio. Il riconoscimento sarebbe stato più facile. Così avvenne, ed in maniera davvero avventurosa. Il 27 febbraio scorso i giornalisti stranieri accreditati ad Algeri furono caricati su un aereo da trasporto, un Antonov russo per l'esattezza, e portati fino a Tinduf per assistere alla proclamazione della Repubblica Islamica Democratica del Sahara. E gli americani? Quando infine scese la notte sul 28 febbraio, giorno in cui gli spagnoli si sarebbero ritirati dal Sahara, i giornalisti furono caricati su alcuna jeeps e trasportati in un imprecisato luogo del deserto; lì, coi guerriglieri del Polisario che presentavano le armi, un po' di sahariani, un palo frettolosamente eretto, qualcuno pronunciò l'atto di nascita della nuova repubblica; alla luce dei fari delle jeeps la bandiera del Sahara Occidentale salì lentamente sul pennone, mentre i guerriglieri scaricavano in aria i loro mitra ed i presenti gridavano evviva. Dev'essere stata una cerimonia suggestiva: quella creatura politica che veniva al mondo nel pieno della notte sahariana, sotto un cielo freddissimo e stellato come solo il deserto può offrire, poteva anche commuovere; ma dov'era nata la nuova repubblica? A Bir Lehlu, dissero i guerriglieri, in pieno Sahara. I marocchini esplosero in una risata; Bir Lehlu. ai confini con l'Algeria, era occupata dalle truppe di sua maestà Hassan II fin dal 26 febbraio; perché gli spagnoli avevano fatto lo scherzo di ritirarsi dal Sahara due giorni pri- ' ma, ed i guerriglieri del Po- j lisario, colti di sorpresa \ avevano dovuto ripiegare frettolosamente sulla ceri- ! mania notturna per gettare sabbia negli occhi dei testimoni esteri: in realtà, essi | erano rimasti a Tinduf. in i Algeria, avevano fatto com- piere un po' di giri alle ! jeeps che portavano i gior- \ nalisti tanto per creare disorientamento, eppoi erano tornati ai quartieri di Tinduf. Tutto probabile, tutto verosimile, il Sahara crea mi- i , i \ j j I ' j \ ! | i ! \ I raggi in piena luce del oiorI no e può crearne anche di I notte, ai fari delle jeeps. Afa, a Bir Lehlu o a Tinduf, la Repubblica Islamica Democratica del Sahara è nata, ha un suo ooverno installato ad Algeri ed attende di essere riconosciuta. Finora, dopo due mesi, soltanto nove Paesi di cui otto africani, cui si aggiunge la Corea del Nord, hanno nominato loro rappresentanti diplomatici presso il nuovo governo; e tra i Paesi africani non figura la Libia, almeno finora. E' nata vitale o asfittica la nuova nazione sahariana che, ad esser generosi, può contare su circa settantamila abitanti, quasi tutti nomadi, dispersi su 250 mila chilometri quadrati di sabbia? E' presto per dirlo, com'è presto per affermare che il Sahara Occidentale diventerà una nuova Angola. Fino a questo momento. | la Russia non si è troppo | sbilanciata nell'appoggiare I le mire espansionistiche al! aerine sul Sahara, il suo ì appoggio incondizionato al \ Polisario; e nemmeno gli Stati Uniti si sono sbilanciati eccessivamente negli appoggi al Marocco, anche se hanno influito non poco per indurre la Spagna ad un accordo con re Hassan. C'è però la faccenda di Dakhla. ex Villa Cisneros, munitissima base navale naturale, assai più importante sotto il profilo militare dei porti angolani. Che farebbero gli americani se la Russia, attraverso algerini e Polisario. si affacciasse sulle rive dell'Atlantico? Per questo le parole del ministro marocchino: « Siamo a un quarto d'ora dalla pace, ma anche ad un quarto d'ora dalla guerra » conservano una tragica attualità; basterebbe che il Marocco reclamasse il diritto di i inseguire i guerriglieri del , Polisario oltre il confine ali gerìno. dove si ritirano do\ po un'imboscata, per provoj care la catastrofe e innescaj re un incendio che. certamente, dilagherebbe fino al I Mediterraneo. Francesco Rosso I I I | | I ! ì \ pap

Persone citate: Antonov, Cisneros, Gheddafi