Incettano bimbi da vendere nel Sud fra miseria e tabù di Francesco Fornari

Incettano bimbi da vendere nel Sud fra miseria e tabù I due nuovi "casi,, scoperti alla Spezia Incettano bimbi da vendere nel Sud fra miseria e tabù In Irpinia e in Sicilia una organizzazione specula sulla povertà, l'ignoranza e la paura di molte ragazze-madri - Gli emissari offrono i neonati a coppie di coniugi set* tentrionali che non hanno ottenuto (da un tribunale, legalmente) di adottarne uno (Dal nostro inviato speciale) La Spezia, 16 aprile. Adesso in Italia si vendono anche i bambini. A dire il vero questo « mercato » funzionerebbe già da molto tempo: di recente, però, il velo di omertà che lo circondava si è squarciato. Sono venuti alla luce alcuni casi (almeno tre finora accertati) di compravendita di bambini: uno di due anni venduto da una coppia di zingari a due coniugi di Casoria. un altro di pochi mesi ceduto ad una famiglia di Cava dei Tirreni, un terzo ad una coppia di Genova. Negli ultimi due casi si tratta di neonati venuti alla luce nell'ospedale di Nocera Inferiore, che si trova adesso al centro delle indagini perché gli inquirenti sospettano che nella città campana esista un vero racket dei neonati con ramificazioni in tutte le città italiane, specialmente nel Settentrione considerato il miglior mercato. Il prezzo di un bambino (non fa differenza se ha due anni o pochi mesi) si aggira sul milione. Che esista una vera organizzazione, non soltanto in grado di « procurare » i neonati ma anche di reperire gli acquirenti, lo dimostrano due episodi avvenuti di recente a La Spezia. Due coppie di anziani coniugi, che avevano fatto domanda per ottenere l'adozione di un bimbo (respinta da] tribunale proprio per la loro età avanzata), sono state avvicinate nei giorni scorsi da alcuni individui che gli hanno proposto l'acquisto di un neonato. Offrivano ottime « garanzie » (bimbi belli, nati da genitori sani), riservatezza assoluta, massima rapidità. Tutto in cambio di un milione da versare all'atto della « consegna ». Polizia e magistratura, informati dai coniugi che erano stati avvicinati dal « venditori », hanno iniziato le mela» gini. Si sospetta che della banda faccia parte qualcuno in grado di conoscere i nominativi delle famiglie che hanno presentato richiesta di adozione al tribunale dei minorenni. Infatti gli emissari dell'organizzazione sono andati a colpo sicuro. Nocera, cittadina dell'agro salernitano, dove ancora oggi la parola aborto è tabù e ci sono più di 30 mila disoccupati che tirano l'anima con I i denti, sarebbe il maggiore centro di vendita di questo incredibile e turpe mercato. In tutti e tre i casi venuti alla luce, la base di partenza è stato l'ospedale di Nocera. Si è cominciato con Michele, venduto per un milione e centomila lire: duecentomila in contanti, il resto a rate. Poi è seguito Carmelo, il neonato venduto ai coniugi genovesi. Costo: un milione tondo. La vera madre, Anna, vive a Genova, ma ò nativa di Nocera. Non è sposata: quando si è accorta di essere incinta è tornata di corsa al paese natale. Per chiedere consiglio. Qualcuno si è subito preso cura di lei: nessun problema, poteva starsene tranquilla a Genova, lontano dagli occhi dei parenti e degli amici. La maternità doveva proseguire regolarmente: soltanto alla line sarebbe dovuta tornare, di nascosto, a Nocera. Da quel momento « persone si sarebbero date da fare per aiutarla ». Il 23 gennaio, nell'ospedale di Nocera, Anna è diventata madre di un bel bambino, Carmelo. Forse l'ha visto per un attimo, oppure no. Qualcuno aveva già preso contatto con i « compratori », l coniugi di Genova: una coppia senza figli desiderosa di adottarne imo. Le trattative sono andate avanti senza intoppi. Meno di un mese dopo Carmelo è arrivato nella casa dei nuovi genitori, la mamma ha intascato 800 mila lire (il prezzo della vergogna), 200 mila sono rimaste nelle mani degli intermediari. Il nuovo padre in seguito ha « le galizzato » l'acquisto del bimbo denunciandolo allo stato civile come figlio suo e di madre ignota. Cosi rischia di •.•ssere incriminato per « alterazione dello stato civile », o quanto meno per falsa dichiarazione. Il terzo caso coinvolge una ragazza madre di Messina ( 26 anni, paura dello scandalo) ed il suo piccino, Ugo, finito nella casa di una coppia di Cava dei Tirreni, piccolo centro a I quattro chilometri da Nocera nel cui ospedale, guar-da caso, la sventurata madre siciliana era stata consiglia- ta a recarsi per il parto. Quanto è costato Ugo? Ancora non si conosce il prezzo pagato (sembra che la cifra si aggiri anche in questo caso sul milione), imi la versi madre è stata tagliata fuori dall'alfare. A lei non è toccato neppure un soldo, tutto è Anito nelle tasche degli intermediari. coinvolte in questo infame mercato? Ostetriche, infer- miere, puerpere, sensn'i. u- scieri: chi più ne ha. più ne ; metta. In questi casi l'omer-1 tà è legge. Certo i responsabili devono essere parecchi. Nella vicenda di Carmelo è stata scoperta la donna che ha fatto da mediatrice fra la madre ed i « clienti ». Una certa Maria abitante a Nocera Inferiore. Ma gli inquirenti sono quasi certi che si tratti soltanto di uno degli anelli della catena, il meno importante. Le indagini si presentano diffìcili: chi è stato a scoprire che i coniugi di Genova ave- vano presentato richiesta di adozione al tribunale, fatto che avevano tenuto segreto anche agli amici più intimi, quasi vergognandosene? Eppure qualcuno è riuscito a saperlo ed ha foinito l'informazione ai complici. La stessa cosa si è ripetuta I adesso a La Spezia: quei coniugi che sono stati avvici- nati dagli emissari della ban-1 da che offrivano in vendita dei bambini, non avevano mai confidato ad altri la loro intenzione di adottarne uno. Eppure i « venditori » ne erano al corrente, anzi, sape- vano addirittura che la loro i richiesta era stati respinta ' è mai saputo nulla? Il mercato dei bimbi al Sud è sempre esistito, affermano gli studiosi dei problemi meridionali. Affonda le proprie radici nella miseria, nell'ignoranza, nella paura, nelle condizioni di vita di queste popolazioni, eternamente blandite da molte promesse alla vigilia delle elezioni, ogni volta che qualche uomo po- dal tribunale. Tre episodi sono stati sco-1 perti. Ma di quanti non si \ litico locale doveva assicurarsi un certo suffragio, e dimenticate subito dopo, fino alla prossima tornata elettorale. Negli sperduti villaggi dell'Irpinia, fra le baracche della valle del Belice, le ragazze madri non mancano: è un fenomeno che si registra anche nelle città industriali del Nord, ma là è più dramma- tico, perché certi tabù sono duri a morire e l'« onore » è ancora una cosa sacra. Ed ecco allora comparire gli sfruttatori, quelli che speculano sulla miseria, l'ignoran- za, la gente. paura della povera Due possibilità vengono of- ferte a queste povere donne: l'aborto o la « vendita » del figlio. La prima è severamente condannata dalla Chiesa, la seconda pure, ma sembra con qualche riserva. Il teologo padre Gino Concetti in un articolo suH'O.sseruntore Romano dedicato ai casi di compravendita di bambini, ricordando che « le leggi positive vietano con ragione la "cessione" di bimbi da privati a privati, in qualunque modo effettuata ». afferma che l'adozione dei bambini « potrebbe essere considerata un'alternativa valida al dramma dell'aborto ». e sostiene che « dovrebbe almeno prendersi in seria considerazione la richiesta di coppie disposte ad adottare un figlio ». Nell'attesa, ragazze madri come la ventiseienne di Messina accettano ringraziando l'aiuto di chi vende il loro figlio (intascando i quattrini del turpe mercato) perché le ha « liberate » dallr vergogna. Francesco Fornari

Persone citate: Gino Concetti, Nocera