Il Vaticano lascia la dc? di Stefano Reggiani

Il Vaticano lascia la dc? COME RIFONDARE ROMA COL NUOVO SINDACO Il Vaticano lascia la dc? Di fronte alle amministrative, il mondo ecclesiastico si presenta diviso - Una parte punta risolutamente sulla de - Altri, in gran segreto, pensano a una "lista civica" di cattolici democratici non compromessi con il malgoverno del Campidoglio ( Dal nostro inviato speciale) Koma, aprile. // cardinal Potetti, vicario del Papa per la diocesi di Roma, ha appena finito di pronunciare l'omelia del Gio pedi Santo neU'arcibasilica di San Giovanni in Latera- no. Nell'atmosfera solenne, dentro il rituale sontuoso, al clero romano in cotta bianca, ai vescovi ausiliari e delegati, alle suore, ai ledeli ha ripetuto la sua pre. f « _ occupazione per « questa nostra cara città » che potrebbe cambiare gestione politica e « assumere un'espressione » opposta alla sua « missione cattolica ». Potetti non sta bene di salute, è affaticato, il suo segretario nega qualsiasi colloquio sulla cara città che noi siamo venuti a interrogare in un momento forse storico. Sia rossa, laica, sa era, democristiana, molti tengono ormai per certa una cosa: Roma dev'essere rifon data per scontare le sue colpe e i nostri errori. Il termine, rubato agli amici di Zaccagnini. ci pare più adatto a una città che a un partito. L'osservatorio del Vaticano ci sembra, per una prima visione prospettica, un luogo, adesso, contro sua voglia, privilegiato. Anche il luogo delle prime sorprese, delle più delicate decisioni. Due tentazioni politiche, due indirizzi pastorali si confrontano in questi giorni di crisi e di dibattito preelettorale. Dall'irrigidimento di Potetti (nessun dialogo con i marxisti) alle caute aperture del vescovo ausiliare monsignor Riva (subito negate i c'è posto per una : serie di proposte e di piani operativi, anche i più radicali. La posta in gioco è Ro- i ma. nella quale, come ha ' detto il Papa nella parrocchia della Garbatella una settimana fa. « la Chiesa trova il suo centro morale, sociale, organizzativo, ecclesiale, il suo cuore insomma. Roma è il cuore dell'umanità cristiana, dal Giappone all'Argentina ». Il progetto più segreto e clamoroso (ancora in fase di studio, ancora passibile di precipitose smentite) riguarda la de capitolina: il Vaticano per scongiurare la sconfitta democristiana nella città e jallontanare l'imbarazzo di juna giunta comunista, potrebbe ripetere, ma nel segno opposto, il tentativo di x lista civica » che chiese a don Sturzo nel 1952. Una lista nuova L'ipotesi, che viene soste- nuta con particolare calore dagli elementi progressisti del Vicariato, è quella di una lista di candidati al Comune di Roma che. priva del contrassegno della de. raccolga i cattolici democratici. Potrebbe capeggiarla il professo - Scoppola, direttore della rivista II Mulino e docente dì storia contemporanea all'Università di Roma. Una lista appoggiata dal Vaticano non in alternativa, ma in sostituzione di quella de. Sarebbe l'unico modo, si dice, per risanare alla ba- se il gruppo dirigente roma- no. Il partito nella capitale è un bunker a maggioranza doroteoandreottiana. con poche feritoie per i franchi tiratori, guardato a vista dai "~ ' signori delle tessere, da uomini abili e spregiudicati come Petrucci. Che arma potrebbe aprire una vasta breccia nella fortezza de? Solo una Usta nuova appoggiata dal Vaticano. Come reagirebbe la de all'invito a confluire con uomini nuovi in una lista unitaria di cattolici democratici? Forse con un pentimento generale e un rinnovamento di fondo della sua lista, per ottenere l'approvazione della Santa Sede. Se il progetto della lista civica < « solo un'i- Siltdcrpotesi di lavoro, un piano j di emergenza») farà passi j avanti con l'evolversi della crisi, creerà un precedente di eccezionale rilievo e di incalcolabili conseguenze per l'elettorato cattolico e per la de che gioca alla bilancia tra Zaccagnini e Fanfani. tra nuovi slogan e vecchie formule. Per questo il Vicariato è I stretto nel riserbo più in¬ quieto, scosso da opposte li nec di azione, fermo ufficiai mente al rifiuto del dialogo proclamato da Potetti. Come dire: « Noi vi diamo le indicazioni di principio, traggano gli elettori cattolici le loro conseguenze, soprattutto per la cara città di Roma». Monsignor Riva esclama: « Ho già parlato fin troppo. Forse tocca ad altri prendersi le proprie responsabilità ». ! E confessa sorridendo: « Ho promesso al cardinal Polet \ ti di osservare un periodo csslgldm i di silenzio ». Monsignor Sa I ({mei, i-escoi-o delegato per la pastorale, pupillo di Poletti, osserva: « Qualunque affermazione in questo mo- \ mento avrebbe un significato ! politico che noi non vogliamo darle ». E' comprensibile che si attendano gli sviluppi della situazione politica e la definizione delle amministrative nella capitale. Tuttavia padre Sorge, direttore di Civiltà cattolica, considerato portavoce dei progressisti, ammette che c'è un forte progetto allo studio e che egli ha incominciato una serie di incontri ad alto livello. Ne parlerà alla fine, quando sarà sicuro del risultato positivo o del fallimento. L'impressione è che sul problema di Roma i duri, gli intransigenti, t falchi stiano perdendo il braccio di ferro, ma si sa che in questi esercizi i più generosi sono spesso i più vulnerabili, anche a un passo dalla vittoria. Guardiamo il quadro dei rapporti RomaVaticano secondo le informazioni raccolte negli ambienti diocesani (sette vescovi, oltre Potetti). Da una parte c'è il Vicariato (in un'altra città si direbbe la Curia), con una delicata commistione di intransigenti e dialoganti. Dall'altra parte c'è il Papa M< stanco, debole, ma lucidissimo»;, vescovo di Roma. A far da tramite fra titolare e vicario c'è la Segreteria di Stato, dove finora sul tema di Roma ha avuto il sopravvento l'inflessibilità di monsignor Benelli. sostituto segretario. Fisicamente e idealmente ci centro dei contrasti, il cardinal Poletti. che per suo conto sarebbe un moderato i « un doroteo nel senso migliore»/, ma deve mostrarsi poco conciliante per tener testa a Benelli e per scontare l'imprudenza commessa due anni fa di organizzare un convegno sui ma e l . e o 8 i i i | ti di Roma, che si distinse i per chiarezza e impietosita di inalisi La Segreteria di I Stato, che non era stata informata, non perdonò mai l'iniziativa (che pure Potetti aveva ereditato dal cardinale Dell'Acqua) tenuta come una offesa al caratte- re intangibile di Roma. Il I controllo della Segreteria sul Vicariato è sempre stretto, il Altro verso Paolo VI talvolta è impenetrabile. Quando si disse che monsignor Riva, il più progressista dei vescovi ausiliari, aveva avuto un contatto con il pei sul tema dell'aborto l'Osservatore Romano smentì con un corsivo in cui gli esperti riconobbero lo stile di monsignor Benelli. Che farà il pei Tuttavia qualcosa si muove a favore dei vescovi più battaglieri e degli uomini come padre Sorge e il professor Scoppola. Il segretario di Stato monsignor Villot avrebbe deciso con mons. Casaroll che il problema di Roma rientra direttamente nella politica estera della Chiesa e starebbe tentando con dolcezza francese di farlo suo, togliendolo a Benelli. Forse in Vaticano si sono resi conto che Roma non si governa senza una larga coalizione di forze: le pressioni sulla de non mirerebbero solo al suo totale rinnovamento ma. in pro¬ spetttiva. ad una collabora- zione in Campidoglio con tutti i partiti costituzionali. Del resto, si osserva, l'attuale giunta monocolore di minoranza in Comune si regge di fatto sul voto delle opposizioni e realizza un indolore compromesso storico, mentre preme alle spalle l'esempio della Regione dove la sola de ha rinunciato a un patto di governo. Il più rispettoso delle lacerazioni interne della Santa Sede appare il pei. Un gentiluomo d'estrazione cattolico ■ liberale, Raimondo Manzini, direttore dell'Osservatore Romano, riflette con mestizia che « oggi gli attacchi più velenosi al Vaticano e al Papato vengono dai laici, dai radicali, in un rigurgito di anticlericalismo ». Se questo è vero « in che condizioni si trova un cattolico che non voglia votare per la de? ». Manca infatti, dice Manzini, « un grande partito moderato che offra una valida alternativa». Quanto agli interessi temporali della Santa Sede a Roma, gli esperti ritengono che si siano allentati o addirittura siano caduti del tutto. I capitali vaticani che una volta erano nell'Immobiliare, adesso sono emigrati in Canada e Usa. la speculazione ancora possib'le sulle aree di proprietà religiosa è ridotta all'osso, dopo la grande gara delle Congregazioni a costruire collegi e case generalizie. La sede della Regione Lazio, per esempio, apparteneva ai \ \ padri scalabrinlani ormai decisi al decentramento e alla ricerca di vocazioni in luoghi lontani. L'edificio, fresco di fabbrica, è stato venduto con un forte giro di milioni. Riflette dom Franzoni. l'ex abate di San Paolo, che è uno dei più noti preti del dialogo: « Alla fine, che cosa vuol dire che Roma è una città sacra? Gesù ha insegnato che ogni uomo è un tempio e che non ci sono luoghi privilegiati. Certo, rispetto la tradizione di secoli; ma vorrei che servisse per un impegno più diretto in favore dei poveri. L'importante è che il Vaticano non imposti un confronto j elettorale sulla crociata contro l'aborto dimenticando gli altri problemi. A Roma, gran parte delle Istituzioni assistenziali e sanitarie sono in mano alla Chiesa. Ecco un'occasione per collaborare con gli enti locali, mettendo a frutto un grande patrimonio. Non si è fatto cosi nel territori dell'Africa dopo la decolonizzazione? ». Scatole cinesi Continui il riserbo, si faccia la Usta civica, vincano I sostenitori dello scontro o del dialogo, è chiaro che la politica del Vaticano verso Roma è oggi forzatamente come una serie di scatole cinesi. Fuori c'è la difesa della gestione democristiano fTOsservatore ha pubblicato vari articoli in favore delle realizzazioni di Roma sotto la de): una scatola più dentro, c'è il tentativo di rinnovare radicalmente la de e di affidarsi ai cattolici democratici: in una terza scatola, c'è la grande coalizione amministrativa per non isolare i democristiani in una condizione minoritaria, ti che non sanno tenere »; in una quarta scatola c'è il contatto con le forze di sinistra, la ricerca del male minore, il regime delle guarentigie, la revisione attenta del Concordato. Sono tante scatole, bisogna vedere se le elezioni potranno romperle tutte. Stefano Reggiani j