Il Piemonte, regione europea

Il Piemonte, regione europea Esaminato e giudicato in un inserto speciale del "Times" Il Piemonte, regione europea Secondo i giornalisti inglesi, il sistema di rapporti instaurati nella Regione Piemonte potrebbe rivelarsi "il più promettente modello per l'Europa" - Il confronto tra gli industriali e la nuova giunta di sinistra »Noi non vogliamo distruggere questa società, vogliamo soltanto portarla al livello degli c'trt Poe si europei»: l'ha affermato Aldo Vlgllone, presidente della Regio ne Piemonte, In un'Intervista rilasciata a Peter Nlchols. corrispondente dall'Italia del Times di Londra, per uno «special re port» che 11 quotidiano britanni co ha dedicato al Piemonte. Il rapporto, pubblicato sul Ti me* del 15 aprile, traccia un quadro ampio e documentato della realtà economica, sociale e politica della regione, a dieci mesi dalle elezioni amministrative del giugno scorso, che hanno dato la maggioranza ul partiti di sinistra. «/ piemontesi — scrive Peter Nlchols — hanno dovuto piti folte in passato ricostruire la loro regione dopo i guasti di una guerra o dopo il passaggio di : cierclfl invasori. Adesso si trova■ no a dover fronteggiare le come guenze di un'espansione mdu striale non pianificata. dell'Ini migrazione e dell'esodo dulie I campagne: tutti fenomeni che in I cldono profondamente sul cojfn; mi di una società tradizionalista, ben più che un'invasione o un /triodo di occupazione milita i re». Abbandonare la dimensione . provinciale, per agganciarsi più I saldamente all'Europa industrializzata e moderna, è la via oboli ! gata per far uscire il Piemonte . dalla crisi: e In questa direzione, I secondo l'osservatore inglese, j sembrano appunto muoversi tan to I nuovi amministratori quanto i gli operatori economici della re ! glone. L'esperimento regionale in Piemonte, a giudizio di NI chols, ha questo di affascinante: I che ti piemontesi stanno lave , stendo la loro esperienza e la lo ro reputazione (pienamente giùstincata i di serietà e di capacita \ lavorativa, nel tentativo di Indi- ■ viduare un diverso approccio al- : la democrazia ;nodema». Il «cambio della guardia» nelle ummlnlst razioni locali ha deter- ; minato un clima nuovo nei rapporti fra Industria e politica: ali ' confronto — scrive John Earle In un altro articolo dell'Inserto — fra Impresa privata e autorità pubbliche che si definiscono "marxiste'' è un fatto civile e stimolante, dopo anni di medio ere gestione del potere da parte della democrazia cristiana. Nes- ', .«una delle due parti guarda all'altra come a gente con cui sia impossibile trattare». Il confronto .- facilitato dal fatto che l'Unione Industriale di Torino, sotto l'Impulso di Carlo De Benedetti, è entrata In prima persona nel dibattito politico, rivendicando un proprio ruolo in quanto espressione degli imprenditori privati. Naturalmente, non si tratta di un dialogo Idilliaco, ma di un rapporto molto sjiesso conflittuale. Al centro di esso c'è il r,odo delle riconversioni industriali. I settori uutomoblllstlco e tessile, che fino a Ieri guidavano lo sviluppo della regione, sono quelli che più hanno subito i colpi della recessione. Nell'inverno scorso, osserva Earle, la ripresa sembrava vicina, ma il successivo collasso della lira ha spento le sperante sul nascere, e oggi c'è il ; ischio di un ulteriore peggioramento Lucio Libertini, vicepresidente della Regione, interrogato in proposito dal glor nallsta del Times, afferma eh? nei prossimi dieci anni bisognerà creare almeno 100 mila nuovi posti di lavoro in Piemonte, per poter mantenere "attuale livello (39 per cento) di popolazione attiva: ma già ora sono circa 60 mila 1 disoccupati «ufficiali» nella regione. Il proposito della gluma è quello di favorire e guidare una profonda trasformazione dell'apparato produttivo piemontese In direzione di nuovi settori: trasporto pubblico (autobus e materiale ferroviario), beni strumentili, elettronica (circa metà degli addetti al settore In Italia sono in Piemonte), chimica fine. C'è però 11 fatto — osserva Earle — che la politica industriale non è di competenza della Regione, ma del governo centrale; e 11 «plano di sviluppo» che g'- ammi nlstrutorl piemontesi stanno ap prestando si muove nel vuoto della programmazione economica nazionale. E' una «provocazione» voluto, scrive ancora ti Times, per .»..:; clpare su scala locale, ila motiil lo «alternativo» di govt.-«".' del paese, basato su nuove «regole del gioco»: 11 potere pubblico ga rantiscc alle Imprese un'amministrazione stabile ed efficiente e un quadro di certezze per 11 futuro; In cambio chiede di conoscere e discutere I loro plani d'Investimento. Analoghe richieste avanzano i sindacati, che proprio a Torino, con l'accordo Fiat del novembre '74, hanno realizzato il primo «patto di consultazione» con un'azienda privatu su questi temi «/I sistema di rapporti — conclude Nlchols — che i Piemonte si stunno cercando di definire all'Interno della loro comunità, cosi come quello che tentano di Instaurare con ti governo centrale, potrebbe rivelarsi il più promettente modello per l'Europa nel suo complesso» r_ (.J^

Persone citate: Aldo Vlgllone, Carlo De Benedetti, Earle, John Earle, Lucio Libertini, Peter Nlchols