Bach il cristiano di Massimo Mila

Bach il cristiano Una Messa air Auditorium Bach il cristiano Applausi agli interpreti e all'orchestra diretta dal maestro Wilfricd Boettcher Ogni esecuzione della Afessa in si minore — e da noi sono abbastanza frequenti — riaccende le speculazioni sul l'unità o meno del capolavoro bachiano, unità che gli studio si si compiacciono a mettere in dubbio, mentre gli ascolta tori — e probabilmente anche gli artisti esecutori — riesco- e tiscsmintopi no difficilmente a rendersene ! cconto. Certo, è vero che l'opera consta di quattro sezioni composte in epoche molto diverse, tuttavia chi può escludere che un medesimo disegno lungamente albergato, dimesso, ripreso, non presiedesse alle diverse fasi di composizione? E vorrà pur dire qual- savmpasunfacosa il fatto che il buonuomo [ |nBach, precocemente invecchiato e mezzo cieco, si desse da fare per rilegare con le sue mani le quattro sezioni in un unico fascicolo, anche se sulla I p copertina non scrisse — è ve- m ro — Messo in si minore o 1 nspcc Hohe Messe, ma proprio i ti¬ toli delle sezioni onde il lavoro era composto. Francamente, se traccia di eterogeneità e di pluralismo si dovesse sentire, allora sarebbe se mai all'interno di ciascuna di queste sezioni che bisognerebbe avvertirlo, piuttosto che nel loro «assemblage», e questo a causa del notorio sincretismo stilistico di vovBsCrnIvracui Bach si compiaceva nelle sgrandi composizioni, sempre cmirando a sfoggiare la prò- fpria mestria in ogni stile di lmusica in uso nel suo tempo i t(e anche in tempo leggermen- pte precedente). Ma bisogna nsubito aggiungere che la paro-1 ula «stile» qui stia da intende-1 cre in senso minore e ristretto, nsemplicemente di varie ma- cniere possibili di far musica dcon voci e strumenti, ora col | lmezzo prevalente del contrap-1 fpunto, ora con quello della | smelodia accompagnata, se-j pcondo le diverse esigenze del- | tle consuetudini e occasioni. I sSe si pensa invece allo «stile» nel senso superiore della parola, quella qualità per cui, qualunque cosa scrivano, sacra o profana, contrappuntistica o armonizzata. Bach è Pddlnlra l'unità della Afessa, pur nella diversità delle maniere Bach e Mozart è Mozart, allo i qlqs e nella pluralità dei momenti compositivi, è granitica, schiacciante. Un'altra fisima dei nuovi studiosi bachlani. principalmente lo Smend, e di mettere in dubbio la destinazione cattolica del lavoro, dato che, a pezzi staccati, e specialmente i primi due. Kyrie e Gloria, componenti la cosiddetta Afis sa brevis luterana, poteva servire anche nelle chiese riformate. E non si nega che Bach, pur cosi fecondo, fosse un abile e oculato sfruttatore dei suoi lavori, e se poteva farne uso diverso in due, tre, perfino quattro occasioni, non si faceva tanti scrupoli: proprio |n questa Messa sono almeno parti- che sono troppo docu mentate le origini e la desti naZj0ne del lavoro, per un so- sei i ripescamenti di vecchi pezzi estratti dai suoi riboccanti cassetti di infaticabile compositore. E tuttavia, a vrano cattolico, un po' di orecchio e di sensibilità dovrebbero ben far sentire che Bach si trova qui in altra disposizione di quando scrive Cantate e Passioni per il culto riformato. La liturgia luterà-1 na faceva di tutto per tirare | Iddio vicino all'uomo: si rivolgeva al singolo individuo a rimproverargli i suoi peccati, a mostrargli le sue colpe e i suoi doveri, a fargli vedere | come proprio per lui Cristo fosse sceso in terra a patire la crocifissione, e di questa tragica fine, come di tutta la parabola della sua vita terre na. cercava di dare al fedele un'immagine veristica, pateti camente commossa ed lima namente solidale. I-a Messa cattolica è assai meno confi denziale: è un atto ufficiale di liturgia, avvolto di alte signi ficazioni simboliche. Come si | suol dire, il culto cattolico è j più oggettivo; quello riforma| to, più soggettivo. L'uso stesI so del volgare nelle Cantate e Passioni è un atto di confidenza, dettato dal desiderio di avvicinare Dio all'uomo. Il latino Bach lo conosceva benissimo, ma era per lui una lingua morta, assai più di i quanto lo sia — o lo fosse allora — per i cattolici. Si può quasi avanzare ch'esso si pre sentasse a lui in modo non molto diverso da come si presentò a Strawinsky quando questi lo scelse per VOedipus rei: quasi come un diaframma filologico tra l'artista e la materia passionale dell'opera. Di qui quel tono alto, so vranamente impersonale in cui consiste la personalità della Messa in confronto alle Passioni. Di qui anche — e pur ammettendo magari in ; Bach una certa intenzione i ecumenica di superamento I delle Chiese separate — certe stranezze come quella di into ; nare le severe ed astratte pa I role deH'«unam sanctam ca- ,. lhoVcam et apostolica™ ce ' clesiam» su un dolce ritmo cuUante eli siciliana Che ci | r°sse UP '"distinta Jn^™on_e di collocazione geografica, quasi a indicare che la «ca tholica ecclesia» era un affare di meridionali, di «Wàlsche». di «sudliches Land», con tutte le pericolose e corruttrici attrattive che i nordici sogliono attribuire al Bel Paese? Non si finirebbe mai di strologare sugli aspetti for mali ed espressivi della Mes sa. sulle alternative di raccoglimento («Et incarnatus»), di lutto (il «Crucifixus») e di strepitosa gioia dell'anima i(«Et resurrexit»), sempre custodite sotto quel comun de i t>ominatore di sovrana 1 """" Aimttu**ata «ito», e un ! j5000 distaccata altezza. E 'tempo invece dl 0CCUParci dell'esecuzione, alla quale il | maestro Wilf ried Boettcher ha dedicato cure infinite e sa ! gaci, fondendo in omogenea 1 efficienza le forze a sua disposizione e regolando l'inter pretazione generale su un pia IK) prevalente di calma solen ! riìtìi. - n coro è u Rraml[, protaRo a nisla della Messa e ^ t,ue - sfanno ci siamo lagnati per - : lo scarso jmpieK0 del coro -, della Rai, benei c|uesta voita n ne abbiamo avuto doppia, tri - plu razione> e. quel che più o ' contai di grande quaiita: vera i mentt. questo coro puale ra - Veva tirato su Maghini e qua -1 le oggi Io guida SUperbamente - ; f^vìo Angius. ha poco da in -! vjdiare ._ direi niente _ ^ -] piu Brandi complessi anche n | stranieri. In confronto alla i o i - i e l - sua splendente prestazione sono sembrati un po' in om bra i solisti, che del resto in ombra, un poco, devono re stare per la struttura stessa del lavoro: il soprano Elisa beih Speiser (cioè la gentile Pamina del recente Flauto ma gico al Regio).il mezzosopra no Julia Hamari, di gran lun ga li migliore, il tenore John Stewart (il cartellone della stagione prometteva Werner Hollwegl, il baritono William Workman e il basso Marius Rintzler, i quali si sono spar titi le due arie del «Quoniam tu solus» e di «Et in spiritum sanctum», generalmente asse a l ol na- , m-1tleI ,foro e Rli (f™ e | (>uali vunno «palati anche e|^e^L0i^!™^ì L^witf^ t Un pubblico abbastanza nu meroso ha festeggiato lunga mente il direttore, il maestro l o. n ao, i. ti in funzione quasi solistica di stmmentì «obbligati» nelle arie), le masse corali ed orchestrali che hanno dato vita a questo momento culmìnan te della stagione sinfonica Massimo Mila