Milano, la violenza emarginata di Alfredo Venturi

Milano, la violenza emarginata INIZIATIVA DI PARTITI E SINDACATI NEL DIFFICILE APRILE Milano, la violenza emarginata i Nostro servizio particolare) Milano, aprile. Aprile a Milano. E' il mese della Fiera, cioè dell'orgogliosa Tr.snifestazione di una vitalità economica che ancora una volta vuole aver ragione di drammatiche difficolta. E', anche, il mese dei ricordi più amari. Fu in aprile, sette anni fa, che cominciò la stagione tragica delle « trame eversive»: e cominciò proprio con gli attentati alla Fiera, e proprio il giorno dedicato al .ricordo della Resistenza. Era una tiepida giornata di aprile « quel Riovedl nero » di tre anni fa che vide convergere a Milano le squadre fasciste del Sud e del Nord, e cadere l'agente Marino nell'abbraccio sanguinoso dei « sanbabillnl » e dei « boia chi molla ». Ancora in aprile, l'anno scorso, l'agguato mortale allo studen te Varalli, brutalmente assassinato da commandos fascisti, e, il giorno dopo, la mor te del giovane Zibecchi. tra volto da un veicolo della po lizia durante la manifestazio ne di protesta. E' così che in questo mese si addensano lu gubri anniversari, ed ogni an niversario può essere Tocca sione per nuove tragedie. Que sfanno, poi. la profonda cri ». che scuote il paese aggiun te al quadro uno sfondo in quietante: e certi avventurieri della sinistri» ultra non esita no a parlare di « condizioni rivoluzionarie ». A questo punto è chiaro che c'è nell'aria un pericolo mor tale, e non busta individuarlo, bisogna dis'nnescarlo. C'è anche un dato di fatto che solo la gravità di quel perìcolo in duce a considerare margina le: la crescente insofferenza per manifestazioni pubbliche che. al di la del loro scopo di testimonianza o protesta politica, troppo spesso doge nerano per l'iniziativa di ul tras o provocatori. Il eentro di Milano conosce molto be ne il sinistro rituale: il cor teo che scandisce i suoi slogan, la polizia schierata a di fesa dei luoghi nevralgici, poi le brutali incursioni dei com mandos mascherati, le molo tov e le pietre, le biglie e i colpì di spranga contro vetrine o automobili o persone, la reazione della forza pubblica e i lacrimogeni che non sanno distinguere fra manifestanti e provocatori. La tecnica di costoro, infatti, si è raffinata e fatta più insidiosa: non è più come una volta la coda del corteo, facilmente individuabile e isolabile dal resto, a deviare verso le azlo ni di disturbo, sono piccoli gruppi che fulmineamente si staccano dalla massa, si coprono le facce, sguainano le loro armi più o meno « im- I proprie », colpiscono l'obiettivo, poi si mimetizzano dì nuovo nel corteo, pronti per un'altra incursione. fi "rigetto" Come la polizia e gli orgaDiscatori della manifestazione, la gente non può sempre di- ; stinguere fra la faccia politica : e quella terroristica del corteo: e finisce col confondere 1 tutti nella stessa insofferenza, nella stessa esasperazione, che | è poi ciò che porta a quel fenomeno di rigetto psicologico che è una delle componenti del qualunquismo. E' nata da questa situazione, dalla necessità fin troppo ^ evidente di padroneggiarla e di prevenirne sviluppi altrimenti incontrollabili, l'inizia-; tiva dei partiti costituzionali e del sindacati milanesi, la ; « autoregolamentazione delle j manifestazioni ». La proposta è partita dal Comitato per- j manente antifascista per la i difesa dell'ordine repubblicano, è stata presentata lo scor- ! so 16 febbraio, ha ottenuto j consensi generali a parte le riserve dell'estrema sinistra, I e dovrebbe garantire un civi- : lo svolgimento delle imminenti manifestazioni per gli anniversari di aprile. Che co- ! s'è la autoregolamentazione? ; Risponde Agostino Casali, commercialista, iscritto al pei, presidente dell'Anpi mi- i lanese e del Comitato antifa¬ scista. « Si tratta, dice, non certo di un'imposizione, ma di un'intesa fra le forze politiche e sociali per garantire da un lato l'agibilità politica, cioè la libertà di manifestazione, dall'altro l'agibilità della vita civile ». Su questa formula abbastanza generica c'è un'interpretazione più restrittiva da parte di Democrazia proletaria, il cartello elettorale qhe raggruppa il pdup, Avanguardia operaia, il Movimento dei lavoratori per il socialismo. Autoregolamentazione, dice Democrazia proletaria, significa che ogni gruppo s'impegna a disciplinare da sé la propria manifestazione, assumendosene la responsabilità. Sul principio, comunque, questi gruppi dell'estrema sinistra sono d'accordo, anche se poi recalcitrano di fronte al concetto dell'* intesa » con le altre forze. Ciò rappresenta un successo significativo del Comitato, che in un primo tempo l'ultrasinistra aveva accusato di voler regolamentare le manifestazioni nel centro per togliere spazio ai « gruppi ». « Mentre il nostro scopo, dice Casali, era ed è quello di richiamarci al senso di responsabilità dì tutti perché, in un momento drammatico come questo, si faccia tutto il possibile per prevenire disordini che finirebbero ancora una volta per fare il gioco dei vecchi strateghi della tensione >>. Intorno alla proposta di autoregolamentazione si è svolto un dibattito serrato. E' evidente che, se da un lato ci sono le necessità dell'» ordine repubblicano », dall'altro c'è un prezioso diritto civile e politico, il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. Qualsiasi intervento fra questi due limiti è destinato a sollevare problemi delicatissimi. Cosi, quando qualcuno hu chiesto di allontanare ogni manifestazione dal centro della città, la cosa è parsa inaccetta bile ai più. E' soltanto nel centro, luogo storico di ogni espressione politica popolare fin dal Medio Evo, che ogni pubblica manifestazione ha la sua massima risonanza. E il diritto di manifestare implica evidentemente la facoltà di farlo dove lo scopo, cioè il perseguimento del consenso, è più facilmente raggiungibile. « Dopo aver ricacciato il popolo in periferìa, dice un sindacalista alludendo alla "terziarizzazione" del centro, non si può ricacciare in periferia anche la voce del popolo ». Comunque, l'autorego. lamentazione ha dato i primi frutti: da una riunione in prefettura, presenti i rappresentanti di enti locali, partiti, sindacati, Comitato antifascista e forza pubblica, è uscito il programma delle manifestazioni di aprile. Una semplice cerimonia, il 12, per l'anniversario della morte di Marino. Una manifestazione serale, il 16, in piazza Cavour, dove fu ucciso Varalli. La posa di una corona, il giorno dopo, nel luogo che vide morire Zibecchi. e due assemblee alla Statale. A questo punto, tuttavia, resta il problema dei gruppuscoli estremi, che non si riconoscono nemmeno in Democrazia proletaria, e resta il problema dei provocatori. Nasce il Comitato Comunque, il fatto stesso che 1 problemi dell'ordine pubblico i dell'» ordine repub blicano », precisa Casali) sia no stati sottratti alla competenza esclusiva della polizia, e siano oggetto di ana lisi e dibattito da parte dei partiti e dei sindacati, è di per sé elemento positivo. Il presidente dell'Anpi ne rivendica il merito al suo Comitato antifascista, o per meglio dire ai gruppi che ne fanno parte. Sono tutti i par ialino parie, anno inni ì par- liti costituzionali ad eccezio ne del pli, i relativ ti giovanili, i sindacati, le en. Acli. E' nato nel maggio del 1969, poche settimane dopo l'avvio di quella tormentata stagione di bombe, che sembrava non dovesse finire più. « Avevamo capito subito, dice Casali, che il fascismo riemergente puntava su Milano. E perché puntava su Mi lano? Perché la città era cambiata, e la destra era convinta che fosse cambiata a suo vantaggio. La vecchia Milano operaia era stata rovesciata dalla terziarizzazione oltre i confini urbani e municipali, la nuova città di servizi ospìtava quasi esclusivamente ceti medi. Il fascismo e il conservatorismo tipo " maggioranza silenziosa " hanno puntato su questa constatazione | sociale tutte le loro carte ». Casali, partigiano in Franeia nel '43, poi gappista a Mi-1 lano, e l'ultimo anno di guer- > ra commissario della diVisio-1 ne Gramsci nell'Oltrepò pavese, ricorda che, una volta perfezionata questa analisi, j l'Anpi senti tornare in qualche modo d'attualità il vec-1 ehio discorso « clellnnistn » i L'accordo fra pei, partiti lai | ci, de, sindacati e Acli, tutt insieme nel Comitato, disar ticolò il programma della de stra esaltando il potenziale antifascista non solo di Mi lano operaia, ma anche Milano borghese. « Un'opera zione politica che ha avuto pieno successo, anche se ci è costata l'accusa di moderatismo ». Il punto di svolta in j tervenne proprio il 12 aprile ! del '73, il « giovedì nero », ! quando l'intesa « costituzio- ; naie » si rivelò cosi forte da imporre all'ultimo momento il « no » governativo all'adii nata fascista. « Il governo "centrista", il prefetto Maz | za, ricorda Casali, dovettero i capire che Milano si ribelia va: e da allora tutto apparve i più chiaro. Poche settimane dopo, quando Bertoli ripropose l'imbroglio dell' "atten- i tato anarchico", l'opinione; , ; I ! l : I I ! ! ! '■ i . I , j i —, , - • ~r : j LU„ 'lLcl™m,?r^e.iU rV°.'^; me stavano le cose. I tempi I di piazza Fontana erano- or- mai lontani. E noi vigiliamo perché non tornino mai più ». Alfredo Venturi | ! i

Persone citate: Bertoli, Casali, Gramsci, Risponde Agostino Casali, Varalli

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