I ribelli dal volto velato di Francesco Rosso

I ribelli dal volto velato L'OMBRA DELLA GUERRA NELL'EX SAHARA SPAGNOLO I ribelli dal volto velato Sono gli uomini del Polisario che, protetti da Algeri, si battono contro il Marocco: posta della contesa sono i fosfati del deserto (Dal nostro inviato specialel El Aiuti, aprile. Non occorre gran tempo per affrontare El Aiun e dire di averla conosciuta; più ch3 una città è un piccolo agglomerato dì case ad un sol piano, con volta a cupolatta, tanto simili ai marabutti. /'• tombe dei santoni, che si vedono nelle città e nei villaggi musulmani. Le cifre ufficiali parlavano di ventiseimila abitanti al tempo in cui qui c'erano gli spagnoli, ma si trattava quasi esclusivamente di legionari del Tercio, di funzionari franchisti, di poliziotti; i sahariani autentici erano forse seimila, e tanti sono rimasti; i militari e funzionari spagnoli sono stati rimpiazzati dai marocchini, per cui almeno l'entità numerica si può dire invariata. Eppure, si ha subito netta la sensazione che qualcosa si sia fermato quella mattina del 26 febbraio scorso, quando la Spagna decise di passare le consegne al Marocco con due giorni di anticipo sulla data fissata: il mutamento di regime non è avvenuto senza traumi, anche psicologici. Afe ne resi conto all'arrivo; ne ebbi la certezza poi. vagando per le vie di questo fantasma di città. Subito provai un senso di sgomento; la sensazione di camminare nel vuoto, senza punti di riferimento, senza possibilità di stabilire contatti, mi dava le vertigini, ed anche un vago senso di paura, come se avessi la certezza di non poter tornare indietro, di dover anch'io rimanere lì. nel vuoto del Sahara, almeno per un anno, come accade ai militari ed ai poliziotti marocchini. Se non trovassi più l'aereo, pensavo, se fossi costretto a rimanere qui, che potrei fare? Era la più sciocca domanda che potessi rivolgere a me stesso, perchè non ero assolutamente in grado di rispondere, non potendo influire personalmente sugli avvenimenti. Tragico viaggio Poi mi dicevo che. infine, mi trovavo in una città collegata col mondo almeno dalla radio, che c'era un albergo confortevole e che la gente mi guardava sì con diffidenza, ma non respingeva la conversazione. Credo che lo stato d'animo inquieto che mi dominava derivasse .iì, 'ut i. ./, . t i ita ( < l iu J iLll.i.i: più da una suggestione psi- cologica che non da una realtà obiettiva; per quanto camminassi lungo strade fiancheggiate da case, avvertivo che. oltre quel fragile paravento che testimoniava la presenza dell'uomo, c'era il nulla senza fine del deserto, che può respingere, o affascinare, lo mi sentivo respinto, anzi, atterrito dalla solo intuita vastità dì sabbia, ma altri ne sono attratti al punto da esporsi a rischi mortali. Due mesi addietro, cinque ragazzi ventenni, quattro francesi ed un marocchino, partirono da Tarlava, ancora in Marocco, diretti a El Aiun. la piccola capitale del Sahara occidentale. Viaggiarono su un piccolo autofurgone e dovevano percorrere meno di cinquecento chilometri di strada ben asfaltata. Non sono mai arrivati ad El Aiun. e di loro non si è più saputo nulla nonostante le ricerche fatte con aerei e carovane: pareva che il deserto li avesse inghiottiti con il loro automezzo. Poi si diffuse la voce che il Polisario aveva rivendicato la loro uc- " — «sione; li avevano considera ti come spie, avevano sparaI to sull'autofurgone, i ragaz| zi si erano spaventati e. fugj gendo, erano saltati con il I loro automezzo su una mina. Venti giorni addietro, le autorità militari marocchine guidarono un gruppo di giornalisti a Mahbes. una piccola oasi quasi ai confini con l'Algeria, per dimostrare che anche da quel luogo i guer- r'.glien del Polisario erano stati sloggiati. Nel gruppo c'era un giornalista francese, il quale notò fra gli automezzi catturati al Polisario un autofurgone bianco: lo riconobbe immediatamente per alcune decalcomanie che i giovani avevano steso sul . o e , e e | . -1 - > -1 a , j -1 i | e o è j e ! , ! - ; a o o | o i e i e - i e; parabrezza e che erano state descritte dai genitori dei ragazzi scomparsi. Il piccolo autofurgone, tranne due o : tre sforacchiature di proiet' tili. appariva intatto. Ma i | ragazzi, dov'erano finiti? Cut; turati e venduti come schiai vi, oppure uccisi? Tra loro 1 c'era una ragazza di diciassette anni, sorella di uno ' della spedizione. I genitori preferiscono pensarla morta. 1 ma potrebbe anche esserle accaduto di peggio; questa regione del Sahara è battìi! ta da carovane di predoni i che non stanno a badare ai risvolti umani di certe situazioni, ciò che conta sono i soldi con cui comperare cammelli, c mogli, o schiave. Questo è il Rio de Oro. \ così chiamato dai portoghesi | che per primi vi si installa! rono: pare che alla foce di j alcuni uadi, fiumare che talJ l'o.'fa portano un po' d'acj qua. avessero trovato pa, glìuzze d'oro, ed il nome di fiume dell'oro gli è rimasto ■ anche quando sono arrivati j gli spagnoli, benché di oro | non vi sia più alcuna trac! eia. Ma i predoni non cercaI vano, come non cercano, le ; pepite, badano più al sodo. Stando a El Aiun mi torna, vano alla mente letture di ; anni dell'adolescenza, attóriI do il mondo era ancora ! piccolo ed il Sahara pal ret;a ai confini dell'unìver: so. E forse lo è tuttora, nonostante gli aerei e la radio. I Allora, parlo degli Anni TrenI ta, trasvolare l'Oceano Atlan! lieo era ancora impresa ar! dimentosa e per fare il bai! zo verso il Brasile i trasvolatori facevano tappa a Villa Cisneros ribattezzata Dakhla dopo l'arrivo dei marocchini, considerata luogo idoneo per ammarare nella splendida, vastissima rada. Nel 1929 vi atterrò il trasvolatore francese Jean Mermoz; non si avvide, l'incauto, che alcuni uomini appiattati fra le dune scrutavano i suoi movimenti. Scese a terra e fu catturato dai predoni che ottennero dal governo francese un forte riscatto Per liberarlo. I nomadi "blu" Un paio d'anni dopo i do'■ dici idrovolanti « S 55 » del i raid Italia-Brasile di Italo . Balbo fecero tappa a Villa I Cisneros e la più grossa pre, j occupazione della polizìa e dei legionari spagnoli fu di ; i - o . proteggere aviatori e tecnici da', predoni che tentavano | di catturarli. Questi ricordi ! arricchirono il mio già coni sistente bagaglio ut inquietudini- e quanto vedevo non contribuiva certo a rassicurarmi Questa è la zona del Sahara in cui sono signori assoluti gli « uomini blu ». nomadi che vanno dalle sponde dell'Atlantico a quelle del Mar Rosso attraverso il deserto seguendo piste che essi solo conoscono, formando carovane che trasportano mercanzia d'ogni genere e. perchè no. talvolta anche schiavi. El Aiun è uno dei punti terminali del loro vagabondare fra le dune, qui trascorrono ì giorni e le notti sotto tende nere drizzate alla periferia della città, sulla sabbia, " prepararsi per il nuovo viaggio attraverso il vuoto nulla. Li vedevo camminare per la vie di El Aiun sempre in coppia, due amici che andavano tenendosi per mano, come è usanza di tutti i musulmani, avvolti nelle ampie Randuras blu spaccate sui j fianchi per lasciar libera al l'aria asciutta e rovente del ! deserto la maggior parte | possibile del corpo ignudo. Una lunga pezza di garza. talvolta nera, talvolta azzur ro. è il loro copricapo. Se ta avvolgono tra nuca, men to e fronte lasciando una sola fessura per gli occhi; è la loro difesa contro le \ bufere di sabbia che qui si scatenano con regolare frequenza, ma è anche una ma- ■ schera che impedisce di riconoscerli. Non si può accusare uno di loro di furto, ■ o di assassinio, avendo ve' duto solo i suoi occhi. Il governo del Marocco ha denunciato all'Interpol cinque sahariani del Polisario. rifu- ! criafi ad Algeri, per il rapimento e probabile assassinio dei cinque giovani sequestrati in febbraio, ed ha presentato un elenco di nomi scoperti non si sa bene come, forse per le confidenze di alcuni amici dei guerriglieri passati nelle file marocchine. Ma per la stragrande maggioranza di questi uomini che tessono instancabili una ragnatela di piste attraverso il deserto, i dati anagrafici non hanno senso. Si possono rintracciare attraverso le loro donne che. per una strana deformazione del costume musulmano, qui camminano anche per strada a viso scoperto. Se ne vanno austere e matronali, talune di innegabile avvenenza, anch'esse avvolte nelle ampie, sontuose ganduras azzurre, vistose ed irraggiungibili come idoli. Ma anche se queste donne fossero interrogate sui loro uomini c'è da dubitare che rivelerebbero qualche frammento di notizia utile. Camminavo assorto per le strade su cui batteva forsennato il sole fin dalle prime ore mattutine, annegavo nel caldo che passava come un fiato incendiario col vento che veniva da I chi sa dove, mi fermavo ai piccoli mercati dove si vende la paccottiglia fabbricata in Spagna, in Francia, in \ Italia; il mio interesse per I la mercanzia era solo preI testo per rimanere alcuni j minuti sotto il tendone, al riparo dal sole che abbaci| na e stordisce, e per conver{ sare coi mercanti. Sognavo l'ombra miseri I cordiosa del Parador, l'albergo che imita una fortezza berbera, con torri mer' late e qualche pretesa di I eleganza, costruito dagli spagnoli per il comfort dei funzionari in visita nella colonia ricca di fosfati e degli scarsi turisti che sbarcavano qui da Lai Palmas, nelle Canarie. Ma non si può rimanere sempre chiusi in albergo; an-he se fuori il caldo soffoca, bisogna vedere questa capitale del Sahara occidentale, cercar di decifrare la sua atmosfera di città assediata dal deserto. Alcuni ciuffi verdi dicono che qui un po' d'acqua ci deve essere: El Aiun è stata costruita tutta nuova dopo l'abbandono di Villa Cisneros. totalmente priva d'ac- qua, ma non ve n'è tanta da | soddisfare le esigenze di tutta la città; si può innaffiare I qualche albero, un po' di aiuole nei cortili esigui del Parador e attorno alla piscina della Cosa de Espana, una costruzione di stile franchista che ricorda la casa dei fasci all'estero. L'oceano dista da qui almeno venticinque chilometri ma. fatta eccezione per gli impianti creati per imbarcare i fosfati, nel porto non c'è quasi vita. Il Sahara occidentale è tutto qui. in questa piccola, sperduta oasi cosparsa di cosine bianche dalla volta a cupola, vigilate dalle guglie delle chiese cattoliche e dai minareti delle moschee islamiche. Dicono che nei suoi 266 mila chilometri quadrati vivano circa sessantamila sahariani, ma sì può affermare che quasi tutti fanno capo ad El Aiun; gli altri due centri. Smarà e Villa Cisneros. sono meno di piccoli villaggi, ricchi solo di vitale importanza strategica. E per questi sessantamila nomadi El Aiun ha assunto il ruoto pretenzioso di metropoli del deserto; la sua vita mondana si svolge interamente nei trecentottanta bar. o presunti tali. Sono modesti spacci di aranciate, gazose, limonate, caffè dal sapore disgustoso, e uova sode; le mosche sono assai più numerose dei clienti. Pochi sono i bar frequentati dagli europei, e nei quali è consentito bere alcolici. Entro allo Ali Babà, uno di questi pochi, e chiedo un po' di vino. Mi portano una bottiglia di Valdepena manchego. ma non hanno il cavatnraccioli per stapparla, chi la compera se la porta a casa intatta. Vietato vendere alcolici ai sahariani, nemmeno un po' di birra: si ubriacano facilmente e diventano cattivi. Passo dall'uno all'altro bar ingozzandomi di aranciate solo per poter conversare un poco coi banconisti: talvolta fingono di nor | capire quanto dico e si esprimono esclusivamente ] 'iella loro lingua, un gergo I dilaniato, mi dicono, hasaI nia, oppure in arabo, o in berbero. So che tutti gli eserI centi parlano spagnolo, ma non posso costringerti a conversare con me; tuttavia, un brano di frase qua, un'altra frase strappata ad un negoziante, un po' di indicazioni riesco a metterle insieme e gli argomenti che più mi interessano diventano sempre più a fuoco nella mente. Cammino stordito, sopraffatto anche dagli odori nauseabondi, di putrefazione, che penetrano ovunque, anche nelle stanze del Parador e nella presuntuosa Casa de Espana. E' l'odore dei fosfati, del conteso oro grìgio per il quale questa parte di mondo minaccia di andare a fuoco. Guardia alle dune Poi il giorno finisce, il sole tramonta in un trionfo scarlatto dietro le dune, ed incomincia la breve ora magica di El Aiun. capitale del deserto. Le mosche vanno a dormire, la luce si stempera in tonalità dolcissime, il cielo si svena in chiarori languidi. Le bianche cupolette delle case, le guglie, i minareti, la sabbia del deserto si tingono di verde, poi di rosa, incupiscono nel violetto. Il lungo crepuscolo restituisce armonia e dimensioni accessibili a questo mondo sempre ostile. Poi. quando già si accendono le lampade dell'illuminazione stradale, dai vasti slarghi d'ombra emergono buie figure urnaI ne: i soldati marocchini, cai lati dentro le pesanti gellabe per difendersi dai rigori del freddo notturno che inonda il deserto, sono sempre all'erta. E mai che al. tentino la guardia: guerriglieri del Polisario potrebbero sorgere improvvisi da una duna, da un angolo d'ombra che pareva vuoto, inafferrabili come fantasmi, pero presenti e minacciosi. Francesco Rosso | I Mahbcs. Guerrigliero del Polisario in una base del Sahara occidentale (Tel. Upi)

Persone citate: Allora, Balbo, Cisneros, Jean Mermoz, Palmas